Foto © 2019 Luca A. d’Agostino / Phocus Agency

Melancholia è un film di Lars von Trier del 2011, racconta in modo onirico e apocalittico della festa di matrimonio di Justine mentre l’enorme pianeta Melancholia sta per entrare in rotta collisione con la terra. L’umanità è messa di fronte ai suoi ultimi giorni e non riesce ad accettarlo. La protagonista è tormentata dal classico dilemma esistenziale: rassegnarsi alla disperazione o continuare, nonostante tutto, a guardare al futuro con fiducia e in modo costruttivo. Il regista, dotato di uno sguardo decisamente pessimista, sceglie la prima opzione e comincia la propria narrazione con una magnifica tragica sequenza da cupio dissolvi supportata dall’overture del Tristan und Isolde di Wagner.

The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1975) di David Bowie è uno dei capolavori assoluti del rock e racconta di una distopia fantascientifica in cui gli alieni annunciano, attraverso il cantante Ziggy, che al pianeta terra mancano solo cinque anni prima di collassare.

Pushing thru the market square / So many mothers singhing / News had just come over / We had five years left to cry in (Five Years).

Gli araldi stellari Danalogue, Betamax e King Shabaka si sono presentati sul palco di Jazz&Wine of Peace annunciando che quella che suonano è la colonna sonora di una festa in un mondo sull’orlo della catastrofe; la cometa che colpirà la terra sta arrivando e niente sarà mai più come prima. Pubblicato su www.thecometiscoming.co.uk il loro manifesto musicale recita:

The Comet is coming to destroy illusions, it will manifest new realities, perceptions, levels of awareness and abilitiess to coexist; it is a musical expression forged in the deep mystery. It is the overcoming of fear, the embracing of chaos, the peripheral sight that we might summon the fire. Throught the trascendent experience of music we reconnect with the energy of the Lifeforce in hope of manifesting higher realities in new constructs. Because the end is only realy the beginning Trust in the Lifeforce of the Deep Mystery.

La cometa sta arrivando per distruggere le illusioni, renderà manifeste nuove realtà, percezioni, livelli di consapevolezza e capacità di coesistenza; è un’espressione musicale forgiata nelle profondità del Mistero. E’ il superamento della paura, la vista periferica che utilizziamo per evocare il fuoco. Attraverso la trascendente esperienza della musica ci riconnettiamo con l’energia della forza vitale nella speranza di manifestare più elevate realtà e nuovi costrutti. Perché la fine è in realtà l’inizio. Crediamo nella forza vitale del Mistero Profondo.

Gli spettatori presenti al concerto dei tre Joker Cosmici al teatro comunale di Cormòns hanno potuto rendersi conto che tutta questa prosopopea, enfatica, apocalittica, escatologica da Finedimondo non è per niente una fanfaronata. L’orgia sonora che gli alieni londinesi hanno proposto, promuovendo il loro ultimo lavoro Trust in the Lifeforce of the Deep Mystery, è davvero un’evocazione delle forze cosmiche, una disturbante danse macabre, una liturgia della catastrofe che ha pochi paragoni nella musica contemporanea.

Davvero difficile definire il loro stile, il canone li vede fluttuare tra Nu Jazz, Funk Rock, psichedelia, elettronica, psich-prog, musica cosmica ma, in realtà, programmaticamente, il loro sound sfugge a tutte classificazioni.

Il loro è una sorta di Cyberpunk aggressivo, violento, graffiante, ruvido ed elettrico, distopico e siderale con venature metalliche. E’ una vibrazione nella forza che fa venire in mente allo stesso tempo le prove più estreme della musica dei Napalm Death, le oscure iperboli urbane di John Zorn, l’ossessiva perizia decostruttiva dei Faust, le improvvisazioni anarchiche degli Amon Düül, il suono ossificato di Anthony Braxton, fino alla ferocia industriale degli Einsturzende Neubauten, e ancora Sun Ra, Pharoah Sanders, Karl Heinz Stockhausen ecc. Naturalmente, c’è molto altro anche se non è detto che gli apocalittici cosmonauti abbiano la piena consapevolezza di continuare a percorrere, in modo del tutto innovativo, un solco tracciato da altri.

Il loro sound appare come un disturbo elettronico ipnotico e ossessivo, parossistico; è un approccio alla musica del tutto dissacrante, oltraggioso e violento, tanto che alcuni spettatori meno inclini alla trasgressione, dopo pochi minuti, di ritmi ossessivi e forsennati, hanno pensato che avrebbero potuto vivere benissimo anche senza il maleficio dell’incombente Cometa, abbandonando infastiditi il teatro. Non sanno cosa si sono persi.

– Divinità lisergica della musica sintetica, noi ti preghiamo, perdonali perché non sanno quello che hanno fatto –

Il concerto della Cometa è un’esperienza fisica immersiva e straordinaria che mette a dura prova l’orecchio meno esperto e turba nel profondo chi non ha la volontà di superare i propri limiti e pregiudizi in campo musicale.

Certo, la loro performance ha un devastante impatto sonoro. Dan Leavers aka Danalogue The Conqueror tormenta e pesta i tasti del suo sintetizzatore analogico Roland Juno-60, forzando oscilloscopi digitali, generatori di sequenze e sonorità valvolari di inaudita potenza, evocativi e teurgici; un’autentica scarica di adrenalina direttamente nel cuore.

Matt Hallex aka Betamax Killer alla batteria sfodera un drumming legnoso, muscolare e post rock che risponde a dinamiche ritmiche completamente slegate da ogni convenzionale rapporto armonico. Molto spesso, mentre lui appare rapito da una completa trance agonistica, la sua percussività sembra trasformarsi in puro Blast Beat da metal estremo con tempi metronomici inauditi in una distorta alternanza tra gran cassa e rullante.

King Shabaka Hutchings al sassofono tenore, dimostra di essere più impostato musicalmente in senso classico, esibendo una padronanza tecnica dello strumento solida e in qualche modo tradizionale con evidenti rimandi a quello che ormai può essere considerato un canone per la famiglia degli aerofoni ad ancia semplice e che va da John Coltrane passando per Ornette Coleman, fino a John Zorn. Le frasi brevi e martellanti sparate dal suo strumento sono ruvide, aspre e acide, sono legate le une alle altre da una rabbiosa ispirazione che sembra eruttare dalle viscere di un vulcano in un flusso magmatico inarrestabile.

Nel finale, chiamato sotto il palco da Danalogue the Conqueror, al motto di “Life is short”, il pubblico dei più giovani e, ahimè, anche quello dei “non più”, si è scatenato in una danza tribale proprio come se non ci fosse un domani

Un dialogo del film Melancholia dice:

– Ho molta paura di quello schifo di pianeta (Gli scienziati) dicono che ci colpirà.

– Non dicono questo, non è affatto vero! Non gli scienziati seri. Certo i profeti di sventura lo scrivono per attirare l’attenzione, ma gli scienziati seri sono concordi su un punto: Melancholia passerà esattamente davanti a noi e non ci sarà mai spettacolo più straordinario!

Allo stesso modo, ancora oggi, ci sono molte persone che, nonostante le evidenze scientifiche più inappuntabili, continuano a negare la catastrofe del cambiamento climatico su scala globale. Non vogliono credere che certi fenomeni sono ormai quasi del tutto fuori controllo. Il macabro party per la catastrofe finale potrebbe essere già cominciato senza che ce ne rendessimo conto e ormai è troppo tardi per disdire. Non ci resta che prepararci per l’ultimo giro di valzer in salsa punk jazz, perciò, attenti!… The Comet is Coming!

Flaviano Bosco per instArt

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