Il tempo atmosferico non è stato per niente clemente con la manifestazione voluta dal Circolo culturale di Chiarisacco con alla testa il prode, autoctono fotografo Luca d’Agostino. La felice intenzione era quella di far suonare tutta la piccola frazione che aveva aperto le proprie strade e i propri cortile ai tanti musicisti che avrebbero allietato l’intera giornata. La manifestazione è stata pensata, voluta e realizzata in ricordo dello scomparso Giorgio Del Bianco. Non è stato possibile realizzata nei modi dovuti ma non tutto è andato perduto, anzi è vero il contrario.

Poco male, in realtà, la serie di concerti e la festa paesana sarà ripetuta in altre occasioni. Irripetibili, al contrario, i due concerti che prudenzialmente sono stati spostati nella capiente Sala conferenze di Villa Dora di San Giorgio di Nogaro.

ore 19,00: I Modium

Primi a salire sul palcoscenico (si fa per dire) sono stati I Modium, un raffinato e promettente gruppo prog della bassa friulana che ha presentato la propria prima interessante incisione. A differenza di quanto indichi l’ironico nome del gruppo e il divertente logo, la loro musica c’entra molto poco con i problemi intestinali. Quello che hanno eseguito in concerto è un convincente, piacevole rock progressivo nella sua attitudine, tutta italiana, tradizionalmente più melodica e sognante.

Tutti i brani che hanno eseguito sono composizioni originali e provengono dal loro primo compact disc. L’ispirazione è dichiaratamente la musica di gruppi come Le Orme, la PFM, il Banco del MS e le sonorità di quella meravigliosa stagione del Rock nostrano. La splendida voce di Silvio Frausin, fin troppo impostata ma decisamente all’altezza della sua funzione, sembra a tratti modularsi su quella del compianto Francesco di Giacomo anche se, naturalmente, i melismi del cantante del Banco restano assolutamente inarrivabili per chiunque.

A far ripensare al suono di un intera epoca le tastiere “analogiche” e valvolari dell’ottimo Alessandro Filippo. Com’è ormai universalmente riconosciuto senza il suono Moog non sarebbe esistita la musica progressiva e I Modium non hanno bisogno di farselo ripetere. Nella loro musica è evidente una riflessione profonda e un’attenta abitudine all’ascolto dei capisaldi del genere dai King Crimson, ai Genesis fino agli alfieri prog della musica italiana che già ricordavamo.

Se una critica è possibile sta nel fatto che, tra le varie opzioni possibili, hanno scelto quella della forma canzone che, a volte, mal s’attaglia a quelle splendide composizioni tutte, salvo una, del geometrico bassista Gianni Regeni anche membro attivo dell’associazione Culturale Demetrio Stratos e non pare serva aggiungere molto altro per quanto riguarda interessi ed ascendenze. Le morbide tessiture melodiche che il gruppo sa perfettamente intessere sembrano a volte sacrificate in un minutaggio troppo risicato; l’ensemble ha l’attitudine e la tecnica necessaria per impegnarsi in più dilatate suite che rendano giustizia alle ottime suggestioni che sanno creare.

Una parola merita di essere spesa anche su Michele Serravalle batterista solido ed esperto, forse appena trattenuto ma capace e preciso. Non può mancare un rigo anche per il chitarrista Elvio Tavian ispirato e pulito nei matematici assolo. Degni di riguardo i testi, alcuni di Carlo Scala, enigmatici e sospesi che rimandano alle atmosfere della narrativa d’anticipazione e al cinema di fantascienza, com’è canonico per il genere. Il concerto e l’album da cui deriva sono del tutto convincenti e coinvolgenti anche se l’acustica della sala di villa Dora non si è rivelata all’altezza e non gli ha reso giustizia.

ore 21,00: Patrizio Fariselli

Cosa resta della grande stagione della musica progressiva italiana della prima ora? A parte i cascami di alcune nostalgiche reinterpretazioni e i fuochi fatui di un fiacco geriatrico revival, di certo rimangono attivi alcuni straordinari musicisti che hanno proseguito imperterriti la loro ricerca nel corso di tutti questi anni. Senza dubbio Patrizio Fariselli, anima degli Area International Popolar group fa parte di quell’eletta schiera. Tutta la sua carriera artistica, che copre ormai cinque decenni, è cresciuta nel solco della ricerca e della sperimentazione, senza contare l’impegno civile e politico libertario che sono sempre stati inscindibili dalla sua arte. A quarant’anni dalla scomparsa di Demetrio Stratos, che di quella stagione è stato simbolo e paladino, Fariselli continua a mettersi alla prova sempre al di fuori d’ogni possibile contesto biecamente commerciale.

E’ davvero molto piacevole poterlo ascoltare in un contesto del tutto intimo, anticonvenzionale e quasi familiare come quello di Villa Dora. Nella sala gremita di pubblico, ma pur sempre di dimensioni ridotte e raccolte, è stato possibile ascoltare, senza filtri di sorta, tutta l’abilità e il calore del suo pianismo meditato e librato che si dilata, respira e che inevitabilmente, in alcuni momenti, ricorda Keith Jarrett, anche se di certo i suoi timbri sono meno erratici, seriosi e in definitiva più liberi da schemi e paludamenti. Il pianoforte di Fariselli è gioioso, ha sempre una gran voglia di cantare e di sparare a mitraglia.

Il pianista di Cesenatico ha una verve tutta romagnola e sul palcoscenico è affabile e chiacchierone, sa creare un ottimo dialogo con il pubblico che avverte immediatamente e si sintonizza sulla sua empatia. Dopo aver eseguito a freddo un primo brano dal repertorio storico degli Area ha ricordato le prime volte in cui ha suonato in Friuli e quanto gli faccia piacere ritornarci di tanto in tanto. Fariselli, figlio d’arte, ha iniziato la propria carriera nell’orchestra di famiglia piuttosto famosa all’epoca nel giro del ballo liscio.

L’Orchestra spettacolo Terzo Fariselli calcò a lungo i palcoscenici delle più importanti balere d’Italia isole comprese. Ricorda che giovanissimo suonò la prima volta in Friuli alla prima edizione del Festival della canzone friulana nel 1959. La situazione in seguito si fece più istituzionale quando dovette fare il militare al confine nord orientale, schierato inutilmente insieme ad altri migliaia contro la pretestuosa minaccia comunista dell’agente Orange. La serata dal punto di vista astromomico si presentava con congiunzioni del tutto particolari sulla stessa linea d’orizzonte si trovavano la Luna, Giove e Antares in congiunzione. Proprio per questo il brano Cometa rossa riarrangiato, disseminato, decostruito e “massacrato” dice Fariselli, suonava di siderale bellezza ancora più del solito.

Stupendo e immaginifico il brano Danza del labirinto un 5/4 lento ispirato ad una danza popolare greca che contiene antichissime reminiscenze della civiltà minoica e riferimenti al labirinto di Cnosso e ad alcune danze orgiastiche di carattere divinatorio. Quasi come una memoria, riaffiora sotto le dita del pianista la struggente Blackbird dei Beatles tanto per ricordare a tutti la levatura del pop di un tempo.

Ancora più indietro, precipitando a ritroso come in un sogno agitato il pianista ha condotto il suo pubblico di fronte ad una stele funeraria del II secolo a.C. ritrovata alla fine dell’800 in Anatolia. Le iscrizioni riportano uno dei più antichi brani musicali completi che si conoscano: l’epitaffio di Seikilos (Sicilo), Fariselli, prima di eseguirne la melodia, ne ha recitato il testo cesellandolo con alcune divertenti considerazioni sul piacere in stile epicureo che si può saziare con poche olive ed un sorso d’acqua, misura che noi abbiamo del tutto perduto.

I versi sono questi: “Finchè vivi, mostrati al mondo, non affliggerti per niente: la vita dura poco. Il tempo esige infine il suo tributo”. Semplice ed essenziale ma prezioso nella sua saggezza che supera in un balzo il tempo e lo spazio, regalandoci un frammento di quelle esistenze inghiottite dai millenni che solo la musica è in grado di richiamare.

Il pianista, mai irruento e nemmeno didascalico o pedissequo, nei suoi arrangiamenti dedica un brano a Stratos nell’anniversario della morte e lo fa in modo arioso e allo stesso tempo ispirandosi ad una brezza, un tepore lieve e marino che, sulla pelle, svanisce e ritorna.

Esplodono poi le note levantine e sinuose di Luglio, Agosto, settembre nero che il pubblico segue modulando con la voce e il pianoforte dimostra di non aver dimenticato nemmeno gli eccessi timbrici, le disarmonie dell’avanguardia musicale italiana che ha visto Fariselli antropofago protagonista. Si scatena un ritmo forsennato sul celeberrimo tema che provoca un’incontenibile esplosione di fragorosi applausi con richiesta di bis. Patrizio Fariselli tornerà presto in regione per  Jazz & Wine of Peace di Cormons con il suo Area Open Project (il 26 ottobre, ore 11.00, Kulturni Dom di Nova Gorica), ghiotta occasione per i fan di ascoltare il nuovo capitolo della meravigliosa avventura della più innovativa band della musica italiana di sempre.

Il bis chiude la magnifica esibizione che ha alternato brani del repertorio storico degli Area a nuove composizioni, con il brano che a pugno chiuso alzato concludeva i concerti del gruppo nell’epoca Stratos. Il pubblico di Villa Dora che l’ha immediatamente riconosciuto, con il groppo in gola ed una felicità senza paragoni l’ha prima ritmato con lo schiocco delle dita, canticchiandolo poi al colmo della felicità per la magia scaturita, ancora una volta, dalle dita del Maestro: “Con il suono delle dita si combatte una battaglia che ci porta sulle strade della gente che sa amare” ed è stata come sempre tutta Gioia e Rivoluzione.

© Flaviano Bosco per instArt

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