Si è conclusa il 28 maggio, con un grande successo di pubblico, l’edizione 2023 di èStoria, il più grande festival italiano di storia nato diciannove anni fa a Gorizia. Decine di incontri in undici diversi luoghi della città per un festival nato allo scopo di avvicinare ai grandi temi della storiografia un pubblico il più ampio possibile. Il titolo della cinque giorni di incontri che ha animato il capoluogo isontino era: Donne. Pubblico ed esperti si sono incontrati per capire come è cambiato nei secoli il ruolo delle donne come si è evoluto l’universo femminile in  campo familiare così come politico, scientifico, artistico e sociale. Un festival che attira un pubblico sempre maggiore di appassionati, come testimonia l’entusiasmo con il quale è stata accolta la lectio del professore Alessandro Barbero, con centinaia di persone in fila già due ore prima dell’inizio della lezione al tenda Erodoto. Barbero, medievista professore all’Università del Piemonte Orientale racconta la storia come pochi e coinvolge un pubblico di tutte le età. Argomento della lezione di sabato 27 Giovanna D’Arco. Molti, moltissimi i giovani che hanno assiepato Piazza Cesare Battisti. Ecco il racconto di uno di loro.

Laura Fedrigo

Qual è il vero segreto del fenomeno Barbero? Perchè è di questo che si tratta. Basta guardarsi intorno, gettare uno sguardo sull’affollatissima platea del tendone di Piazza Cesare Battisti e oltre, sulla gente che si accalca ai lati per sentire qualche parola, sollevandosi sulle punte per cercare di vederlo, per rendersi conto che è oramai un fenomeno. Il professor Alessandro Barbero è una popstar a livello nazionale, che con le sue lectio attira folle come quella di ieri, eterogenee per età, estrazione sociale, preparazione scolastica. Attenzione, inizia. Si schiarisce la voce, gli applausi (interminabili anche all’arrivo) si placano. Si parte, silenzio straordinario. Inizia a raccontare di una giovane francese, appena diciassettenne, e del suo coraggio, della sua temerarietà. Quella ragazza è Giovanna D’Arco ed è pronta a riscrivere il destino del proprio Paese. Barbero spiega, cogliendo spesso citazioni dai propri appunti, come le sue gesta siano stupefacenti per qualsiasi tempo e non limitatamente al 1400: una donna alla testa di un esercito, che veste come un uomo, che dice di sentire la Voce di Dio, che convince il proprio sovrano di esserne una messaggera non si era mai visto, e mai più è accaduto. A metà della narrazione si toglie la giacca e resta solo in maniche di camicia. Eccolo Barbero. Con il suo entusiasmo e il suo trasporto traghetta il pubblico indietro nel tempo. Conosce e ha voglia, quasi bisogno di far conoscere.
Capita che ti guardi, ti fissi e sorrida. Con una mano gesticola, l’altra in tasca. E’ il carattere di un fuoriclasse della comunicazione che si destreggia nel racconto della Storia coinvolgendo chi lo ascolta. Riesce a fornire un’immagine non solo veritiera, ma anche credibile ed umana di una pioniera dell’indipendenza femminile. E allora sì che se lo merita, l’infinito applauso che chiude la lectio. Ha sforato con l’orario, ma nessuno se ne è accorto. Un’ora e venti passate in un soffio. Viene però da pensare al perchè, nonostante l’affluenza di pubblico sia sempre eccezionale, èStoria non si prodighi per trovare uno spazio più adatto (e capiente) per contenere la mole di audience che il professore attira durante queste occasioni.
                                                                                                                                                                            Giovanni F.

 

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