Mai come nel 2018 la fine dell’anno è stata così magica. Grazie al Rossetti che è riuscito a portare nel cuore della città uno spettacolo incantato come “Alis – Le cirque world’s top performers”, sul palco del Politeama dal 29 al 31 dicembre.

Già nella mattinata del 29 ci era stato possibile assistere a una ghiotta anteprima condita da un’interessante chiacchierata con Onofrio Colucci, artistic & cast director dello show, nella quale è stato più volte ribadito l’obiettivo principale dello spettacolo: emozionare, sorprendere, meravigliare e divertire il pubblico. Ed è esattamente ciò che succede già prima delle quasi due ore di spettacolo: all’ingresso in sala si viene infatti accolti da Pippo Crotti, comico del cast e maschera improvvisata che, tra una battuta e uno scherzo, si è divertito ad accompagnare diversi spettatori al proprio posto.

Come già anticipato dagli organizzatori, nonostante il nome dello spettacolo rimandi direttamente al celeberrimo “Alice nel paese delle meraviglie” non ci si è trovati davanti a una semplice trasposizione su palco del romanzo di Carroll. Ciò che “Alis” vuole catturare è piuttosto lo spirito di -appunto- meraviglia nel trovarsi di fronte a dei numeri di abilità così incredibili da risultare quasi irreali. A fare da mentore in questo viaggio nel sogno è lo stesso Colucci, che nei panni del maestro di cerimonia/Cappellaio Matto prende per mano il pubblico e sa coinvolgerlo in modo semplice eppure efficace: a inizio spettacolo facendo applaudire il pubblico “a sezioni”, e più tardi con un tenerissimo numero con una piccola zebra gonfiabile, al termine del quale è sceso in platea per regalare l’animale a una piccola spettatrice.

L’unico riferimento esplicito al romanzo di Carroll avviene proprio a inizio spettacolo, con Alis/Asia Tromler che incontra il Bianconiglio e nel seguirlo cade in un gigantesco cappello. Il Bianconiglio si rivela essere Ulziibuyan Mergen, contorsionista di origine mongola, a cui spetta l’onere/onore di rompere il ghiaccio con il primo numero, presentato in esclusiva mondiale.

Pur non seguendo la storia del romanzo, nei numeri successivi compaiono diversi personaggi inventati da Carroll, a mantenere un sottile trait d’union per le quasi due ore di spettacolo: ecco così il Duo Waz’o effettuare il proprio affascinante numero aereo al trapezio nei panni di ben due stregatti, oppure nel finale il roboante ed energico encore degli acrobati russi I-Team, che eseguono salti e piroette ai tappeti elastici fasciati nelle uniformi delle guardie della Regina di Cuori.

Non manca all’appello ovviamente la Alis del titolo: Asia Tromler, l’artista più giovane del cast, esortata dal Cappellaio Matto ad affrontare le proprie paure per realizzare i propri sogni, non solo propone un emozionante numero all’Aerial Silk sospesa a nove metri d’altezza ma lo fa addirittura bendata. E nonostante ciò, riesce a far apparire l’intero numero come qualcosa di estremamente semplice.

A ben guardare quello della semplicità è un filo conduttore dell’intero show. Non sono infatti presenti scenografie particolarmente invasive (ottimo comunque l’apporto dello schermo curvo sullo sfondo, le cui immagini proiettate sanno sempre dare la giusta atmosfera), né effetti di luce eccessivamente azzardati. L’attenzione riesce così a focalizzarsi tutta sugli incredibili numeri messi in scena dagli artisti, tutti ottimi riassunti di questa dicotomia “apparentemente semplice, in realtà estremamente complesso”.

Uno dei numeri più strabilianti è -ad esempio- quello che apparentemente potrebbe sembrare il più banale: l’incredibile prova di equilibrio di Lili Chao Rigolo. In un silenzio quasi assoluto e rotto solo dal suo respiro, l’artista crea un’enorme struttura a foglia usando una piuma e tredici rami di foglie di palma, tenuti assieme esclusivamente dall’equilibrio tra le parti. Quasi di difficile comprensione al’inizio, il numero mostra tutta la sua grandezza quando -dopo aver terminato la struttura- il solo togliere la piuma fa crollare tutto.

Altrettanto affascinante l’esibizione di Yves Decoste e Delphine Cezard, in un numero “hand to hand” dove i due, con la sola forza dei propri muscoli, sanno creare delle figure dal forte senso geometrico. E non si può non citare Viktor Kee, definito più volte il “giocoliere e acrobata perfetto”, che ancora una volta sa affascinare con un numero fortemente d’impatto in cui la sua impressionante bravura con le sfere si sposa con alcune scelte sceniche davvero interessanti, come le sfere che cadono dall’alto o il suo apparire sul palco chiuso in una grande sfera trasparente, per uscirne facendosi luce solo con una sfera luminosa.

Interessante anche l’apporto musicale, che presenta basi preregistrate ma che nei cambi scena (e anche durante qualche numero) lascia spazio alla voce dal vivo di Rose Winebrenner, compositrice della colonna sonora, e alla ghironda di Guilhen Desq. Nei panni del Guardiano del Tempo, a quest’ultimo viene anche lasciato il palco per un’esibizione davvero superlativa con il suo strumento in “solo”. Usando una ghironda millenaria ma ispirandosi alla musica moderna e facendo uso di un looper, Desq è in grado di creare un incredibile mix di ambientazioni medievali e melodie elettroniche, per un autentico viaggio fuori dal tempo che ben calza al personaggio da lui interpretato.

Luca Valenta / ©Instart

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