Si può allestire una mostra costituita esclusivamente da autoritratti, soprattutto di un solo autore?
Quando la fotografa è Vivian Maier la risposta può essere solo positiva!

E’ quello che ha fatto l’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia al Magazzino delle Idee a Trieste. Settanta autoritratti in bianco e nero e a colori esposti con uno splendido allestimento ed in programma dal 20 luglio fino al 22 settembre 2019.

“Vivian Maier. The Self-portrait and its Double”, questo il titolo della mostra, è curata da Anne Morin di Chroma Photography, Madrid, realizzata e organizzata dall’ Ente Regionale per il Patrimonio Culturale in collaborazione con John Maloof Collection e Howard Greenberg Gallery di New York.

La “fotografa bambinaia” balza agli onori delle cronache quando, nel 2007, proprio John Maloof recupera una straordinaria scoperta: all’interno di un magazzino, andato all’asta per la mancanza del pagamento dell’affitto, il ritrovamento di qualche immagine stampata, registrazioni audio, ma soprattutto più di centoventi mila negativi, filmati 8 e 16 mm (alcuni in proiezione anche in questa straordinaria mostra) ed ancora un centinaio di rullini da sviluppare … Un vibrante patrimonio in bianco e nero, con diverse interessanti immagini a colori! Maloof, fotografo per passione, si rende immediatamente conto dell’immenso valore di questo archivio, pubblica diverse immagini sulla rete – che in poche ore fanno il giro del mondo – ed inizia ad indagare sulla vita di questa fotografa, che ha trascorso la maggior parte delle sua vita con una Rolleiflex al collo.

Nel giro di pochi anni Vivian Maier, schiva e solitaria, per lo più bambinaia e governante per tutta la vita, che mai volle condividere pubblicamente questa sua grande passione (procurandole anche numerosi problemi quando doveva traslocare da una casa all’altra per trasportare tutto questo suo immenso archivio ben inscatolato) diventa una delle fotografe più seguite ed amate, vera e propria scoperta del nuovo secolo. Notorietà che sicuramente deriva da questa rocambolesca e fortunata scoperta, dalla sua misteriosa ed affascinante biografia, ma soprattutto e, per fortuna, dalle immense doti tecniche e descrittive di artista fotografa: ogni sua singola foto (e spesso ne scattava proprio soltanto una, non andando alla ricerca attraverso l’otturatore di diversi punti di osservazione) ha la incredibile capacità di raccontare la New York e la Chicago del secolo scorso, città in cui perlopiù ha vissuto e lavorato, l’architettura, la vita quotidiana, il suo popolo, dai più ricchi ai meno fortunati, con incredibile arguzia, puntuale serietà, viva professionalità.

“Se hai qualcosa da dire, meglio farlo stando dietro la macchina da presa che di fronte”. Questa citazione di Vivian si trova anche all’ingresso della mostra tergestea: lei, dietro la sua biottica, vi è stata una vita intera, raccogliendo innumerevoli immagini americane, ma anche quelle di numerosi viaggi effettuati all’estero, quando scompariva e nessuno sapeva dove andava.
Non di questo però tratta la mostra triestina – non perdetevi nel bellissimo bookshop del Magazzino delle Idee i numerosi libri e cataloghi a lei dedicati – perché esposti, some si diceva, ci sono solo ed esclusivamente autoritratti. Fin dal primo si è catturati e ci si immerge in quello che fu il mondo di Vivian: statunitense di nascita, europea di origini, con la sua Rollei riuscì a catturare il mondo che le stava accanto, divenendo una della più rappresentative fotografe di quella che si definisce Street Photography. Anche attraverso i suo autoritratti, che siano catturati attraverso uno specchio, il riflesso di una vetrina, la proiezione della sua ombra, tutte le immagini raccontano il suo mondo, la sua vita quotidiana, urbana e suburbana, i suoi incontri fatti di tanti bambini, così come di donne e uomini. Molti potrebbero chiedersi in realtà quando di tutto questo, quanto la sua immagine riflessa, fosse la maniera artistica per testimoniare un “io ci sono, esisto”, conoscendo la sua enorme riluttanza a farsi notare (anche nel vestire), a relazionarsi, a far conoscere il suo lavoro. Chi si accorgeva di lei, di questa strana figura con la macchina fotografica al collo? Non mancano e non mancheranno trattati su tutto questo.

In un mondo sommerso quotidianamente da miliardi di selfie, sì autoritratti, digitali, ma eternamente lontani da questo meraviglioso linguaggio che è quello di Vivian Maier, soffermarsi qualche ora su queste settanta immagini così splendide, esaustive, rigorose, spesso poetiche, non può che far del bene, a noi, alla fotografia.

Un po’ come tutti i suoi bambini, divenuti una volta adulti, hanno seguito la propia strada, così le sue immagini, oggi, vivono di nuova vita e percorrono nuove strade.
Noi, grazie anche a queste esposizioni, fortunati di poterne godere.

Luca A. d’Agostino © instArt

p.s: All’ingresso della mostra, o se volete uscendo, potete scattarvi un autoritratto con macchina a sviluppo istantaneo, vi è anche uno specchio: le immagini sono raccolte su un pannello posto lì accanto! Un modo, simpatico e gioioso, per rendere omaggio a questa grande artista!

Trieste, 24/07/2019 – Magazzino delle Idee – Vivian Maier. The Self-portrait and its Double – Foto Luca A. d’Agostino/Phocus Agency © 2019

“Vivian Maier. The Self-portrait and its Double”
Magazzino delle Idee – Corso Camillo Benso Conte di Cavour, n.2 – Trieste

Orari
Da martedì a domenica 10.00-20.00
lunedì chiuso
Apertura straordinaria 15 agosto
Biglietti
Intero € 6,00
Ridotto* € 4,00
65 anni compiuti; ragazzi da 11 a 18 anni non compiuti; studenti fino a 26 anni non compiuti;
diversamente abili
*richiesto documento
Gruppi e bambini € 3,00
bambini da 6 a 11 anni non compiuti
Omaggio
Bambini fino a 6 anni non compiuti; accompagnatori di gruppi (1 ogni gruppo); insegnanti in visita con alunni/studenti (2 ogni gruppo); un accompagnatore per disabile; giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti, praticanti, pubblicisti) in servizio previa richiesta di accredito all’indirizzo: info@magazzinodelleidee.it .
La biglietteria chiude mezz’ora prima.

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