ANTONELLO VENDITTI “SOTTO IL SEGNO DEI PESCI TOUR” PALMANOVA 11 LUGLIO 2019

Non c’era un posto libero in platea l’altra sera in Piazza Grande a Palmanova nonostante la pioggia, arrivata con precisione svizzera allo scoccare dello start, che non ha scoraggiato le migliaia di fans di Antonello Venditti. Tutti, armati di impermeabili e ombrelli, sono rimasti incollati alle poltroncine fino a notte inoltrata. Un concerto-maratona quello dell’artista romano che continua i festeggiamenti per il quarantennale dalla pubblicazione di “Sotto il segno dei pesci”, un disco significativo per la sua carriera e per la storia della musica d’autore italiana.

Pimpante e particolarmente loquace, in certi momenti tormentato e nostalgico, tiene il palco per tre ore e mezza in cui dialoga con il pubblico, racconta aneddoti di vita privata, di amicizie (Dalla e De Gregori) e di amori passati e mai dimenticati (Simona Izzo of course), s’intestardisce a spiegare alcuni testi e a farci pure la morale. Riesce persino a commuoversi perdendo ogni tanto il filo del discorso. Ma “a salvarlo” ci sono sempre e comunque le sue canzoni. E che canzoni! A partire da quelle presenti in “Sotto il segno dei pesci”, otto pezzi che esegue tutti, dal primo all’ultimo, prendendosi il lusso di farsi accompagnare dagli “Stradaperta”, il gruppo storico che per cinque anni, ovvero proprio dal tour di “Sotto il segno dei pesci” del 1978 al primo grande concerto al Circo Massimo dell’83, lo ha accompagnato nei suoi live: Marco Vannozzi al basso, Roberto Bartolini alla chitarra e al mandolino, Rodolfo Lamorgese alla chitarra acustica e armonica e Claudio Prosperini alla chitarra elettrica cui si sono uniti anche Fabiana Sirigu al violino e Alessandro Canini alla batteria e alle percussioni.

Va detto che “Sotto il segno dei pesci” è stato il disco della svolta musicale, poetica di Venditti che lo ha definito “il mio disco più importante, in cui c’erano tutti temi più importanti: la politica e i suoi riflessi sulle persone (Sotto il Segno dei Pesci e L’Uomo Falco), la comunicazione (Il Telegiornale), il viaggio dentro e fuor di metafora di “Bomba O Non Bomba”, la droga (Chen il Cinese), la tenerezza per Sara (è esistita davvero, ha avuto tre figli ma non si è mai sposata!) e la fiera determinazione di Giulia, l’amicizia con De Gregori (Scusa Francesco)”.

Venditti a 70 anni suonati ci mette tutta l’esuberanza giovanile nell’interpretarle lasciando trasparire la soddisfazione di essere stato un precursore nell’affrontare tematiche culturali e sociali delicate, ancora attualissime.

Naturalmente oltre a quel disco memorabile da cui prende il nome il tour, il cantautore romano regala alla stoica platea che ha dovuto sopportare oltre tre ore di una pioggia intermittente ma insistente, un’altra ventina di pezzi selezionati dal suo monumentale repertorio (una cinquantina gli album pubblicati).

Solo al piano per i momenti più intimi ed emozionanti: “Compagno di scuola”, “Notte prima degli esami” e “Ci vorrebbe un amico”.

Con la superband formata da Derek Wilson alla batteria, Fabio Pignatelli al basso, Angelo Abate al piano e hammond, Danilo Cherni alle tastiere, Toti Panzanelli e Maurizio Perfetto alle chitarre, Amedeo Bianchi al sax, Laura Ugolini e Laura Marafioti ai cori per far cantare il pubblico: con la dolente Lilly e la solare Dalla pelle al cuore,  fino ad arrivare al gran finale con le immancabili emozioni di Amici mai e Altamarea e il coinvolgente sound di Benvenuti in Paradiso e In questo mondo di ladri.

Quando dopo una decina di canzoni Venditti aveva fatto notare che la serata sarebbe stata molto lunga, ho pensato scherzasse. Il rintocco delle campane del Duomo di Palmanova annunciava l’1 quando le luci del palco si sono spente sulle ultime note di “Ricordati di me”.

Tanti applausi e ancora tanti telefonini pronti a scattare l’ultima foto.

Un consiglio. Invece di concentrarvi a filmare o scattare foto provate a guardare con i vostri occhi e ad ascoltare con le vostre orecchie. Sono momenti unici che nessuna foto e nessuna ripresa potranno restituirvi.

© Rita Bragagnolo per instArt

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