Cambiare si può. Enzo Iacchetti lo ha fatto, eccome. Tv e cabaret rimangono confinati alla leggerezza di alcune considerazioni, a volte non proprio originalissime ma sicuramente condivisibili dalla maggior parte delle persone. “Libera nos domine”, lo spettacolo visto al Ristori di Cividale del Friuli (cartellone Ert 2018/2019) ci regala una gran bella prova di teatro-canzone con Iacchetti, one-man-show che alterna riflessioni (ironiche, divertenti ma anche amare e preoccupate) e canzoni d’autore, tenendo saldamente in pugno la platea per un paio d’ore. Chi era venuto a teatro pensando di trovarsi davanti il consumato cabarettista del piccolo schermo resta spiazzato. L’artista lombardo mette in scena un monologo in cui denuncia con schiettezza e coraggio alcuni dei grandi dubbi e limiti del nostro presente, di quella che definisce “un’invisibile decadenza”.

Con ironia e profondità, evitando d’incorrere in uno sterile esercizio di retorica a buon mercato, senza rinunciare tuttavia anche a qualche provocazione (se non vogliamo accogliere gli immigrati, andiamocene noi così quando arriveranno non troveranno più nessuno..), Iacchetti affronta temi universali quali il progresso e il rapporto “disumano” con la tecnologia, parla di com’è cambiato il modo di vivere sentimenti come l’amore, l’amicizia ma anche dell’egoismo che si è impadronito delle nostre vite, della stringente attualità del fenomeno migratorio e della religione.

Per chiudere ogni discorso sui limiti e le difficoltà delle sue considerazioni sceglie le canzoni. Ed è a quel punto che lo spettacolo trova il suo apice, momenti di pura e intensa emozione. Canzoni capolavoro, immortali: dalla struggente e solare “Quando sarò capace di amare” di Giorgio Gaber alla malinconica e dolente “Lettera da lontano di Enzo Jannacci che Iacchetti riscrive con una dedica a Giulio Regeni “forse non servirà a niente ma i suoi sapranno che gli siamo vicini”, da “Identikit” di Giorgio Faletti a “Mia adorata” di cui è autore insieme a Marcello Franzoso, per finire con “Migranti” e “Libera nos domine” di Francesco Guccini. Certo i brani sono notevoli ma un ulteriore merito va riconosciuto al signor Enzino per un’interpretazione che dimostra una straordinaria personalità, una buona intonazione e una travolgente partecipazione emotiva.

All’ottima riuscita della pièce hanno contribuito la regia di Alessandro Tresa, il disegno luci di Valerio Tiberi, la scenografia di Gaspare De Pascali, le musiche originali di Marcello Franzoso e le argute video animazioni di Francesco Crispi.

“Libera nos domine” è una riflessione a voce alta che ci chiama in causa, ci fa sorridere delle assurdità della vita contemporanea ed emozionare “con la rabbiosa delicatezza – sottolinea Iacchetti – con cui cerco di salvarmi”, ironizza e denuncia la sofferenza di una vertigine prodotta dal progresso, ci obbliga a confrontarci con temi scomodi che l’autore e interprete affronta con coraggio e provocazione. Fino al punto da chiedere aiuto a Dio, “devi venire giù – gli intima – perché da soli non ce la possiamo fare”.

Spiazzante ma assolutamente convincente, audace e sincero.

Il pubblico di Cividale ha dimostrato di avere colto l’onestà e il talento di Enzo Iacchetti salutato con un caloroso e interminabile applauso.

Si replica stasera al Teatro Italia di Pontebba e domani all’Auditorium Biagio Marin di Grado.

Da non perdere. Assolutamente.

© Rita Bragagnolo per instArt

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