Ultimi giorni per visitare la mostra “Gli alberi di San Martino del Carso”

L’esposizione che riunisce per la prima volta i due tronchi di gelso risalenti al primo conflitto mondiale, l’Albero Isolato e l’Albero Storto, rimarrà aperta fino a domenica 16 settembre al Museo della Grande Guerra di Gorizia.
Ultimi giorni per visitare la mostra “Gli Alberi di San Martino del Carso”, ospitata all’interno del Museo della Grande Guerra di Gorizia.
L’esposizione, che chiuderà domenica 16 settembre, vede nuovamente riuniti assieme, a distanza di oltre cent’anni, i due gelsi simbolo di quello che fu il primo conflitto mondiale nelle martoriate terre di San Martino del Carso: l’Albero Isolato di Valloncello, che ispirò i celebri versi di Giuseppe Ungaretti, e l’Albero Storto, che diede nome a un’importante e pericolosa trincea che si trovava nel Bosco Cappuccio, sulla strada che porta a San Martino del Carso. Grazie a un’operazione del Gruppo speleologico carsico di San Martino e ad alcune preziose collaborazioni internazionali i due alberi simbolo di sofferenza e di resistenza, che all’epoca furono tagliati dalle truppe ungheresi e trasportati in madrepatria con gli onori dovuti alle reliquie, sono stati rintracciati e riuniti in una mostra itinerante, che dopo una prima tappa al museo della Fortezza di Oradea, in Transilvania, e una seconda al museo nazionale di storia militare di Budapest, ritorna in patria ospitata, grazie alla collaborazione con il Servizio Musei e Archivi storici dell’ERPAC – Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia, nelle sale espositive del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello 13) fino al 16 settembre 2018. L’esposizione dei due alberi simbolo è accompagnata da pannelli didattici relativi alla Grande Guerra, ma anche da una nota gentile, una serie di cartoline scritte da Doberdò, e altre località di guerra, da un tenente ungherese, László Szüts, alla sua fidanzata e poi moglie Maria Várad, tra aprile 1917 e settembre 1918. La particolarità che differenzia questi biglietti dalla grande mole di corrispondenza intercorsa all’epoca è il fatto che sono corredati da mazzolini di fiori essiccati, colti accanto alle trincee o in mezzo a paesi diroccati. Ottimamente conservati, molti di questi fiori hanno addirittura preservato le cromie originali. Testimoni di una storia d’amore a lieto fine, nonostante la guerra e l’epidemia di Spagnola, questi fiori sono una testimonianza toccante della resistenza della natura alla barbarie umana, oltre che della resistenza umana alla violenza indicibile della guerra. La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 19.

comunicato stampa

 

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