Dopo la conferenza stampa di ieri mattina (QUI il nostro articolo), nel pomeriggio ci è stato possibile assistere ad un ulteriore e ghiotto assaggio della mostra dedicata a Maurizio Frullani ,che ci accompagnerà all’AIM – Alinari Image Museum fino al 31 agosto. In una pre-inaugurazione a porte chiuse abbiamo potuto ammirare le opere esposte, oltre a scambiare ancora quattro chiacchiere con i curatori Annamaria Castellan e Giacomo Frullani – figlio dell’autore- e con Claudio De Polo, presidente di Alinari.

Decisamente d’impatto il posizionamento scelto per le opere, con i progetti relativi ai viaggii di Frullani (“Sherazade”, “Sulla strada del Raga”, “Massawa”) esposti sui pannelli centrali e le dodici enormi tavole di “Santi, miti e leggende” (1,2 metri di larghezza ciascuna) sulle pareti esterne, a cingere il tutto. Per l’occasione sono state anche oscurate le finestre che normalmente danno sul golfo e i colli tergestini, in modo da poter ospitare anche su quella parete le ironiche e al tempo stesso solenni riscritture di Frullani dei vari miti mondiali. Soluzione che funziona e che sottolinea ancor più l’idea di entrare quasi in una piccolo mausoleo eretto in nome dell’arte dell’autore isontino.

Senza nulla togliere agli intensi ritratti scattati tra l’Oriente e l’Africa, va detto che i “Santi, miti e leggende” catturano l’occhio e seducono non solo per le loro dimensioni ma per l’intensità delle scene rappresentate. Su cui è stato possibile conoscere alcuni divertenti dettagli durante la chiacchierata con i curatori: tutto ciò che si vede negli scatti è stato “autoprodotto”, usando parenti e amici come modelli e oggetti che sono stati recuperati dallo stesso Frullani nei modi più disparati. In merito al “Giona” che fa da copertina all’esposizione -ad esempio- la lisca di pesce è un avanzo di tonno di un ristorante che Frullani frequentava e originariamente comprendeva anche la testa. Questa però a causa di una pulizia non perfetta dopo qualche giorno aveva inziato a puzzare e produrre vermi, per cui è stato necessario gettarla via. Frullani non si è però abbattuto e dopo varie ricerche l’ha sostituita con una testa di mucca, aggiungendo le corna per renderla maggiormente inquietante e diabolica. Conoscendo questi bei “dietro le quinte” diventa facile capire come mai la gestazione di questa serie di foto sia stata così lunga (ne sono state prodotte non più di una o due all’anno).

Oltre all’indubbia qualità delle opere, di estremo fascino sono anche le stampe e le cornici. Le prime sono quelle originali realizzate dallo stesso Frullani, che per i risultati ottenuti (nei viraggi, nei contrasti, negli interventi locali) si è dimostrato un vero maestro della camera oscura. Le seconde sono state scelte una per una dal fotografo stesso, cercate e acquistate nel corso degli anni da antiquari o rigattieri e in molti casi munite di pass-partout sagomati, per valorizzare al meglio i singoli scatti.

L’inaugurazione è stata anche l’occasione per il presidente di Alinari Claudio De Polo di ringraziare i triestini per le visite registrate in  questi due anni e otto mesi di vita dell’AIM e per salutare la città (si ricorda che al termine dell’esposizione “Iter in fabula” l’AIM chiuderà. Per maggiori informazioni rimandiamo al precedente articolo). Molta la solidarietà mostrata dai presenti, unita  a delusione e disappunto per il corso degli eventi di questi anni e per il continuo deteriorarsi del rapporto tra Alinari e il Comune di Trieste, con diversi interventi del pubblico che auspicavano un possibile riavvicinamento che porti a ritrattare il recesso dal contratto tra i due. Speranza più che condivisibile ma che allo stato attuale pare davvero improbabile, anche a seguito della pronta replica del sindaco Di Piazza che dopo la conferenza stampa di ieri mattina ha ribadito come secondo lui l’amministrazione comunale ha sempre fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per aiutare un’entità privata come Alinari.

Vi lasciamo con una piccola fotogallery dell’inaugurazione di ieri e ricordiamo che la mostra è ufficialmente visitabile da oggi.

Luca Valenta / ©Instart

 

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