LE PENE DEL CONIGLIO NEMORINO, TRA MARIONETTE, VOCI LIRICHE E IL PIANOFORTE: L’OPERA RACCONTATA AI BAMBINI APPRODA AL TEATRO VERDI DOVE DAL 26 AL 29 MARZO 1429 ALLIEVI DELLE SCUOLE DELL’INFANZIA ASSISTERANNO ALLA RIDUZIONE DEL TITOLO DI GAETANO DONIZETTI “L’ELISIR D’AMORE. PENE D’AMORE DEL CONIGLIO NEMORINO”
OTTO RECITE IN QUATTRO MATTINATE, PER UNO DEI PROGETTI AL CENTRO DELLA FORMAZIONE E DELL’EDUCAZIONE ALLA LIRICA, REALIZZATO DAL TEATRO CON FONDAZIONE FRIULI, PRODUZIONE ASLICO

“L’elisir d’amore. Pene d’amore del coniglio Nemorino” è la favola teatrale tratta dall’opera di Donizetti dedicata ai bambini dai 3 ai 6 anni che frequentano le Scuole dell’Infanzia di Pordenone e del territorio provinciale. Dopo le otto giornate in classe in cui gli allievi e gli insegnanti hanno potuto imparare i canti corali, i bambini approdano in teatro: da martedì 26 a venerdì 29 il Teatro Verdi di Pordenone ospita la seconda parte del progetto di educazione al teatro lirico curato da Aslico, ovvero Opera Kids la sezione dedicata specificatamente all’età prescolare che con il precedente progetto Opera Domani compone l’intero progetto Opera Education. La formazione al teatro e in particolare alla lirica rientra nel programma rivolto alla formazione e all’educazione fortemente voluto dal Teatro Verdi assieme a Fondazione Friuli.
Questa volta ad affascinare al canto e alla recitazione, sarà la riduzione del titolo donizettiano pensata appositamente per i bambini più piccoli, con le pene di cuore del coniglio Nemorino, che sarà proposta in otto repliche ciascuna con circa 200 presenze, a cui parteciperà un pubblico in totale di 1429 bambini accompagnati da 128 insegnanti.
In scena, un pianista, due cantanti e le marionette che porteranno i piccoli spettatori nella magia della scena, nell’invenzione e nella fantasia. L’Elisir d’amore è un’opera che parla di molti di noi, della nostra voglia di raggiungere un obiettivo, di credere in qualcosa, di vincere un rivale. Ma è anche un mondo semplice, rurale, costruito su una genuinità persa da tempo, che riporta in mente quella poesia antica, fatta del meravigliarsi dei bambini, quel mondo dal sapere profondo che si ritrova nelle fiabe e in tutto il repertorio dei generi popolari. In questo caso il titolo di Donizetti «subisce una metamorfosi e diventa una favola teatrale, intrisa di humour e di magia, in cui i protagonisti si trasformano in animali, pupazzi manipolati dal contadino e la contadina che lavorano nella fattoria; in cui si raccontano le umanissime vicissitudini degli animali protagonisti, nei quali è così semplice immedesimarsi» spiegano nelle note di regia Luana Gramegna e Francesco Givone, ideatori dello spettacolo che vanta la drammaturgia musicale di Federica Falasconi.

comunicato stampa

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