Davanti ad un pubblico invero poco numeroso si è aperto nel Salone del Parlamento del Castello di Udine Note in Castello, il piccolo ciclo di concerti dedicata alla Primavera (in particolare con riferimento al ciclo pittorico di Giorgio Monsuro, pittore seicentesco originario di San Daniele e il cui ciclo dedicato a questa stagione è esposto nei Civici Musei udinesi). In apertura le presentazioni del direttore dell’ERT  Alessandro Malcangi, dalla curatrice dei Civici Musei e dall’Assessore alla Cultura del Comune di Udine Fabrizio Pirone.

Protagonista dell’evento il Trio Operacento (Antonio Ajello violino, Antonio Puliafito violoncello e Francesca Sperandeo  pianoforte): presenta un programma di grande suggestione che si apre con il Trio “Elegiaco”n.1 in sol minore di Sergei Rachmaninov..

Opera dalla sonorità indubbiamente russa, si rifà infatti al Trio in la minore di Čaikovskij, ha una struttura di forma ciclica con tema principale che si ripercuote lungo tutto il brano, che a sua volta è strutturato in un solo movimento. L’esecuzione degli Operacento esalta la grandiosità del suono di Rachmaninov soprattUtto nella parte pianistica, anche se indubbiamente il suono che i tre ottengono nel loro insieme è di grandissimo fascino e regala al pubblico un Rachmaninov di squisita fattura.

È poi la volta del celebre Trio op.70 n.1 “degli spettri” di Ludwig van Beethoven che i tre esecutori affrontano fin dalle prime battute dell’Allegro vivace e con brio con il giusto piglio e bel suono che ripiega con un suggestivo contrasto nell’espressione malinconica e nervosa dello splendido Largo assai, esaltato dalla delicatezza dell’esecuzione che rende appieno quella particolare atmosfera che lo caratterizza e che è quella ha dato il soprannome “degli spettri” a questa composizione. Il Presto che conclude questo capolavoro si pone, con la sua brillante vena melodica che fa il paio con primo tempo, in contrasto quasi dialettico con il largo, illuminato come è dall’esecuzione piena di vitalità che ne danno gli Operacento.

Dopo una breve pausa il concerto si chiude con il celebre Dumky trio op.90 di Antonin Dvorák. La Dumka è una composizione poetica che alterna continuamente umori opposti. Ciò si può osservare nella struttura di questo trio, ove tutti i movimenti veloci sono introdotti da una parte lenta. Il problema è quindi calibrare bene questi contrasti per non cadere in una ripetitività che alla lunga risulterebbe tediosa. Gli Operacento sono bravissimi a evitare ciò con una esecuzione che attinge ad una tavolozza timbrica a dir poco caleidoscopica e ad una grandIssima flessibilità ritmica che permette loro di passare con estrema rapidità dai momenti più meditativi a quelli caratterizzati da infuocati ritmi popolari. Un’esecuzione di grande livello che viene alla fine salutata dagli applausi di un pubblico entusiasta, cui viene concesso un bis di Franz Joseph Haydn.

Sergio Zolli © instArt

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