Ottimo afflusso di pubblico ieri sera ai Concerti Cividalesi organizzati dall’Associazione Sergio Gaggia nella Sala degli archi del Centro San Francesco a Cividale. Protagonisti dell’evento, l’ensemble di musica antica Accademia del Ricercare, che per l’occasione era formato dal soprano Lucia Cortese, dai flautisti (di flauto dolce) Manuel Staropoli e Lorenzo Cavasanti, dal violoncellista Antonio Fantinuoli e dalla clavicembalista Claudia Ferrero.

Il programma proposto era una sapiente miscela di autori italiani (Giovanni Paolo Cima, Tarquinio Merula, Claudio Monteverdi e Barbara Strozzi) attivi nel ‘600, con la sola eccezione di Arcangelo Corelli, Antonio Vivaldi e di Georg Fredrich Händel, che storicamente appartengono alla fase più matura del periodo Barocco.

Concerto di estremo interesse, dicevo, non solo per la qualità del programma e degli esecutori, l’Accademia del Ricercare è nota a livello internazionale, ma anche per il fatto che sono stati usati strumenti copia di originali e prassi esecutive filologicamente corrette. Questo, nella convinzione, assolutamente vera, che solo ricreando le stesse sonorità in uso quando tali musiche sono state create sia possibile capirne il vero significato.

Osservazione, la mia, che è stato possibile verificare fin dalle prime battute della Sonata a due canti e basso continuo di Giovanni Paolo Cima dove le delicate sonorità dei flauti dolci, magistralmente suonati da Cavasanti e Staropoli, sanno muovere quegli affetti che uno strumento moderno non potrebbe mai, con questa scrittura, suscitare. Ma ancor più evidente quando, come nel  Cantate Jubilate di Tarquinio Merula, nei  pezzi di Claudio Monteverdi Et è pur dunque vero e Laudate Dominum o nell’Hor che Apollo di Barbara Strozzi, dove il canto diventa protagonista, che si vede come la prassi esecutiva seicentesca si attagli alla parola, Claudio Monteverdi sosteneva che la musica doveva essere serva dell’orazione, illustrandone con artifici squisitamente musicali i significati più reconditi, in un virtuoso processo di amplificatio retorica che il soprano Lucia Cortese attua con estremo gusto e bellissima voce.

Concerto di grandi emozioni, quindi, quello dell’Accademia del Ricercare, dove, accanto all’indubbio virtuosismo dei suoi componenti, ho citato i flautisti e la cantante, ma anche il violoncellista Antonio Fantinuoli e la cembalista Claudia Ferrero sono strumentisti di assoluto valore, si è potuto intravvedere un grande lavoro di studio e di approfondimento delle pressi esecutive barocche. In più, abbiamo avuto la fortuna di ascoltare un florilegio di musiche di grande bellezza.

Il consenso, alla fine, è stato entusiastico e l’ensemble ha ringraziato con bis in cui ha eseguito l’aria “Lascia ch’io pianga” tratta dal Rinaldo di Händel.

© Sergio Zolli per instArt

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