Ottimo afflusso di pubblico al Teatro Nuovo Giovanni da Udine per assistere all’esibizione della WDR Sinfonieorchester Köln diretta da Jukka-Pekka Saraste e con la partecipazione del pianista tedesco-coreano Christopher Park che presentano un programma basato su due soli pezzi: il Concerto per pianoforte e orchestra in re minore n. 1 op.15 di Johannes Brahms e la Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica”.

Si comincia quindi con il concerto per pianoforte di Brahms, un’opera giovanile ma già di carattere appassionato e di bruciate intensità espressiva che nell’Adagio assume il valore, secondo il suo biografo, di una cifrata dichiarazione d’amore a Clara Schumann, mentre il carattere tempestoso del primo tempo, il Maestoso, sembra che sia stato suggerito dalla notizia del tentato suicidio del suo amico Robert Schumann.

Un lavoro ad alta intensità emotiva, dunque, che richiede agli interpreti grandi doti espressive. Nel divenire dell’ascolto però l’ascoltatore fa un po’ fatica a trovare tali doti espressive negli interpreti di ieri sera. L’orchestra infatti non è esente da sviste, una per tutte un paio di “perle nere” del corno nel Maestoso, dando l’idea di un’esecuzione se non sciatta, perlomeno solo ordinaria. Quanto al pianista poi, Christopher Park, pur se tecnicamente dotato, risulta un pianista che in questa impegnativa partitura non riesce ad sviscerarne il potenziale espressivo. Certo, le note ci sono tutte, ma il contrasto con l’orchestra non risulta troppo incisivo e la sonorità del pianoforte risulta povera di dinamiche e piuttosto stridula. La parte migliore della performance di Park è infatti nel Rondò. Allegro non troppo che rappresenta la parte meno espressiva e più tecnica di questa partitura. È qui che Park dispiega tutto il suo grande potenziale tecnico, risollevando così le sorti di una performance piuttosto anonima. Piace, comunque, il giovane tedesco-coreano e le chiamate al proscenio sono numerose, al punto da convincerlo a concedere un bis in cui esegue un Notturno di Chopin.

Il secondo tempo del concerto vede l’esecuzione della Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.55 “Eroica” di Beethoven, il lavoro che il genio di Bonn dedicò in un primo tempo a Napoleone, salvo poi a stracciarne la dedica alla notizia della sua incoronazione a Imperatore.

È la prima delle grandi sinfonie di Beethoven a segnare il suo distacco dall’influsso mozartiano riscontrabile nelle prime due e rappresenta un banco di prova impegnativo per qualsiasi direttore e compagine orchestrale, anche per le notevoli dimensioni (circa 45 minuti) che la caratterizzano. L’attacco dell’Allegro con brio, movimento che apre questo capolavoro, è imperioso e incisivo come si conviene, ma nel prosieguo dell’ascolto tale incisività si viene annacquando, lasciando il posto ad un fraseggio piuttosto affrettato che non fa godere appieno le drammatiche atmosfere di questo primo tempo di sinfonia. Fretta di concludere che ritroviamo anche nel secondo tempo, la celebre Marcia funebre, dove il tempo è preso un po’ affrettato, rovinando così l’effetto complessivo. Molto meglio lo Scherzo, vivace e spumeggiante e decisamente bene Allegro molto.

Un’esecuzione, come si vede, controversa, a luci ed ombre, certamente di buon livello, ma che lascia l’impressione di un certo disordine che infici un’interpretazione più incisiva. In ogni caso applauditissima, al punto che Jukka-Pekka Saraste concede un bis con lo Scherzo della Sesta Sinfonia di Franz Schubert.

Sergio Zolli © instArt

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