Il violoncellista Nicola Piovano ed il pianista Alessandro Marangoni

Il concerto di chiusura della rassegna “Cromatismi 3.0” di Chamber Music Trieste, mercoledì 22 maggio al Teatro Miela, ci ha portati nel salotto musicale di Casa Schumann per un gran finale. Ospite il violoncellista Luigi Piovano con gli amici: Grazia Raimondi e Selene Pedicini al violino, Chiara Antico alla viola ed Alessandro Marangoni al pianoforte, riuniti nell’ensemble “Luigi Piovano & Friends”. Una raffinata formazione di musicisti sensibili, dalle grandi doti tecniche ed interpretative, portatori di un’empatia palpabile, materica, emozionante, esegeti dei due geni romantici che hanno condiviso un’avventura esistenziale intensa, l’opera e la vita: Robert Schumann e Clara Wieck.

Lui il pianista dotato, pupillo di colui che diverrà, pur controvoglia, suo suocero, il didatta Friedrich Wieck. Robert un maestro alle tastiere purtroppo “mancato” per mania di strafare (compromise le dita delle mani forzandole su improvvisati marchingegni), votato poi interamente alla composizione ed alla critica musicale, penna sopraffina, ispirata e conturbante. Lei concertista prodigio educata dal padre con metodi coercitivi, fin giovanissima stella brillante osannata e ammirata in lunghissime tournée, stimata da musicisti del calibro di Liszt, Chopin, Paganini, Mendelssohn, Brahms…anch’essa compositrice.

Insieme in una Dresda ritrovata a Trieste, il programma di pura Hausmusik ha messo a confronto nella prima parte i “Tre pezzi fantastici per violoncello e pianoforte op. 73” di Robert, nati per clarinetto, e le “Tre romanze per violino e pianoforte op. 22” di Clara. Miniature squisite tra docili abbandoni e tempeste impetuose, scrigni contenenti intensità emotive sprigionate da perizie di scritture al tempo controllate, per i frequenti rimandi a forme dotte tra contrappunti e fughe, e ribelli, nelle venature delle trame tematiche di inesauribile pathos e lirismo. Due opere in tre tempi, dal Delicato ed espressivo al Fuoco dell’op 73, dall’Andante molto all’Appassionatamente veloce dell’op. 22, dove il sapere pianistico di Alessandro Marangoni si è fuso con le abilità liriche all’archetto di Luigi Piovano in Schumann e di Grazia Raimondi in Wieck. Voci, questi due archi, il primo baritonale proprio del fervore maschile degli impulsi creativi di Robert, il secondo da soprano nei caratteri di una donna forte ed amabile come Clara. Nel primo sono emersi i contrasti e gli intrecci tra le parti, nel secondo il sapore ungherese dell’opera dedicata al celebre violinista Joseph Joachim, anche lui di casa.

Nella residenza Schumann la famiglia si è allargata completandosi nella seconda parte di concerto: il meraviglioso – primo capolavoro nella storia con questa formazione – “Quintetto in mi bemolle maggiore per pianoforte ed archi op. 44” dedicato a Clara. Si sono aggiunte pertanto la violinista Selene Pedicini e la violista Chiara Antico, musiciste altrettanto brillanti nell’esecuzione di una cavalcata passionale ed appassionata dove sembrano dialogare insieme Florestano, Eusebio e Maestro Raro, gli amici immaginari del compositore filosofo, in un’eco a cinque, frutto di una fervida fantasia speculativa, erudita e irrazionale. Pur con protagonista il pianoforte, strumento dell’amata, il dialogo interno che si fomenta in simbiosi concordi e discordi con gli archi, fa di questo capolavoro un pezzo di grande teatro, dove un copione per cinque personaggi dai caratteri ambivalenti racconta una storia avvincente, da lasciare attoniti e stupefatti. Quattro atti: Allegro brillante di alta speculazione psicologica, In modo di una marcia. Un poco largamente, di eroismo drammatico, Scherzo, Molto vivace, con i due trii da intermezzo esuberanti, Allego, ma non troppo, un rondò entusiasmante a chiudere il sipario.

Il bis, dopo lunghi applausi com’è stato a chiusura di ciascuna opera, è stato un regalo speciale: arrangiato dall’ensemble “Sogno” dalle “Scene infantili” sempre di Schumann. Un concerto da favola.

Alessio Screm © instArt

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