La giuria del Premio Amidei composta da Massimo Gaudioso, Doriana Leondeff, Francesco Bruni, Marco Risi, Silvia D’Amico, Giovanna Ralli e Francesco Munzi assegna il Premio con la seguente motivazione:
“Il 37o premio Sergio Amidei per la miglior sceneggiatura va a Ziad Doueiri e Joëlle Touma per L’insulto. Questo straordinario film libanese è riuscito a rappresentare un conflitto secolare attraverso la storia di due personaggi e a raccontare come una semplice incomprensione può scatenare reazioni collettive. Grazie a una scrittura vivida e potentissima, i due autori hanno dimostrato che una drammaturgia solida può spiegare (meglio di tanta informazione) la psicologia, le contraddizioni e le gabbie mentali di uno scontro comunitario. Al tempo stesso, però, L’insulto mostra gli spiragli di una ricomposizione, la possibilità di uno sguardo verso il futuro e la forza dirompente della volontà personale, mettendo in campo un coraggio artistico che ha messo a rischio la libertà del regista stesso. Libertà religiosa e culturale che è del resto il tema della sceneggiatura vincitrice.”
Attraverso un videomessaggio inviato da Parigi, il regista e sceneggiatore Ziad Doueiri si unisce al pubblico dell’Amidei per mostrare la gioia che lui e Joëlle Touma hanno provato nel ricevere il Premio internazionale alla migliore sceneggiatura “Sergio Amidei” 2018: “Sono davvero lieto e onorato di ricevere questo riconoscimento ed entrare a far parte della lista di sceneggiatori e registi vincitori del Premio. Avrei tanto voluto essere con voi oggi in Italia, ma sono molto impegnato nella scrittura del mio prossimo film.”

Doueiri prosegue spiegando come ha avuto origine il film vincitore e qual è il loro approccio alla sceneggiatura: “Quando qualche anno fa iniziammo a scrivere L’insulto non avevamo definito un messaggio sociale da condividere o un pubblico specifico da raggiungere. In realtà, tutto cominciò in seguito a un evento casuale a cui nel tempo diedi sempre più importanza. È sempre un personaggio che compie un percorso da un punto A a un punto B a dare vita alle nostre storie. Quando sviluppiamo la sceneggiatura, immaginiamo di rendere più complesso il tragitto raccontando i suoi successi, fallimenti, imprevisti, difficoltà, relazioni, conflitti e aspettative. Invece, non ci capita mai di scrivere una sceneggiatura con la volontà di cambiare dichiaratamente la società attraverso un messaggio predefinito poiché chi lo fa rende i film forzati e artificiali. Ciò che trovo davvero interessante è che questi grandi messaggi sono già presenti nel nostro subconscio ma non siamo ancora in grado di elaborarli. Appena il film esce in sala, è il pubblico a decodificare il messaggio presente nel nostro subconscio e quando noi lo guardiamo assieme agli stessi spettatori finalmente capiamo il messaggio che i registi volevano trasmettere – è una collaborazione reciproca. L’insulto è un film molto semplice che ha assunto sempre più rilevanza man mano che prendeva forma.”

Dopo l’accusa rivolta dalle autorità libanesi per aver girato alcune scene del film The Attack (2012) in Israele, il regista franco-libanese coglie l’occasione per evidenziare il grande significato che attribuisce al Premio appena ricevuto: “Il prestigioso riconoscimento da voi assegnatoci ci aiuta a contrastare alcune voci oscure che nel nostro Paese tentano costantemente di abolire la libertà di parola e di espressione con la censura. Il Libano ha dovuto attraversare tutto questo negli ultimi 20 anni e per alcuni di noi non è stato affatto facile. Abbiamo dovuto confrontarci con il governo e con l’ufficio censura e ci siamo imbattuti in organismi specifici che hanno provato a fermare noi e il nostro pensiero. E alla fine – quando riceviamo un premio come questo – la nostra vita diventa un po’ più semplice, la nostra battaglia diventa un po’ più semplice.”

Ambientato nella Beirut di oggi, il film ha inizio con un litigio apparentemente banale che porta in tribunale i due protagonisti Tony Hanna, libanese militante nella destra cristiana e Yasser Salameh, palestinese musulmano. Quello che inizialmente dovrebbe essere un semplice processo civile tra due privati cittadini sfocia presto in un caso politico di eco nazionale che risveglia i fantasmi collettivi della guerra civile in Libano. L’insulto di Ziad Doueiri, a cui ha collaborato la sceneggiatrice Joëlle Touma, è il film vincitore della Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile (Kamel El Basha) alla 74esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e prima opera libanese nominata agli Oscar 2018 come miglior film straniero. Il regista e sceneggiatore franco-libanese racconta attraverso i suoi personaggi la complessità della convivenza tra cittadini di religioni e culture diverse ripercorrendo i conflitti irrisolti di un passato che ancora minaccia il presente.

Selezionato dalla giuria del Premio Amidei composta da Massimo Gaudioso, Doriana Leondeff, Francesco Bruni, Marco Risi, Silvia D’Amico, Giovanna Ralli e Francesco Munzi il film si è conteso il Premio internazionale alla migliore sceneggiatura “Sergio Amidei” 2018 con altri sette protagonisti dell’ultima stagione cinematografica: Easy – Un viaggio facile facile, Chiamami col tuo nome, Nico, 1988, L’ora più buia, La casa sul mare, Loveless e Come un gatto in tangenziale.

Comunicato Stampa

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