Megan Stefanutti. Foto di Elena Braida

Nella prestigiosa cornice del Castello di Colloredo di Monte Albano sabato scorso abbiamo assistito alla prima dello spettacolo – concerto La vie en rose, promosso dall’Amministrazione comunale, dalla Comunità Collinare del Friuli e dalla Pro Loco locale. Protagonisti della serata tre artisti di grande rilievo: Megan Stefanutti alla voce, Sebastiano Zorza alla fisarmonica e Massimilaino D’Osualdo alle tastiere.

E’ stato un viaggio costellato, dalla prima all’ultima nota, da forti emozioni che hanno entusiasmato il fortunato pubblico che ha affollato la sala, facendo registrare il tutto esaurito. Lo spettacolo ripercorre alcune canzoni interpretate nella sua lunga carriera dalla magica Edit Piaf. Figlia di un artista circense e di una cantante di strada, Edit nacque a Parigi nel 1915 e dopo un’infanzia difficile si affermò a livello mondiale con un’esistenza contraddistinta da disagio interiore e amori tormentati. Ed è proprio l’amore cantato da Edit Piaf il tema dello spettacolo: quello che fa girare la testa, quello di strada. L’amore che finisce, quello fugace e quello senza rimpianti e la domanda più importante della storia di ogni esistenza: a cosa serve l’amore? Una breve introduzione strumentale precede una breve presentazione del concerto da parte di Megan Stefanutti.

La scaletta è composta da 12 canzoni. Si parte con Mon manège à moi, per passare a Sous le ciel de Paris. Fin dalla prima canzone gli applausi assumono il tono dell’ovazione: la splendida voce di Megan si staglia su un sublime tessuto sonoro intrecciato sapientemente e con grande sensibilità dai bravissimi Massimiliano D’Osualdo e Sebastiano Zorza. D’Osualdo suona le tastiere alternando timbri pianistici a sonorità organistiche e accompagnando le melodie con giri di basso. Sebastiano Zorza regala continuamente emozioni ricercando nella tastiera le migliori soluzioni sonore: non si tratta affatto di virtuosisimo, il fisarmonicista esprime il suo grandissimo talento ponendolo a totale servizio dell’insieme. Megan padroneggia in modo del tutto naturale la lingua francese (anche se le sue lingue madri sono l’italiano, l’inglese e il friulano) e interpreta Edit Piaf senza alcuna intenzione di imitarla, facendo sue le canzoni, personalizzandole. Il pubblico assapora nota per nota lo sviluppo del programma, da Padam Padam alla splendida Milord (con battimani finale), da L’Accordeòniste a Les feuillis mortes (bellissima versione, su testo di Jacques Prèvert).

Foto di Elena Braida

L’interpretazione di La vie en rose è a dir poco strepitosa, con un’atmosfera dolce e coinvolgente. Ascoltando il concerto mi è venuto in mente  un racconto di Achille Campanile da me molto amato, che qui riporto:

L‘errore in cui cadono quelli che visitano lo studio d’un pittore, è di cominciare dai superlativi. Bisogna, invece, amministrare con previdenza il patrimonio degli aggettivi, magari cominciando con una certa freddezza. Ma se lo studio è molto fornito neppur questo è sufficiente; si comincerebbe con: “passabile, non c’è male, grazioso, bello”, e subito si ricadrebbe nel vicolo cieco dei “bellissimo”, eccetera. Dunque? Dunque, signori, cominciare con apprezzamenti tanto più freddi, quanto più numerosi sono i quadri da esaminare, per aver poi il margine necessario al crescendo. Lo scrittore fornisce uno specchietto per quattordici quadri, che termina con: bellissimo, splendido, meraviglioso, magnifico, sorprendente, soprannaturale. Nel corso dell’esibizione ho pensato proprio a Campanile. Vista la ricchezza e la bravura degli interpreti è proprio difficile risparmiare nel dispensare gli aggettivi!

Dopo La vie en rose il trio propone Les mots d’amour, La foule (che descrive un’amore durato pochi secondi, causato da uno spostamento involontario della folla che crea un incontro fugace ma intenso, portando inevitabilmente alla mente la famosa poesia Les passantes di Antoine Pol, interpretata da Georges Brassens e, in lingua italiana da Fabrizio De Andrè), Hymne a l’amour, Non, je ne regrette rien (assieme a La vie en rose è sicuramente il brano più popolare di Edit Piaf) e infine A quoi ca sert l’amour.

Il pubblico richiama a suon di applausi i protagonisti che regalano un bis. Lo spettacolo, che sarà sicuramente replicato, si conclude nel migliore dei modi, con un brindisi che coinvolge gli artisti e gli spettatori grazie alla collaborazione dell’Azienda Colli di Poianis di Prepotto. Tutti abbiamo, quindi, la possibilità di complimentarci e confrontarci direttamente con i protagonisti della deliziosa serata. E’ la giusta conclusione di un concerto intenso che ha raccontato l’amore mettendo in primo piano ciò che veramente conta per ognuno di noi. Grazie, quindi, Megan Stefanutti, Massimiliano D’Osualdo e Sebastiano Zorza. Speriamo di poter ammirarvi nuovamente al più presto.

Saluti finali. Foto di Elena Braida

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