ANTONIO LASCIAC
l’attività urbanistica
L’attività di Antonio Lasciac (1856-1946), ha contraddistinto le vicende dell’architettura internazionale nel periodo a cavallo tra Otto e Novecento, specie per le sue tante opere in Egitto dove nel 1907 assurse alla carica di capo architetto alla corte del Kedivè Abbas Hilmi II. Dopo il suo decesso a Il Cairo, su di lui scese l’oblio dal quale emerse solo molto più tardi grazie agli studi della ricercatrice francese Mercedes Volait, attuale direttore del prestigioso Institut national d’histoire de l’art di Parigi.

In tempi recenti, furono pubblicati in Italia alcuni scritti di Diana Barillari, Ezio Godoli, Marco Chiozza e di chi scrive, senza però mai una compiuta analisi sulla figura dell’architetto goriziano fino all’opportunità offerta dall’Università di Trieste e nel 2015 sfociata nella tesi di dottorato Antonio Lasciac tra oriente e occidente: la villa sul Rafut, che focalizzava però sulla progettazione architettonica e solo marginalmente sull’attività di pianificazione urbanistica, che nel presente lavoro viene per la prima volta esposta con compiutezza sistematica.

Il testo Antonio Lasciac Urbanista, edito grazie alla Associazione Culturale Maestro Rodolfo Lipizer onlus di Gorizia con il fondamentale contributo del MiBAC, affronta i suoi progetti in ordine cronologico a partire dai primi studi per il quartiere della Transalpina che sarebbe dovuto sorgere a Gorizia con l’arrivo della ferrovia omonima nel 1906, per poi raccontare le vicende connesse con il piano di ampliamento per la città, del quale è stato possibile post datarne la redazione negli anni immediatamente antecedenti al primo conflitto. Poi il piano del 1917, per la ricostruzione della Gorizia distrutta dalle battaglie sull’Isonzo, disegnato a Roma dov’era rifugiato dopo l’espulsione dall’Egitto, mentre l’ultimo suo progetto del 1925 riguarda la pianificazione di Smouha Garden City, città di nuova fondazione da cinquantamila abitanti che sarebbe dovuta sorgere nei pressi di Alessandria d’Egitto, che però non vide mai luce come del resto alcuno dei suoi progetti urbanistici sarà mai attuato, conservandosi però quali documenti preziosi a testimonianza dell’attività dell’architetto e dei criteri di pianificazione urbana che in quel particolare momento storico venivano praticati.

Diego Kuzmin, goriziano, architetto PhD, laurea in lettere, giornalista pubblicista, membro dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia, componente del Comitato di redazione del giornale di frontiera Isonzo-Soca, progettista della lapide inaugurata nel 1992 in memoria della rivolta dei Tolminotti giustiziati nel 1714 sul Travnik di Gorizia e tra il 2005 e il 2010 autore della riqualificazione estetica di piazza Cavour e piazza Sant’Antonio, nel cuore del centro storico di Gorizia, assieme alla pedonalizzazione delle vie Rastello, Cocevia, delle Monache, Mazzini e Garibaldi.

Altri scritti recenti: Punti di vista, 100 piccoli scritti (2009), La villa Lasciac sul Rafut (2012), Perché proprio all’architetto Barich l’incarico per il nuovo Municipio di Cervignano (2012), Il confine mobile, fattore condizionante per la storia dell’architettura (2013), Antonio Lasciac, disegni goriziani (2014), I grafiti dell’ospedale militare di Castelnuovo di Sagrado (2015), From middle Europe to Egypt, Antonio Lasciac architect (2015), Oglej, zibelka kulture. od Karla von Lanckoronskega di Maksa Fabianija (2015), Renato Fornasari protagonista della storia dell’architettura nell’Isontino degli anni Cinquanta (con Alessandra Mabellini, 2016), Nova Gorica: nascita di una città(2016), Acma l’anima del mondo 1958 di Max Fabiani (con Patrizia Ugrin, 2017) e Antonio Lasciac urbanista (2018).

Comunicato stampa

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