“Lo show che sto portando ora in tour mi emoziona più di ogni altra cosa, perché è così sincero … Condivido il mio dolore con il pubblico, e questo crea vibrazioni veramente speciali durante il concerto”. Così spiega la stessa Kaz Hawkins, stella irlandese del blues, dalla biografia intrisa di violenza e dolore, vinti a grandi mani proprio con la musica. Anche per questo il concerto inaugurale di Blue Notte Gorizia Festival 2018, a Šempeter pri Gorici, oggi – giovedì 19 luglio alle 21.30 nella verde piazza Ivan Rob davanti al Municipio (ingresso libero) – si prospetta come qualcosa di incredibilmente intenso.

La Hawkins è un’artista pluripremiata a livello internazionale, unisce tecnica e pathos e ha cominciato nel 2018 la sua carriera da solista, conquistando i fan di tutto il mondo. Ha una voce profonda e potente, è una scrittrice di testi originali ed emozionanti e porta al pubblico un messaggio stimolante e pieno di speranza: dimostra che la musica può guarire, lenire e talvolta salvare le anime perse. La sua è una storia di sopravvivenza spettacolare. Grazie alla musica lei stessa è risorta dalle proprie ceneri e oggi, più che mai prorompente, rimane una delle voci blues più interessanti e preparate dello scenario europeo.

A Blue Notte Gorizia Festival Kaz Hawkins apre una serie di concerti che non potranno che inchiodare il pubblico alle sedie: sabato 21, nella piazza Transalpina sarà il turno di Kyla Brox, altra grande voce soul & blues, e domenica 22 luglio i King King, oggi opening band degli Europe in tour.
(www.bluenottegorizia.com)

Ecco cosa è nato dal nostro incontro con Kaz Hawkins:

Kaz, come hai trovato la salvezza nella musica, e come hai incontrato la musica?
Ho scelto la musica per difendermi e sostituire la mia dipendenza dalla droga quando ero in un periodo di pesantissimo esaurimento nervoso. Avevo sempre cantato, ma solo le canzoni degli altri. Scrissi poesie in diverse riviste che mi servivano a filtrare il mio disagio, poi ho imparato un po’ di accordi alla chitarra, quanto mi bastava per mettere la mia vita in musica e – cosa che sto facendo adesso – portarla in tour. Non sarei viva senza la musica: è l’unica realtà che mi faceva sentire al sicuro quando subivo abusi e violenze.

Quale caratteristica del Soul ha fatto sì che tu facessi tuo questo genere di musica?
Crescendo sono stata influenzata dai grandi del Soul, e il Soul ha una gamma espressiva così ampia … Penso che se il pubblico si lascia coinvolgere emotivamente, allora l’empatia con l’artista si crea immediatamente; con l’artista o con la sua musica. Questo è ciò che cerco sempre per i miei fans, perché aprano i loro cuori e si sentano liberi di piangere o di ridere se ne sentono bisogno. Devono potersi sentire liberi nell’anima, grazie alla musica.

Quale esperienza ricordi di più (per le emozioni, per le soddisfazioni) nella tua carriera?
Lo show che sto promuovendo ora è sicuramente quello che mi coinvolge di più: è sincero e mi lascia condividere i miei sentimenti con il pubblico; questo crea una vibrazione speciale … Le persone mi ascoltano con attenzione quando racconto la mia storia; e io sono felice di condividerla con loro così possono condividere il mio sentire e usarlo per aiutare gli altri che ne avessero bisogno. Ho pianto con il mio pubblico. A volte sono talmente coinvolta che mi sembra di crollare anche durante le performance, e allora loro mi incitano, cantano con me, mi dicono “ce la puoi fare!! – “You can do this”, che sono le parole di “Lipstick & Cocaine”. Sono i momenti più belli perché viviamo insieme un momento di emozione pazzesca. Non c’è niente di meglio, per me!

Quali sono i tuoi autori o autrici preferiti? A chi ti sei ispirata maggiormente?
Etta James è il motivo per il quale canto! Ho la sua musica tatuata sulle braccia e ho cambiato nome anche all’anagrafe proprio in omaggio a lei e a tutto quello che mi ha insegnato e ispirato (Hawkins è il vero cognome della James n.d.r.)

Clara Giangaspero © instArt

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