L’appuntamento di ieri sera al Palamostre per il concerto degli Amici della Musica, ha visto protagonisti il violoncellista Alexander Hülshoff e il pianista Andreas Frölich. Programma di estremo interesse che inizia, visto che quest’anno si commemora un secolo dalla sua morte, con il compositore Claude Debussy, del quale i due concertisti propongono la Sonata per violoncello e pianoforte. Lavoro singolare, questo, di Debusssy perché nella sua parte iniziale, Lent sostenuto e molto risoluto e anche nel Finale: Animé, léger et nerveux, disattende, con un fraseggio molto ritmico e “grintoso” le aspettative dell’ascoltatore, abituato a sonorità più liquide e sfumate, che ritrova solamente nel Sérénade: moderement animé. Bravi i due concertisti a rendere con estrema pregnanza queste alternanze espressive. Hülshoff mette subito in mostra un suono di grande bellezza e una tecnica di prim’ordine che gli consentono di penetrare a fondo le incredibili sfumature del periodare di Debussy, in ciò splendidamente coadiuvato da Frölich, con il quale intesse un incalzante dialogo espressivo che scolpisce con efficacia le forme classicheggianti di questo lavoro.

È poi la volta della celebre Sonata in la minore D821 “Arpeggione” di Franz Schubert (vale la pena di ricordare che quest’anno cade anche il 190° della sua morte). Qui l’atmosfera cambia completamente con il violoncello di Hülshoff che prende una sonorità più calda e il pianoforte di Frölich una dimensione improntata ad una maggiore intimità, esaltando la dimensione più squisitamente cameristica di Schubert, quello che veniva suonato nelle serate con gli amici, le famose schubertiadi. L’atmosfera che i due virtuosi sanno creare è quindi di una grande intimità che il pubblico pare apprezzare moltissimo, a giudicare dagli applausi. Intimità che si prolunga, comunque, nei successivi Cinque Lieder per violoncello e pianoforte di Schubert, in cui i due propongono una trascrizione di alcuni fra i più celebri Lieder di Schubert (An die Musik, Der Neugierige, Nacht und Träume, Der Wanderer e Die Forelle), in cui viene esaltata anche l’inesauribile vis melodica del compositore viennese.

Applausi scroscianti salutano la fine della prima parte del concerto.

La seconda parte della serata vede l’esecuzione della celebre Sonata per violoncello e pianoforte in la minore op.36 di Edward Grieg. Sonata dal respiro quasi sinfonico per sonorità e dimensioni, dura circa mezz’ora, viene affrontata dai due con una lettura a dir poco appassionata fin dall’iniziale Allegro agitato. In questo lavoro di grande respiro i due sanno seguire con estrema musicalità il pensiero musicale sotteso a questa pagina, rendendolo con rara efficacia. Il dialogo fra i due strumenti è qui intenso, serrato e connotato da un incalzare continuo di temi, colori e situazioni diverse. In tutto questo complesso mondo Hülshoff e Frölich si muovono con l’autorevolezza dei grandi interpreti regalando al pubblico un Grieg di grande pathos.

Alla fine gli applausi scroscianti e le numerose chiamate al proscenio convincono i due a concedere un bis con Graziela y Buenos Aires del violoncellista furlo-argentino Josè Bragato.

Sergio Zolli © instArt

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