“Il sogno di una cosa – Pasolini in Friuli” (Rai, 1976), per la regia di Francesco Bortolini. primo dei tanti documentari girati sulla vita di Pier Paolo Pasolini dopo il suo assassinio avvenuto il 2 novembre 1975, sarà proiettato venerdì 13 dicembre, alle 20.45, nella Sala Roma di Valvasone Arzene, a cura del Circolo culturale Erasmo di Valvason in collaborazione con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini e con il patrocinio del Comune di Valvasone Arzene. Il periodo considerato – accadeva per la prima volta – è quello degli anni friulani trascorsi a Casarsa e a Versuta, fra il 1943 e il 1949. Prendendo spunto dal romanzo omonimo di Pasolini, in cui viene raccontata l’epopea delle lotte dei contadini friulani nel dopoguerra per l’applicazione del “Lodo De Gasperi”, Francesco Bortolini, il regista, ripercorre attraverso numerose interviste, sia gli anni trascorsi nel paese della madre Susanna, sia la vicenda storica cui si ispira il romanzo.
Queste testimonianze di amici, compagni di partito, allievi di scuola, hanno il grande merito, nella loro spontaneità, di restituirci un ritratto di Pasolini inedito e sincero.
Le lotte contadine vengono ricordate da Mario Lizzero, dirigente comunista di Udine e da Bruno Francescutto allora giovane manifestante; Giuseppe Susanna rievoca, invece, l’esperienza di Pasolini come segretario della sezione di San Giovanni di Casarsa del PCI. Il Pasolini pedagogo trova una conferma di prima mano nelle testimonianze di Tonuti Spagnol, allievo dell’Academiuta a Versuta, e di Francesco Scodellaro, suo studente a Valvasone quando insegnò fra il 1947 e il 1949 alla scuola media. Di grande immediatezza il racconto di Ernesta Bazzana che ospitò in una stanza della propria casa a Versuta Pasolini e la madre Susanna fra il 1944 e il 1946 quando sfollarono per il timore dei bombardamenti angloamericani. Il processo avviato per i “fatti” di Ramuscello – ricordati dall’amico pittore Giuseppe Zigaina – comportò l’espulsione dal partito e il licenziamento dalla scuola chiudendo nel gennaio del 1950 con la fuga a Roma assieme alla madre il periodo friulano del poeta.
Le riprese, durarono circa un mese e si svolsero nell’autunno del 1976 – l’anno del terremoto in Friuli – e furono effettuate nei luoghi della memoria pasoliniana fra Casarsa e Versuta, San Giovanni e il Tagliamento, San Vito e Valvasone. Fu trasmesso nel novembre di quell’anno sul secondo canale; Natalia Ginzburg, sul “Corriere della Sera” del 26 novembre del 1976, scrisse: «Il documentario è onesto e sobrio e privo di ogni intonazione commemorativa: si potrebbe perfino pensare, al vederlo, che Pasolini fosse ancora vivo».
Ingresso libero.

Comunicato Stampa

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