É facile trovare in rete “Pictures at an exibithion” documento live di Emerson, Lake & Palmer, riproposizione dell’omonima opera di Mussorgsky, croce e delizia per detrattori e fan del progressive rock dei Settanta. Lì si può vedere il tastierista Keith Emerson aggirarsi, con qualche esagerazione teatrale, tra le tastiere, per rielaborare in chiave personale le partiture del compositore russo. Erano gli anni settanta della prosopopea scenica di certi gruppi che immettevano componenti classiche in una struttura rock. Ai tastieristi di queste band ( Emerson, Wakeman, Banks e co.) ho pensato, quando è comparsa, nella serata di giovedì 6 luglio, sul palco di Sexto ‘Nplugged Hania Rani, musicista e compositrice polacca di studi classici, circondata da tastiere, intenta a destreggiarsi tra sintetizzatori analogici, uno Steinway & Sons, un piano elettrico ed altro. Per fortuna la giovane artista si preoccupa della sostanza dei suoni e non è dedita agli onanismi sinfonici dei tastieristi sopracitati. Proprio con con lei è partita l’edizione 2023 di Sexto ‘Nplugged, la diciottesima, e lo ha fatto nel segno dell’elettronica, un genere che in Friuli soffre una sorta di accantonamento rispetto ad altre musiche, nonostante anni fa la scena underground fosse di un certo rilievo.

Retouched by DOMINIK HERMAN

L’aperitivo sonoro lo ha offerto il salottino di Sexto Lounge, che nel pre (e anche nel post) concerto ha ospitato il dj set di FLUX: suoni alieni, droni (musicali), note di tastiere, found voices, hanno accompagnato i drink e le chiacchiere degli astanti, senza disturbare, nonostante l’apparente osticità di certe tracce sonore. Ottima selezione, non finiremo mai di lodare questi dj set al femminile. Ad aprire in Piazza Castello invece ci ha pensato invece Bad Pritt, al secolo Luca Marchetto da Padova, musicista proveniente dal post rock, ma ora dedito ad una mistura che rimescola suoni ed attitudini di certa elettronica anni ottanta e novanta, qualche riferimento cinematico ( del resto con quel nome …) e tenui melodie che ogni tanto hanno fatto capolino tra le pieghe di un sound a tratti cupo. Il set di Marchetto è filato abbastanza liscio, pur con qualche cedimento che ha generato sparuti sbadigli tra i meno abituati a tali sonorità, e sostanzialmente, pur non entusiasmando, non è dispiaciuto. Non siamo ai livelli del corregionale Gigi Masin, ma la formula può produrre qualcosa di eccellente. Livello già raggiunto dala headliner della serata Hania Rani: la sua performance a Sesto al Reghena, ha dimostrato, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la maturità raggiunta e la padronanza di uno stile peculiare.

Shooting Bad Pritt 2022

La musicista e compositrice polacca ingloba infatti in una sorta di unicum tre anime musicali: una derivante dagli studi classici, una pop ed una vicina alla kosmische music tedesca dei settanta. Tre componenti apparentemente inconciliabili (aggiungiamoci anche un po’ di Philip Glass), che, come abbiamo visto e sentito in Piazza Castello, si sono fuse e completate a vicenda grazie al talento ed al rigore della Rani. Partita con un loop di tastiere che ha riportato alla mente certi Tangerine Dream, per poi passare a sovrapposizioni di pianoforte e synth, la Rani ha subito ammaliato il pubblico, dimostrando una tecnica incredibile ed un trasporto quasi totale ai suoni da lei prodotti. Nella scaletta del concerto hanno trovato spazio alcuni brani nuovi dal disco in uscita “Ghosts”. “Ho affrontato paure, mi sono immersa in cose che mi spaventano ma allo stesso tempo inconsciamente mi seducono”riferisce sul suo sito e lo ha spiegato bene cantando “ Dancing with Ghosts” brano del disco che la spinge su pregevoli coordinate cantautorali, nobilitate da una intensa interpretazione vocale. Per il resto Hania veleggia con tocchi magici di piano, incanta con suite evocative ed immaginifiche. Il muro sonoro, in cui si sono intrecciati vari brani del repertorio ( Buka, la suggestiva Komeda 3, Don’t break my heart, Leaving tra gli altri), creato dalla compositrice ha gradualmente sedotto il pubblico che le ha tributato una lunga (e forse per lei inaspettata) ovazione. Degna conclusione di un bellissimo concerto sotto un cielo di stelle ed in una suggestiva location.

Daniele Paolitti – instArt 2023 ©

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