Ottimo afflusso di pubblico all’Aula Magna di Palazzo Antonini, ieri, per assistere alla Conferenza-concerto del duo formato dal violoncellista Giuseppe Barutti e dal pianista Edoardo Bruni organizzato, nell’ambito della Stagione 2018/’19 dell’Accademia di studi pianistici “Antonio Ricci”. In programma due sonate per violoncello e pianoforte che sono fra loro intimamente connesse, perché la prima delle due in esecuzione è composta dal pianista che suona stasera, cioè Edoardo Bruni, che durante la presentazione di apertura descrive con accuratezza la struttura della sua sonata, composta a soli vent’anni, ed ammette di essersi ispirato a Brahms,  spiegando, inoltre, la complessa struttura del sui brano, che ha tutti e tre i movimenti nello stile della forma-sonata. Il tardo romanticismo di questa sonata appare evidente all’ascolto per l’intensità dialogica che instaura fra violoncello e pianoforte, nell’uso delle dinamiche, dei rallentando e dei diminuendo, dei crescendo e dei diminuendo che colloca questo lavoro in una posizione molto simile a quella che vennero a trovarsi i lavori di Rachmaninov: musica moderna ma che mantiene l’ispirazione e la forma di quella del passato, in particolare di quella Romantica.  Pur essendo un lavoro giovanile, la sonata di Edoardo Bruni, si distingue per la freschezza delle idee musicali che la compongono e la compattezza formale. Tale sonata è arricchita, inoltre, dalla splendida voce del violoncello di Giuseppe Barutti che mostra al pubblico della Ricci la sua grande tecnica, sorretta da una commovente musicalità.

Dopo una breve esposizione della sua struttura formale, è la volta della Sonata n. 1 in mi minore per violoncello e pianoforte di Johannes Brahms, musicista definito da Bruni come passionale ma con il culto della forma. Qui, complice la scrittura – d’altra parte è un mostro sacro della musica di fine Ottocento – il suono del violoncello si fa ancora più intenso. Il dialogo con il pianoforte è serrato e l’intonazione è priva di smagliature. l’Allegro non troppo è una costruzione fantastica basata sulla forma – sonata dove, in mezzo a rallentamenti e ad accelerazioni del ritmo i due non smarriscono mai il filo conduttore del brano. Il successivo Allegretto quasi Minuetto è di impareggiabile eleganza, mentre nell’Allegro che chiude questo capolavoro, è più che evidente la citazione del tema dell’Arte della Fuga di Bach. Un’esecuzione emozionante quella dei due virtuosi che viene salutata da caldi applausi finali, compensati, a loro volta, da un bis con il Largo della Sonata di Chopin.

© Sergio Zolli per instArt

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