Il secondo concerto della stagione 2018/19 degli Amici della Musica al Palamostre, ha visto due grandi protagonisti della scena concertistica italiana: il violinista trentino Franco Mezzena e il pianista mantovano Stefano Giavazzi. Di grande interesse il programma, che spazia da Beethoven a Maurice Ravel.

Dopo le presentazioni e le comunicazioni di servizio di Luisa Sello è la volta dei due concertisti, che aprono la serata con la splendida Sonata in fa maggiore op.24 “La Primavera” di Ludwig van Beethoven, lavoro che spicca per dolcezza e luminosità nella produzione del maestro di Bonn. Qui l’attacco di Mezzena è, come si conviene, dolcissimo e il dialogo con il pianoforte di Giavazzi è denso di quella musicalità d’insieme che s’instaura quasi naturalmente fra due musicisti dal rapporto consolidato: spontanea e gioiosa. Ma nel prosieguo dell’ascolto dell’Allegro si percepisce un certo squilibrio fra il pianoforte e il violino, nel senso che quest’ultimo appare soverchiato dalla sonorità del primo. Può essere un fatto legato alla particolare sonorità del Palamostre, piuttosto avara in verità con tutta quella moquette alle pareti, ma l’impressione di un violino deboluccio resta. Certo, la tecnica è brillante, l’intonazione priva di smagliature, ma il suono… Comunque, non mancano le emozioni, che un brano così bello dispensa a piene mani.

Il primo tempo del concerto si chiude con Three pictures of Hassidic life di Ernst Bloch autore ebreo di origine svizzera, la cui opera, come in questo caso, si rifà a stilemi del folklore ebraico. Stilemi che sono ben rilevati nella bella esecuzione che i due virtuosi danno di questi tre brevi pezzi.

La seconda parte del concerto è tutta dedicata a Maurice Ravel e si apre con la sua Sonata per violino e pianoforte, nella quale possiamo ammirare un Mezzena molto più rinfrancato nei confronti del pianoforte. Il dialogo fra i due appare infatti molto più equilibrato che in Beethoven. Belle le sonorità dell’Allegretto e nel Blues si sente tutta la colorata cantabilità di Ravel, che diventa virtuosismo spinto nel Perpetuum mobile. L’interpretazione dei due è di valore assoluto e affascina il pubblico degli Amici.

Le emozioni però continuano con la celebre Tzigane, della quale Franco Mezzena, in particolare perché è da solo per buona parte del brano, dà un’interpretazione trascinante per virtuosismi tecnici e coloritura del suono.

Alla fine, visto il successo, i due virtuosi si concedono con ben due bis in cui eseguono Vocalise di Sergei Rachmaninov e una trascrizione per violino e pianoforte della colonna sonora del film Schindler List.

Sergio Zolli © instArt

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