Al Palamostre si respira aria nu-jazz. Due concerti di alta qualità che vedevano protagonisti i FourQ e Avishai Cohen.

FOURQ

Il gruppo nasce da un progetto del tastierista Henry Hey (David Bowie, Empire the Sun, Jeff “Tain” Watts) e del bassista Michael League (vincitore di un Grammy con gli Snarky Puppy). Sul palco del Palamostre oltre a Henry Hey ci sono il chitarrista Chris McQueen (Snarky Puppy, Foe Destroyer, Bokanté) il batterista Jason ‘JT’ Thomas (RH Factor di Roy Hargrove, Marcus Miller, D’Angelo) e il bassista Kevin Scott (Wayne Krantz , Jimmy Herring, Col. Bruce Hampton). Suscita subito grande interesse questa compagine newyorkese che esegue magistralmente i brani del suo repertorio con notevole gusto e pulizia di suono, a parte quello del chitarrista del quale non sono riuscito ad apprezzare totalmente la tecnica e il suono, ma che comunque fa il suo. Brani dalle dinamiche precise, a onde sonore che dal pacato raggiungono intensità e volume per poi ritornare alla calma. Sembra un po’ come quando ci si trova in sala prove prima di iniziare a suonare, dove si mescolano ritmi e sonorità casuali che sono frutto della creatività istantanea dei musicisti mentre scaricano i loro pensieri in note. Tornando ai FourQ posso riconoscere un equilibrato mix di stili in ogni singolo brano. Psichedelico, funk, fusion, rock, ska, jazz, swing e tanto altro. Vista la tendenza odierna a non creare un solo stile nelle proprie produzioni musicali, loro sono perfettamente in linea con la tendenza. Piccola nota, il batterista è superlativo. La band ha suonato per un ora e mezza circa e ha raccolto da subito il consenso del pubblico presente caratterizzato dalla presenza di numerosi giovani due dei quali, seduti vicino a me, mi hanno sfondato i timpani a forza di fischi per il gradimento. Bello questo entusiasmo giovanile nell’ascolto di un genere molto particolare, fa ben sperare nell’assunzione di una coscienza musicale giovanile orientata alla qualità.

AVISHAI COHEN

Esteta musicale, questo artista ci trasporta nel suo “1970” il nuovo lavoro presentato in prima nazionale proprio qui al Palamostre per Udin&Jazz. È come ogni prima che si rispetti, i guai tecnici sono sempre in agguato. Così inizia la lunga battaglia con gli auricolari che però non intacca la splendida performance dell’artista e dei suoi amici sul palco. Una performance di alto livello quella eseguita da Cohen & friends, che ha saputo far suo uno stile musicale fondendo sonorità di diverse culture. Il mondo armonico arabo pervade il teatro al primo brano, mescolandosi a modern style, mi ricorda Sting in certi punti, quindi vi lascio immaginare la qualità sonora del tutto. Un concerto che trasporta ad ogni brano tra cori e suoni molto moderni, contaminazione del jazz che non lascia l’amaro in bocca. In fondo parliamo di un artista che ha avuto trascorsi con Corea e quindi l’assorbimento dal maestro è inequivocabile, ma la bravura a renderlo personale è talento. Spazio allora all’espressione personale di Cohen che tra Contrabbasso e Basso elettrico, orchestra e guida la sua compagine attraverso questo viaggio sonoro che culla il pubblico per un ora e mezza immergendolo totalmente nella musica. Al di là di stili o tendenze, sul palco del Palamostre la band onora la “Musica”, con il suo potere, la sua capacità di catturare l’anima e l’immaginazione ed il suo modo espressivo garbato. Un bellissimo concerto quello di Avishai, un grande grazie per aver portato la sua musica a Udine.

Un sentito grazie anche a Euritmica e a Giancarlo Veliscig per la spettacolare serata offerta, insieme a una piccola postilla personale.
Anche La Musica ha stili diversi come le amministrazioni, ma una guida esperta trova sempre la via giusta per il bene “Comune”.

© Massimo Cum per instArt

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