Alla parola folk o folkloristico (anche con la c) si è dato negli anni un significato di semplice, di popolare in senso approssimativo, poco professionale e, alla lunga, poco interessante e quasi mai spettacolare: colpa delle tradizioni locali troppo ‘dimesse’? degli apprendisti coreografi? delle motivazioni dei protagonisti? Certo è che se non collegati ad occcasioni festiaiole, tali spettacoli difficilmente trovano un vero pubblico che non sia solo di parenti e vicini di casa o che, addirittura, paghi un biglietto per lo…spettacolo. Si potrebbe obiettare che non si tratta di professionisti ma di dilettanti, di giovani e meno giovani che vogliono vivere un’esperienza di gruppo, riproporre quello che i loro padri e nonni hanno proposto nel tempo e, perché no, anche fare delle gran belle gite negli scambi con altre similari organizzazioni, un modo onesto di divertirsi prima ancora che di divertire. Questa fotografia della situazione locale, un po’ amara, pesa enormemente quando si viene a contatto con gruppi stranieri, europei o dagli altri continenti, che lo fanno professionalmente, che su un materiale popolare e tradizionale sanno innestare preparazione fisica e ideare soluzioni coreografiche che trasformano il tutto in arte e spettacolo, grande spettacolo.

Premessa lunghissima (forse troppo, ma il confronto fra ‘noi’ e ’loro’ brucia un po’) per parlare del concerto-spettacolo tenuto dall’ensemble siberiano Chukchi sabato 9 giugno al Kulturni Dom di Gorizia grazie ai concomitanti interessi di due manifestazioini, “Across the Border” del Kulturni Dom di Gorizia in collaborazione con l’omologa associazione di Nova Gorica e la Cooperatiova Maja e “NordSudEstOvest:Quanta Musica!” del Folk Club Buttrio, che si sono avvalsi di questi artisti grazie alla presenza del balletto al grande festival internazionale “Lo Spirito del Pianeta” che si tiene da alcuni anni a Chiuduno (Bg) all’inizio di giugno.

Nella sala goriziana, affollata come nelle migliori occasioni, i sei musicisti e i dodici ballerini non si sono assolutamente risparmiati nell’impegno e nella voglia di ben figurare nonostante la temperatura fosse anni luce da quella della loro terra, quella parte di Siberia che si affaccia sul Mare di Bering, all’estremo nordest russo, di fronte alla punta occidentale del Canada. In quella parte del mondo, così diversa dalla panciuta area equatoriale e così raggruppata vicino al polo da riuscire a malapena a distinguere est da ovest, si è percepito subito che se fossero nati pochi chilometri più in là li avremmo chiamati Nativi americani e che la loro cultura sciamanica, i riti e le danze non sono poi così diverse fra loro, tutt’altra cosa dal dire russi e americani tout court. Quanto bene potrebbe fare alla convivenza anche la latitudine!!!!

Spettacolo diviso in due parti, terra e acqua; quella della caccia, dell’amore, della competizione, della renna, da un lato, e quella del mare, dei trichechi, degli uccelli marini e dei pescatori. Si può ben immaginare i tanti momenti spettacolari nel corso dell’ora e un quarto di esibizione: nella prima parte, gare di abilità fra uomini, nel ballo acrobatico (grande scuola e grande tradizione quella russa), nei duelli con i bastoni, nella gara di tamburi, nei riti dello sciamano; nella seconda il corteggiamento fra gabbiani, la lotta della barca contro le avversità marine, la sfida del gabbiano contro le onde in burrasca ed altro ancora, il tutto inframezzato da brani musicali dove gli unici strumenti erano grandi tamburi a cornice, sonagli e lo scacciapensieri, ma anche importanti voci femminili, talvolta in preziose armonie, tal’altra in suoni gutturali e in momenti di diplofonia assimilabile a quella delle popolazioni mongoliche. Spettacolari le coreografiche e le ‘architetture’ coreutiche che in più momenti hanno scatenato prolungati applausi del pubblico entusiasta, che alla fine del concerto non sa saputo rinunciare ai preziosi oggetti di artigianato portati dagli artisti ed alla preziosa chiavetta USB con oltre due ore di spettacolo video ed altrettante audio che il balletto ha predisposto per l’occasione.

Curiosa ‘coda’ al concerto anche la disponibilità degli artisti di ricevere domande dal pubblico, grazie alla traduttrice che ha affiancato nei ringraziamenti il direttore del Kulturni, Komel, e il presidente del Folk Club, Miconi, un piccolo e gradito ‘doposcuola’ dopo la grande lezione del concerto.

Una serata trionfale e poi via nella notte in pullman (ah sì, a proposito, per arrivare qui da noi hanno dovuto fare ben nove ore di voli interni russi e poi in pullman dalla Bielorussia, il tutto per farci conoscere ed apprezzare le loro tradizioni e la loro maniera, moderna e antica insieme, popolare ma elegante, di conservarle e valorizzarle. Ed ecco che torna quel filo di malinconia di cui sopra……

InstArt © Mickey

Nelle foto amatoriali di Comuzzi, Conti, Inghisciano e Jan K, che ringraziamo, alcuni momenti dello spettacolo

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