In questi tempi di barbarie e di crassa ignoranza, vedere l’impegno delle piccole associazioni musicali che riescono a proporre al (poco) pubblico della cosiddetta “musica classica” delle stagioni di concerti bene articolate e, magari, anche con una forte valenza sociale ed educativa, non può fare altro che suscitare la nostra approvazione e il nostro rispetto. Quando poi riesce a presentare al pubblico anche qualche artista di grande levatura, ma sconosciuto ai più, allora la nostra approvazione e il nostro rispetto, si tramutano in ammirazione. Sì, perché è facile chiamare una star pagandola cifre principesche, il difficile è trovare un artista valido, ma sconosciuto.

Questo è ciò che è successo ieri sera a Villa de Claricini Dornpacher a Bottenicco di Moimacco, dove il pianista Andrea Rucli, nell’ambito della Stagione Contrasti – Angeli e demoni – il limite e il sublime, una rassegna nata in collaborazione con Amnesty International contro la tortura, ha presentato al pubblico degli aficionados dell’Associazione Gaggia, il pianista Carlo Michini. Si tratta di un artista sconosciuto che nella vita si è adattato a fare l’insegnante di scuola media, ma di straordinarie doti pianistiche, che lo mettono a livello di pianisti protagonisti del ristretto circolo dello star system della classica. Solo un musicista come Andrea Rucli poteva scovare un simile talento!

Carlo Michini ha presentato al pubblico della Gaggia nel recital dal titolo Dante, Petrarca e il simbolismo russo in musica, un programma che definire difficile è un eufemismo. Il giovane virtuoso teramano ha, infatti, eseguito una prima parte di programma dedicata al più demoniaco fra i compositori, Franz Liszt, del quale ha suonato Funérailles, tratto da Harmonies poétiques et religieuses III, S173, Tre sonetti del Petrarca e Après une lecture de Dante “fantasia quasi sonata”.

Bisogna dire che fin dalle primissime battute di Funerailles il pubblico viene stregato dalla maestria di Michini, perché non solo è dotato di una tecnica mostruosa, ma dimostra un assoluto controllo del tocco, un raffinatissimo uso delle sonorità ed una musicalità che gli consente di gestire i momenti più meditativi con commovente lirismo. Il suo è un Liszt atletico, di un virtuosismo quasi muscolare, ma anche lirico, meditativo, poetico e molto altro ancora, ma le parole non sempre sono sufficienti per descrivere le emozioni suscitate dal Liszt di Michini. Il successo di questa prima parte è strepitoso.

Pochi minuti di pausa e si ricomincia con la Fantasia in si minore op. 28 del più visionario dei compositori russi, Akexander Skrjabin, altro brano di grande impegno virtuosistico, e con il Mephistophelian Waltz op. 69 e la Suggestione diabolica n.4 di Sergei Prokif’ev. Questo finale di concerto è un crescendo di emozioni che si susseguono e si amplificano fino al liberatorio applauso finale di un pubblico quasi stremato da tanta bellezza e bravura.

Alla fine Carlo Michini prolunga il piacere della sua musica con due bis in cui esegue lo Studio n. 1 op 19 e un Valzer di Chopin.

Sergio Zolli © instArt

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