Eliana Cargnelutti, chitarrista, compositrice e cantante friulana non si ferma mai. Svolge un’intensissima attività live con diverse formazioni e anche collaborazioni internazionali, ma il suo progetto focale resta la sua personale produzione musicale. Gli album Love affairs (2013), Electric Woman (2015) e Girls with guitars (sempre del 2015, registrato assieme alle musiciste americane Heather Crosse e Sadie Johnson) avevano già messo in luce il suo talento. Il suo ultimo e recente album “Aur” (oro, in lingua friulana) è stato subito oggetto di grande attenzione delle riviste specializzate, che hanno accolto l’album con recensioni molto positive. Le dieci tracce che compongono Aur, tutte firmate da Eliana, sono cariche di energia e contengono stili espressivi eterogenei, che partendo dal mondo del blues (I don’t know, Love letters) percorrono le strade dei padri dell’hard rock come i Black Sabbath e i Deep Purple (Breathe again, Diablo’s fire, I won’t change), nuove riletture stile Black Keys (Who is the monster?), il reggae – rock (Smoke in your eyes) per passare alle ballate (Alone, I swear). Il tutto introdotto da una traccia strumentale cupa e inquietante dal titolo ChaosneroLa formazione che ha registrato Aur è di prim’ordine e l’intesa con Eliana è immediata, si sente a pelle. Michele Bonivento (hammond, tastiere), Simone Serafini (basso) Carmine Bloisi (batteria), ai quali si aggiungono per l’occasione Francesco Minutello (tromba) e Giovanni Masier (sax), interpreta con estrema accuratezza i brani, conferendo all’album un sound molto incisivo e mai fuori dalle righe. Da sottolineare la presenza di diversi special guests, tra i quali Ana Popovic e Eric Steckel. Recentemente Aur (disponibile in formato CD e presente nelle più diffuse piattaforme digitali) è stato anche prodotto in formato LP 33 giri, una grande soddisfazione e una bella occasione per i fan di Eliana. Sono stati pubblicati diversi video di ottima fattura tra i quali segnaliamo sicuramente Who is the monster, Smoke in your eyes e I don’t know.

L’attività concertistica di Eliana Cargnelutti è ricca e, come dicevo, varia. Oltre al progetto principale (Eliana Cargnelutti Band) ci sono i gruppi Strange kind of women, Living Dolls, Blue Ruin, 3Play acoustic Trio. Ho incontrato Eliana proprio al termine di una delle sue tante date live e così è nata questa chiaccherata.

Ciao Eliana, innanzitutto, sei contenta di come è stato accolto dalla critica il tuo ultimo album Aur?

Ciao a te e a tutti coloro che ci leggono! Il mio ultimo album Aur mi sta dando molte soddisfazioni, sia in Italia che all’estero, ho cercato di fare davvero del mio meglio, sia come produzione musicale che come lavoro di fotografia, estetica e stampa finale. Per la prima volta il mio lavoro è uscito anche in versione vinile, ciò ha incuriosito molto i miei migliori fan e io ne sono completamente gratificata.

Quanta energia ha richiesto registrare l’album considerata l’intensità delle tue esibizioni live, che ti hanno portato a collaborazioni con tanti artisti e quindi a fronteggiare un gran numero di repertori musicali?

Ho registrato l’album a settembre 2020, in meno di una settimana, con i musicisti che volevo e nello studio che volevo (Il motore dell’auto, lo studio di registrazione di Elisa a Fiumicello, UD). Successivamente, per tutto il mese di ottobre, ho avuto modo di lavorare sulle parti vocali e registrarle separatamente, assieme ad alcuni assoli di chitarra sovraincisi e ad alcuni suoni particolari aggiunti in post, quali il theremin, i synth e l’arrangiamento semi orchestrale di I Swear. Ricordo che per tutto l’autunno mi svegliavo alle 8.30, tempo di far colazione e mi recavo in studio, dove registravo fino alle 13, poi dopo un veloce pranzo al sacco correvo nelle scuole di musica per insegnare chitarra ai miei allievi dalle 14 alle 20, poi rientravo a casa a cena e lavoravo al computer fino all’una di notte per ripassare ciò che avrei registrato l’indomani mattina in studio…e così per più di un mese…no stop. Aur è stato pubblicato ufficialmente il 7 maggio 2021, ma era già pronto da gennaio. Ricordo di aver passato il capodanno a mixare i brani assieme il mio fonico di fiducia Francesco Marzona. Aver impiegato il periodo del covid nella produzione e nella promozione di Aur è stata la miglior cosa che potessi fare, poiché ho avuto eccezionalmente del tempo libero, visto che i concerti live hanno subìto un importante stop… e soprattutto perché è stato per me come una catarsi, un poter cercare, trovare e aggiustare molte parti di me.

Eliana Cargnelutti e Simone Serafini

Quando hai scritto le canzoni che compongono l’album e, in generale, quando ti capita di comporre?

Ho iniziato a fare le pre produzioni delle canzoni ad aprile 2020, in pieno lockdown. Avevo alcuni testi pronti (Alone, Diablo’s fire), alcuni riff (I won’t change), alcuni ritornelli già funzionanti che mi risuonavano in mente (Breathe again, Smoke in your eyes) … ma gran parte delle canzoni sono state composte in quarantena, la sera, soprattutto Love Letters e I swear, uscite una dopo l’altra come un fiume in piena… mentre due mesi dopo, a prove con la mia band, sono nate I don’t know e Who is the monster… 

Ho scelto di non collaborare più con la mia vecchia etichetta tedesca Ruf Records per questo mio novo lavoro, bensì di auto produrlo da sola, con tutti gli oneri e i problemi annessi. Ho scelto personalmente le persone con cui lavorare, i luoghi dove registrare le musiche ed ho impiegato tutto il tempo necessario per poter agire al meglio, valutando bene qualsiasi situazione. Non è stato facile, ma sicuramente ho potuto aggiungere un tassello in più alla mia capacità gestionale e decisionale.

Secondo la rivista Rock Nation Aur è la tuo opera più matura e compiuta, sei d’accordo?

Sicuramente è un CD molto sentito, denso, maturo e molto vario, come spesso sono i miei lavori ed anche i miei show. Ringrazio lo staff di Rock Nation, poiché hanno fin da subito creduto in me, amo tanto la Toscana e coloro che da là mi inviano il loro supporto! Certo, per Aur ho quasi consumato quasi tutte le mie forze e la mia creatività, ho dato il massimo, ho dovuto valutare e mettere in discussione ogni mia decisione sull’album, ma ho avuto le giuste persone a darmi forza e sento di aver raggiunto esattamente ciò che volevo.

Sei legata a uno o più brani in particolare di Aur?

Se devo proprio sceglierne uno, allora dico che Alone è la mia canzone preferita, anche se non la suono quasi mai live, ma sono molto soddisfatta anche delle sonorità di Who is the Monster e Breathe Again!

Come collocheresti Aur all’interno della tua personale collezione artistica?

Lo inserirei esattamente sotto la C di Cargnelutti perché catalogo tutti i CD partendo dal cognome, quindi sono tra Clapton e i Caravan, non male eh?! Scherzi a parte, trovo che Aur sia molto maturo, e non lo dico perché è il mio “ultimo figlio nato”, bensì perché davvero mi rappresenta a 360°, quello che sentite sono io, le mie storie, le mie gioie, i miei dispiaceri, la capacità di mettermi in gioco, la simpatia, la fragilità, la simpatia e la sfrontatezza.

Se dovessi scegliere un hit dell’album, io opterei per “Who is the monster”. Ci racconti come è nata la canzone?

Who is the monster è nata a prove da un mio riff di chitarra… a volte negli attimi di pausa tra una canzone e l’altra inizio a suonare dei groove o dei riff sulla mia sei corde, senza saperne il perché… e semplicemente a volte nei tempi morti canto anche delle melodie per scaldarmi/schiarirmi la voce, e ricordo che in quella precisa occasione il riff dell’intro della canzone nacque proprio da un improvvisazione di chitarra e voce assieme, ho cantato e suonato la melodia dell’intro. Il pezzo era nato come uno shuffle blues, cosa che secondo me è ancora, solo con delle sonorità leggermente più moderne, che secondo me strizzano l’occhio alle Larkin Poe ai Rival Sons. Il testo è una storia, vera o finta che sia, sicuramente una storia che andava raccontata, con tutta la sua energia, positiva e negativa.

Una domanda (quasi) ineludibile. L’album è uscito dopo un periodo difficile per tutti, in tutto il mondo. La pandemia ha messo a dura prova anche il mondo della musica. Come hai vissuto personalmente questa fase particolare?

Lo stop ai concerti è iniziato con il 7 marzo 2020 per noi musicisti, forse nelle città più grandi anche prima. Ricordo di essere riuscita a completare la mia tournée inglese e francese giusto in tempo. All’inizio della pandemia, un periodo di pausa era quasi benvenuto, infatti ho iniziato subito a leggere, scrivere e comporre, ma poi noi categoria dei musicisti abbiamo iniziato a capire che sarebbe stato l’inizio di un brutto anno per noi tutti. La fase “live” del nostro lavoro è fondamentale, non solo economicamente, ma anche per un fatto di sfogo di energie e di ricerca di nuove percezioni. Ad oggi sono passati quasi due anni e, nonostante il governo abbia stanziato dei fondi per i lavoratori dello spettacolo, i concerti continuano a saltare e molti di noi si vedono lo stipendio più che dimezzato. Io mi sono concentrata molto sulla didattica, anche online, ho molti allievi… ed ho provato il canale degli eventi online, uno al mese, da casa mia. E’ stato molto importante riuscire a mostrare una performance musicale (in acustico) ai miei fan che vivono all’estero, lo hanno molto apprezzato. Non potevo e non volevo assentarmi. Inoltre ho dovuto lavorare molto per l’uscita e la promozione del mio CD, nel mentre ho comprato casa e, insomma, per fortuna io sono una persona che sa sempre come tenersi impegnata, che ha sempre qualcosa da fare e che non riesce ad annoiarsi mai.

Il tuo stile chitarristico è molto eterogeneo, eclettico. Potresti raccontarci il tuo percorso e quali sono i tuoi principali riferimenti artistici?

Fin da quando ero bambina ho militato in vari cori, cantavo molto, poi a 7 anni ho intrapreso gli studi di tastiera e a 9 anni ho iniziato ad abbracciare la chitarra. Grazie a mio fratello, a casa ho potuto ascoltare molto musica rock ed appassionarmi al genere, infatti a 11-12 anni suonavo già la ritmica in una tribute band dei Metallica, nella quale suonavo con una chitarra elettrica non mia.

A 14 anni, nel pieno della mia Glam-era adolescenziale, ho avuto la fortuna di vedere un DVD di Stevie Ray Vaughan e mi sono innamorata della musica blues. Dopo la scuola superiore mi sono diplomata al Conservatorio Jazz di Ferrara e ho firmato con la mia prima etichetta discografica italiana a 21 anni. Se dovessi citare 5 delle mie influenze sicuramente direi: Scott Henderson, Stevie Ray Vaughan, Bruce Springsteen, Joe Bonamassa, Aerosmith.

Come è nata la tua collaborazione con Ana Popovic?

Ana Popovìc l’avrei inserita nell’ultimo elenco della domanda precedente! Lei è stata la prima chitarrista donna europea ad aprirsi un mercato in America suonando blues. Nata in Serbia, ha vissuto e studiato ad Amsterdam, è salita su tutti i palchi europei, per poi trasferirsi negli States a suonare la sua musica nei festival ed ora anche a viverci (a Los Angeles). Da lei ho imparato molto: la tenacia, la dedizione, la costanza, la conduzione di una band e del proprio spettacolo. Anche lei ha iniziato la sua carriera con la mia etichetta tedesca Ruf Records… solo che l’ha fatto tanti anni prima di me, e per me è sempre stata un grande esempio. Forse l’unica dimostrazione reale che si potesse avere in Europa. L’ho sempre seguita nei suoi show italiani, abbiamo fatto amicizia ed è stato ovviamente il coronamento di un sogno averla ospite sul brano I don’t know del mio nuovo album.

Mi sento di dire che per un’artista del tuo calibro l’Italia non offre il massimo e spesso la tua musica è più apprezzata all’estero, anche come opportunità di esibizioni live. Mi sbaglio?

Sì, se avessi voluto rimanere in Italia avrei scelto di cantare in italiano, oppure semplicemente di aprire una pizzeria poiché avrei avuto più successo! Invece i miei ascolti, il mio istinto, i miei sogni e la mia passione per i viaggi, mi hanno spinto verso nuovi territori, verso la scoperta di abitudini e lingue diverse, verso mondi sconosciuti e musiche inesplorate. Da quanto avevo 8-9 anni avrei voluto viaggiare all’estero e portare tutte le diverse parti di me a nutrirsi di universo!

Assieme agli amici di InstArt, ti ringrazio per la chiacchierata!

Grazie InstArt, auguro a tutti voi che il 2022 vi porti ben più di ciò che desiderate!

Links utili: https://www.elianacargnelutti.com

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