Il tema della magia è stato il fil rouge che ha caratterizzato il concerto che la scorsa sera sera, per la stagione 2018/’19 della Fondazione Bon di Colugna, ha animato il Palamostre con un pubblico veramente numeroso. Protagonisti della serata dedicata al ricordo di Ferdinando Rosset, storico sostenitore della fondazione Bon, l’Alliage Quintett (Daniel Gauthier al sax soprano, Miguek Vallés Mateu al contralto, Simon Hanrath al tenore, Sebastian pottmeier al baritono e Jan Eun Bae al pianoforte) e la celebre clarinettista Sabine Meyer.

Il programma proposto oltreché sulla magia, che ne è il filo conduttore, è basato, ovviamente, sull’uso di brani rigorosamente trascritti per questa particolarissima formazione strumentale.

La magia è da subito protagonista con The Fairy Queen Suite di Henry Purcell, nella straniante trascrizione per quartetto di sax col pianoforte, dove il pubblico ha subito modo di rendersi conte del valore dell’Alliage Quintett, ensemble di suono molto compatto e omogeneo che rende con molta suggestione l’affascinante trama della scrittura di Purcell.

Le suggestioni favolistiche trovano un’ulteriore conferma, e sviluppo, nella trascrizione del celebre Apprenti Sorcier di Paul Dukas (chi non ricorda la versione nel cartone animato Fantasia di Disney?) per quartetto di sax con pianoforte e clarinetto. Qui possiamo ammirare il virtuosismo della Meyer, che col suo clarinetto intrattiene un serrato dialogo con l’ensemble intessuto di autentico virtuosismo, caratteristica, peraltro, non solo sua ma di tutto l’ensemble.

Dopo due danze tratte dai 5 pezzi per due violini e pianoforte di Dimitri Šostakovič, il tema favolistico di riaffaccia in Scaramouche di Darius Milhaud, dove, effettivamente, gli indiavolati ritmi sudamericani del Vif iniziale e del Brazileiras finale danno modo alla Meyer di mostrare tutta la sua bravura, con una esecuzione che lascia tutti a bocca aperta per virtuosismo, bellezza di suono e nitore esecutivo.

La seconda parte della serata si apre con un’integrale dell’Oiseau de Feu di Igor Stravinskij, che affascina il pubblico per la caleidoscopica tavolozza coloristica che lo caratterizza. La trascrizione per questo ensemble non fa perdere nulla alla scrittura di Stravinskij, né in termini di difficoltà esecutiva, né in termini di brillantezza. Anzi, si potrebbe quasi dire che l’esecuzione di questo capolavoro trascritto per un ensemble ristretto rispetto all’originale orchestrale, presenti una più accentuata verve ritmica che ne accentua l’aspetto fauve.

Dopo l’esecuzione della trascrizione dei tre brani residui dei 5 pezzi per due violini e pianoforte di Dimitri Šostakovič, il concerto si chiude sulle note delle celebri Danze Polovesiane tratte dall’opera Il Principe Igor di Alexadr Borodin. Anche qui non si può non essere ammaliati dalla bravura degli interpreti ed in particolare da Sabine Meyer, che con la sua grande musicalità ed eccelsa tecnica profusa con estrema nonchalance, sa stupire ed affascinare, anche se è grazie alla bravura dell’ensemble che può esprimersi con tale pienezza.

Si conclude così fra applausi calorosissimi questa bellissima performance di Sabine Meyer e dell’Alliage Quintett che, visto l’entusiasmo del pubblico udinese, concede un bis con America, tratta dal West side story di Leonard Bernstein.

Sergio Zolli © instArt

Fotogallery Angelo Salvin ©

 

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