Il Premio Pordenone Musica 2018 conferito al grande pianista Alfred Brendel dimostra come una serie di illuminate scelte di politica culturale possano portare una piccola città di provincia come Pordenone a raggiungere livelli di assoluta eccellenza. Questo è stato il tenore degli interventi del presidente del Teatro Verdi di Pordenone Giovanni Lessio, del sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani e, soprattutto, del vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello durante la cerimonia di conferimento del Premio Pordenone Musica ad Alfred Brendel. Premio celebrato da un concerto di livello veramente internazionale che ha visto protagonisti i giovani della Gustav Mahler Jugendorchester diretta da Vladimir Jurowski e la partecipazione della violinista Lisa Batiashvili, che hanno proposto un impegnativo programma tutto centrato sul Novecento, con musiche di Lutoslawski, Szimanovsly e Debussy.

La lunga serata inizia con la Sinfonia n.1 di Witold Lutoslawski, uno dei più significativi compositori polacchi del XX secolo, che compose questo lavoro, nella classica struttura a quattro movimenti, fra il 1941 e il 1947. Lavoro che si mantiene fedele a una concezione tonale classica riprendendo anche schemi compositivi tradizionali come la forma sonata (nell’Allegro giusto, il primo tempo e il Finale), lo scherzo (il terzo movimento Allegro misterioso) e la canzone tripartita (il secondo tempo Poco adagio). La Gustav Mahler, qui presente con organico rafforzato, affronta questo impegnativo lavoro con una freschezza che solo la giovane età dei suoi componenti può suscitare. Il suono dell’orchestra è bello in ogni sezione, l’intonazione assolutamente priva di smagliature, la conduzione ritmica, grazie al precisissimo gesto di Jurowsky, priva di cedimenti, gli inserimenti solistici di precisione millimetrica. Su tutto, una conduzione orchestrale, quella di Jurowsky, assolutamente straordinaria. Il suo gesto è estremamente esplicativo e preciso e rivela una profonda conoscenza della partitura e, soprattutto, una grandissima capacità comunicativa. Nulla gli sfugge, non un attacco, non un crescendo o un rallentando. Il suo gesto riesce a tradurre visivamente la musica.

Dopo gli applausi che salutano la fine di questa sinfonia, è poi la volta del Concerto n.1 op.35 di Karol Szimanowsky che vede l’intervento della solista Lisa Batiashvili. Questo concerto è suddiviso in due momenti, Vivace assai e Vivace scherzando, strettamente intrecciati fra loro al punto che questa composizione potrebbe essere pensata come un poema sinfonico con violino obbligato, a causa non solo della forma, ma anche della ricorsività del materiale tematico che informa di sé tutta la composizione. Materiale tematico che si realizza in uno stretto rapporto dialettico fra il violino solista, una splendida Lisa Batiashvili, e l’orchestra sotto l’attenta bacchetta di Jurowsky. Batiashvili che incanta il pubblico con il suono, bellissimo, la tecnica, straordinaria, e la musicalità che mette in campo in questa difficilissima pagina, fino all’apoteosi della cadenza posta alla fine del primo movimento, dove esibisce una perfezione da togliere il fiato. Grandissimo è il successo della Batiashvili che concede, dopo molte rentrée, un bis con la Marche tratta dall’Amore delle tre melarance di Sergej Prokof’ev.

La seconda parte del concerto è tutta dedicata, nella ricorrenza dei cento anni dalla sua scomparsa, a Claude Debussy, del quale l’ensemble esegue Images pour orchestre. Qui la Mahler, come tutte le grandi compagini orchestrali, cambia completamente il suono rispetto a quello che aveva nei brani precedenti, diventando più eterea e, talvolta, insinuante. Diviso in tre parti (Gigue, ispirata alle antiche danze inglesi, Par les rues et par les chemins, dedicato alla primavera francese e Iberia, ovviamente, al folklore spagnolo), Images appare all’ascoltatore come una serie di composizioni in cui Debussy dà libero sfogo alla propria fantasia coloristica con una strumentazione variopinta e un’ispirazione compulsiva che talvolta indulge, come in Par les rues et les chemins ad esempio, nel descrittivismo, ma che più spesso, vedi in Iberia, si basa sulla reinterpretazione di stilemi popolari attraverso il filtro del linguaggio colto. In Images la Mahler rende con ammirevole musicalità la ricchezza della tavolozza coloristica di Debussy, cesellando con grandissima precisione quell’indeterminatezza ritmica che la caratterizza, assieme alla infinita serie di sfumature che ne costituiscono la fisionomia. Il tutto sotto la stretta sorveglianza di un Jurowsky che, forse qui più che altrove, appare come il motore esecutivo di questa macchina delle meraviglie che è la Gustav Mahler Jugendorchester.

Il successo dell’esibizione è travolgente con applausi scroscianti e un pubblico entusiasta per una esibizione indimenticabile.

Sergio Zolli © instArt

 

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