I centri commerciali, di solito, sono definiti “non luoghi”, strutture dove il tempo si ferma e tutto diventa uguale, dove il “global” prevale sul “local” e la spersonalizzazione, l’uniformità, l’omologazione regnano sovrane … Ecco: per chiunque volesse una smentita a questo pensiero, chiunque volesse “far pace” con il concetto di centro commerciale, si metta pure in macchina e raggiunga “Atrio” a Villaco! 

Siamo a due passi dall’Italia (pochissimi metri dopo il confine) e nell’epoca in cui i muri sono caduti e la civiltà globale è quella (o almeno dovrebbe essere quella) del futuro, be’: qui non possiamo che sentirci perfettamente europei e godere dei lati migliori dello “stereotipo” dell’Austria.

 All’entrata – già ariosa e luminosa di suo – ci accoglie uno spazio gigantesco, pienissimo di luce, perimetrato da vetrate molto ampie che lasciano intravvedere le montagne innevate (meraviglioso paesaggio). La luce artificiale è talmente neutra che si confonde alla perfezione con quella che entra da fuori: non affatica gli occhi e riscalda. Ed è un ottimo inizio! 

Sarà che sicuramente anche il Natale gioca il suo ruolo di festa, ma le fantastiche illuminazioni, tra alberi e addobbi, danno una sensazione insieme di gioia e di calore. Fuori di retorica, qui tutte le decorazioni sono curate e ordinate, le luminarie non chiassose né pretenziose. Insomma … piacevolmente “austriache” (come nei migliori luoghi comuni!).

Le travi che sostengono la struttura sono in legno. In bellissimo legno. E dove non c’è il legno c’è la pietra: quella vera, quella grigia e grezza. Panchine, simpatiche sedute a forma di animale, sculture e strutture decorative parlano di natura. Non si vedono cliché plastificati o cartelloni uguali a mille altri.

La mappa calpestabile su cui i bambini, all’entrata, trovano disegnata tutta la Carinzia in 3D è momentaneamente coperta, ma l’abbiamo vista altre volte e dà una bellissima sensazione. Pare di potersi tuffare su quelle montagne, viene voglia quasi quasi di sentire con le mani se sono veramente ruvide e rocciose come sembrano.

Il primo sguardo ci fa subito capire che anche chi non ha il dono dell’orientamento non corre alcuni rischio di perdersi (che per un centro commerciale così vasto è cosa non ovvia). Ogni negozio ha la sua targa (uguale per tutti: un ordine davvero rassicurante): ce ne sono oltre 90, molti dei quali IMMENSI! … eppure non si soffre di alcuna sensazione di eccesso.
Anche la targhetta dell’orario strappa un sorriso. DOMENICA CHIUSO. Eh già, come una volta qui in Italia. Non c’è bisogno di aprire il giorno di festa. Ci si organizza e si lasciano in pace le famiglie di chi lavora … dunque si può, e non sono certo i 150 km che ci separano dall’Austria a fare la differenza. Tutto un fatto di “testa”, di impostazione, di priorità.

Al piano terra ci sono le capanne dei mercatini d’Avvento: anch’esse in legno, tutte uguali, curate e piene di ogni prodotto d’artigianato del luogo. Ce ne sono a decine, strapiene. Per noi è stato impossibile rinunciare alle calze fatte a mano (alcune addirittura con le suolette di pelle, che diventano comode ciabatte) e il miele della Carinzia: un cucchiaino e ti rimette al mondo!

E gli oltre 90 esercizi stabili del centro, tutti agghindati a Natale, lavorano alacremente ma senza nevrosi. Anche questo è differente … non ci sono visi isterici, non grandi sorrisi forzati. Tutto fluido, scorre nella giovialità e nella discrezione. La pulizia è praticamente perfetta, la cura dei dettagli fa scordare di essere in un luogo così grande e frequentato.

La carrellata dei negozi non è utile in questa sede … ce n’è di tutti i tipi e per tutte le “tasche” (sul sito tutto è spiegato con dovizia di particolari) e ci sono mille blog dove se ne parla. 

Ci piace fermarci soltanto su due-tre luoghi che ci hanno veramente colpito.

Il primo è l’Interspar (la stessa Spar che si trova ovunque in Friuli Venezia Giulia). Sono metri e metri quadrati in perfetto ordine, con scaffali pienissimi di ogni ben di Dio, con un reparto carni e salumi da leccarsi i baffi (frigoriferi pieni di wurstel e patè di carne!) e profumi di spezie che inebriano e sanno di buono. 
La cosa che colpisce è che ci sono tante persone che arrivano con le proprie teglie, le proprie terrine e si fanno mettere proprio lì le carni e le pietanze da acquistare. Un vassoio sulla bilancia rispetta l’igiene e non si consumano plastica né alluminio. Mai vista prima una cosa del genere … e l’impatto ambientale a lungo andare si vede e si sente!
E lì vicino c’è il ristorante (proprio quello dell’Interspar) con la cucina a vista dove si possono mangiare ottimi pasti, offerti proprio con le materie prime del supermercato. Provare per credere: sembra una delle nostre migliori trattorie!



L’altra sosta che ci ha lasciato senza fiato è il negozio degli abiti tipici, Zillertaler Trachtenwelt: pieno zeppo di centinaia di modelli di Dirndl e Tracht, uno più bello dell’altro. Una cosa da perdercisi dentro. Colori, stoffe magnifiche, ricami degni delle nostre migliori nonne. Anche i più moderni abiti (pur lontani dai costumi tradizionali) hanno quel tocco speciale che li riconduce alla tipicità del territorio. 
E l’interno, anche quello è straordinario: curatissimo, i tavoli in legno massiccio, l’arredo essenziale ed imponente. I commessi, naturalmente gentilissimi. 
E non possiamo che prenderne atto: la moda tirolese e carinziana (quella delle popolazioni rurali dei piccoli paesi) è BEL LIS SI MA! 
Elegante, con tessuti splendidi (lino, cotone, lana cotta, raso), accessori fatti a mano e tanta cura nella sartoria. Guarda al passato? Sì, certo. Ma con amore sincero e grande gusto.

Per il resto: le catene di abiti a buon prezzo (da H&M a Oviesse), le boutique su larga scala, gioiellerie, profumerie, negozi d’intimo, ristoranti per ogni gusto, catene celebri (Happy Socks, Sergent Major, lo Swatch Store, Intimissimi) … ad arrivare a 90 c’è l’imbarazzo della scelta. 

E meno male che c’è quel paradiso di Planet Lollipop – lo spazioso e ricchissimo parco giochi per i bambini, con tanto di animatori professionisti, dove i nostri ragazzi hanno passato un paio d’ore tra giochi, salti e disegni … altrimenti non avremmo potuto prendere appunti, osservare, goderci l’atmosfera del luogo. 

L’angolo della curiosità finisce qui … con l’auspicio di aver restituito un po’ di sensazioni positive e di entusiasmo; e di aver reso giustizia a una visione più salutare ed umana del “fare commercio”, che ultimamente non è certo così ovvia.

Clara Giangaspero © instArt

 

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