Sabato 31 agosto al Teatro Comunale di Polcenigo, ore 18

LEONARDO: LETTURE E RIFLESSIONI MUSICALI
OVVERO “I FINITI POSSIBILI DI UN SOFFIO” NELLA MUSICA
DAL DIO PAN AL NOVECENTO
Dialogo su mito, ingegno e suono fra
ROBERTO FABBRICIANI e MARCO MARIA TOSOLINI
 
                Non è un caso che il Dio Pan – unico Dio che muore – sia il Dio, però, vivente proprio perché, nonostante l’aspetto caprino antropomorfo, a dispetto della sua bruttezza, irrisa inizialmente dagli Déi a cui Dioniso lo presenta, riesca ad immagare tutti con il suono del suo flauto (una syrinx, a piccole canne verticali) e a far dimenticare il suo aspetto. Un grande insegnamento ci viene (come sempre) dal mondo classico antico dove la parole greca Téchne significa, sì, “tecnica” ma in una accezione più profonda della nostra, fino a giungere a completamento espressivo con “disvelamento della verità”. Una verità sia progettuale che fattuale che conferisce all’ingegno una dimensione di sacralità. I “pontefici” di Numa Pompilio, “costruttori di ponti” erano considerati uomini sacri, così come i fabbri, forgiatori di metalli, presidiati da Efesto (Vulcano, per i latini, Oggun per la civiltà Yoruba). Leonardo da Vinci rappresenta una gigantesca metafora della civiltà occidentale con tutta la suggestione di derivazione classica che ci fornisce la cultura rinascimentale. E non è un caso che, nell’infinita indagine multidisciplinare che percorse nella sua vita, la musica e la progettazione e costruzione di strumenti musicali avessero svolto un ruolo di straordinario rilievo.
                Fa anche piacere ricordare che proprio in queste terre agiscono e operano due fra i maggiori esperti europei di costruzione organologica quali Mario Buonoconto e Paolo Zerbinatti, dove Buonoconto ha ricostruito proprio uno speciale piccolo organo leonardesco.
                Nella mitologia classica gli archetipi strumentali sono la lira (piccola arpa, dunque cordofono) che simboleggia l’onda liquida che genera la vita, dunque femminile e l’aerofono (Aulòs, flauto di Pan et similia) che indica l’attivazione del soffio vitale, cioè il padre, il maschile.
Aria-cielo-padre e acqua/terra – madre sono gli immortali archetipi rappresentati da queste due aree strumentali.
                Dal dialogo fra Fabbriciani e Tosolini emergerà questo percorso poi reso percepibile dal viaggio nella Storia del Musica attraverso gli Infiniti possibili di un soffio che il grande interprete ci proporrà.
                Dal barocco veneziano di Vivaldi al classico tedesco-viennese di F.A. Hoffmeister, dalla nuance senza tempo di Debussy al genio dello sperimentatore Varése, dagli ingegni italiani di altissimo profilo di Berio, Maderna e Donatoni allo stile immortale di Johann Sebastian Bach,  Roberto Fabbriciani disvelerà la sorprendente versatilità espressiva del flauto, padre archtipico del soffio vitale cui lo stesso interprete dedica una propria composizione.
Programma
 
A. Vivaldi                  La Primavera (trascrizione di J.J. Rousseau, 1775)
F.A. Hoffmeister      Variazioni su temi di Haydn e Mozart (1800)
C. Debussy                 Syrinx (1912)        
E. Varèse                    Density 21,5 (1936)
L. Berio                      Sequenza I (1958)
B. Maderna                Cadenza (aus: Hyperion, 1962)         
R. Fabbriciani           Due preludi a due canzoni (1976)     
F. Donatoni                Midi (1989)     
J.S. Bach                    Toccata e Fuga in Re minore BWV 565 (trascrizione di R. Fabbriciani, 1985)
Comunicato stampa
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