Si è riunito come ogni anno a Fiumicello il popolo Giallo con cui “Giulio ancora fa cose”. A otto anni dal brutale omicidio di Stato, la famiglia Regeni, Irene, Paola, Claudio e tutta la gente che gli vuole bene continuano a chiedere “Verità e Giustizia” non solo per il loro figlio ma, come è stato detto durante l’incontro, per tutti i Giulio e le Giulie d’Egitto che soffrono e non sono liberi di esprimere le loro opinioni per le angherie di un paese governato con il pugno di ferro, tra soprusi e torture, da una giunta militare e da un dittatore feroce come Abdel Fattah al-Sisi.
È stato bello vedere ancora una volta tanta gente stringersi attorno alla famiglia, ma soprattutto testimoniare la fedeltà agli autentici valori democratici; è stato persino commovente vedere tante belle persone del paese e di tutto il Friuli camminare fianco a fianco per le vie durante la fiaccolata e per il flash mob durante il quale, in un’indovinata coreografia, “Tutti i nodi sono venuti al pettine”.
Il simbolo delle celebrazioni, come sempre disegnato dal bravissimo Lorenzo Terranera, quest’anno è un gomitolo di lana gialla con molti bandoli che fanno capo a tantissime persone, ad ognuno di noi. Sono tanti fili che si intersecano in un’unica matassa, come le storie di tutti fanno parte di quell’unica trama cui tutti apparteniamo.
Tutto questo fa venire in mente ‘o gnommero delle considerazioni del commissario Ingravallo ne “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di Carlo Emilio Gadda:
“Le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo.”
L’atroce omicidio di Giulio non ha una sola causa, ma è il risultato di una rete criminale di responsabilità che non riguarda solo gli efferati esecutori materiali. Colpevoli sono anche le istituzioni come le nostre che per calcolo economico e politico sostengono dittature feroci come quella egiziana che non hanno il minimo rispetto per la vita umana. Colpevoli sono tutti quelli che rimangono indifferenti davanti a crimini di questa portata.
Come diceva Antonio Gramsci: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.”
Tutti i partecipanti alla serata, organizzata dall’Amministrazione Comunale di Fiumicello Villa Vicentina (UD) e dal collettivo Giulio Siamo Noi con la famiglia Regeni e l’avvocata Ballerini, dopo un’intensa giornata di iniziative, si sono ritrovati al palazzetto del pattinaggio di Fiumicello per concludere degnamente, rilanciando la voglia di continuare a cercare la “verità giudiziaria” che riconosca responsabilità, connivenze, depistaggi e la pusillanimità non solo di Al-Sisi, ma anche del nostro paese che, a livello istituzionale, a parte alcuni casi virtuosi, è stato reticente e riluttante, quasi a non voler infastidire uno dei primi partner commerciali del nostro paese soprattutto per quanto riguarda il commercio di armi.
Come ha ricordato, durante la serata Paola, la mamma di Giulio, la cosa più avvilente in questi otto lunghi anni, è
stato proprio l’ininterrotto flusso di armamenti che si sono spostati dall’Italia verso l’Egitto, per un colossale giro d’affari cui il nostro paese ha sacrificato diritti, valori democratici e perfino l’incolumità dei propri cittadini.
Tra il porto di Trieste e quello di Damietta in Egitto è stato recentemente stabilito un protocollo d’intesa come punto d’arrivo di un grande accordo commerciale che stabilisce la creazione di una cosiddetta “autostrada del mare” con tempi di percorrenza di sole 70 ore, ufficialmente costituita per le merci deperibili, ma nei fatti, ideale per la compravendita e la distribuzione di sistemi d’arma tra i più complessi e letali.
Il caso più vergognoso di questo turpe commercio è quello delle due fregate italiane classe Fremm, costruite da Fincantieri per la Marina italiana assieme ad altre otto, ma in seguito svendute al regime di Al-Sisi per 990 milioni di euro a fronte di un costo complessivo pagato dai contribuenti italiani di 1,2 miliardi. Una perdita secca di più di 200 milioni di euro che sembra nascondere un qualche raggiro sul quale speriamo la magistratura possa far luce. (fonte, Il Fatto Quotidiano del 22/03/2021)
Non sembri una divagazione, ma senza conoscere quanto di losco interviene tra il nostro paese e l’Egitto, non riusciremo mai a farci un’idea di quale rete si sia stretta attorno al collo del povero Giulio.
Stockholm International Peace Research Institute SIPRI è un istituto indipendente impegnato in ricerche su conflitti, armi, strategie e disarmo. Creato nel 1966, il SIPRI fornisce dati, analisi e raccomandazioni basati su fonti aperte a politici, ricercatori, media e pubblico interessato.
L’istituto pubblica attualmente una sinossi con la produzione e l’esportazione di armi nel mondo.
Per quanto riguarda l’Italia, il nostro paese registra una tradizionale insofferenza verso queste tematiche, nei fatti tra il 2018 e i 2022 l’Italia ha registrato un incremento di esportazione di sistemi d’arma.
E dove vendono le aziende made in Italy? Medioriente, soprattutto. Il Qatar è il principale paese (24% delle nostre esportazioni), l’Egitto il secondo (23%) e a seguire la Turchia (12%). Tutti paesi che presentano problemi di assenza di diritti civili e in alcuni casi sono pure protagonisti di conflitti molto sanguinosi (come Ankara in Siria o in Turchia).
Risultati che faranno certamente sorridere il ministro della difesa Guido Crosetto, che spinge per far entrare l’Italia nel ristretto club del 2% (i paesi che spendono il 2% del pil in spese militari). (fonte Nigrizia 13/03/2023)
Nel nostro paese ci sono molti modi, a volte opposti, di ricordare chi ci ha lasciati anche in circostanze davvero spinose e tragiche. Negli scorsi giorni ha suscitato grande sdegno la solita, becera manifestazione squadrista in ricordo della strage di Acca Larentia. In quel caso un migliaio di neofascisti salutò i loro camerati alzando il braccio destro nell’infame saluto romano.
Esiste però anche un modo civile, propositivo e democratico di ricordare chi ci ha lasciato, senza perdere di vista gli autentici valori di condivisione, libertà e giustizia; proprio così è stata la serata per Giulio a Fiumicello e ancora una volta il dolore della famiglia e di tutti ha fatto sbocciare il fiore vigoroso di un futuro di pace e di giustizia nel quale nessuno dovrà aver paura di dire la propria opinione o di interrogarsi su scomode verità.
A condurre la serata nell’insolito ma suggestivo spazio della pista di pattinaggio così caro alla comunità dii Flumisel/La Villa, il giornalista Giuseppe Giulietti, già parlamentare indipendente e sindacalista, che si è sempre speso per le battaglie di libertà ritenute scomode dagli apparati democratici solamente a chiacchiere.
Giustamente Giulietti ha ricordato i tanti giornalisti che nel corso degli anni si sono battuti fino all’estremo sacrificio per portare a conoscenza dei cittadini e documentare con scrupolo le tante verità che si vogliono celare, con particolare riguardo a Lucchetta, Ota, D’Angelo dei quali ricorre il trentennale dalla morte a Mostar.
Il nostro paese da quando esiste la Repubblica è pieno di gravissimi misteri di stato che hanno causato lutti e tragedie immense rimaste in gran parte impunite, dalla strage di Portella della Ginestra a piazza Fontana, dalla strage di Ustica a quella dell’Italicus e altre ancora. A causa di questi tragici eventi centinaia di persone sono scomparse o sono state assassinate dai poteri occulti e deviati dello Stato. Non lo suggerisce alcuna forma di “complottismo” a provarlo ci sono migliaia di pagine di sentenze passate in giudicato, di analisi di commissioni d’inchiesta che hanno dato vita a documenti inoppugnabili come: “Luci sulle stragi. Per la comprensione dell’eversione e del terrorismo” di Giovanni Pellegrino (Lupetti-Manni ed. 1996)
È proprio così che noi tutti dovremmo considerare l’efferato omicidio di Giulio Regeni che non è per nulla solo un affare di famiglia come più volte si è cercato di derubricare, ma un vero e proprio attentato alla nostra dignità nazionale, una violazione della legislazione internazionale e un atto di deliberata e sconsiderata aggressione e oltraggio nei confronti di un paese sovrano che non può permettere che un suo cittadino venga massacrato impunemente.
Tra i tanti momenti significativi quello del collegamento in diretta con la trasmissione “Il Cavallo e la torre” di Marco da Milano che ha intervistato senza retorica i genitori di Giulio. Per l’occasione anche il cavallo simbolo della Rai era illuminato di giallo.
Molto rilevanti anche gli interventi di alcuni studenti delle scuole medie costituitisi in una giunta comunale ombra con lo scopo di controllare e proporre a quella “vera e adulta” soluzioni e interrogazioni sulle tematiche valoriali con un occhio particolare alle tematiche ambientali.
Anche loro hanno voluto ricordare l’importanza della vicenda del loro compaesano Giulio Regeni nel quale possono riconoscersi e riflettere. Le realtà scolastiche della zona si sono impegnate in un laboratorio su Giulio che aveva per titolo: “La Strada dei Sogni”. Le opere dei rgazzi vertevano sulla più cruciale delle domande sia per i piccoli, sia per gli adulti: “Quali sono i nostri sogni?” Spesso ci dimentichiamo che “Sognare è un diritto che spetta a tutti” e che vivere in comunità significa “condividere sogni, felicità e gioia” ed è proprio quello che è stato rubato a Giulio con la vita.
Importante anche il contributo di alcuni studenti del collegio del mondo Unito di Duino, un tempo frequentato con profitto dallo stesso Giulio sotto la ferma convinzione che “la conoscenza rende liberi”.
In questo ultimo anno, come è stato ricordato, ci sono state importanti novità per quanto riguarda la vicenda giudiziaria: la corte costituzionale il 27 settembre 2023 ha stabilito che il processo vero e proprio sarebbe potuto cominciare anche in assenza degli imputati. Un’eccezione alla legge italiana, per cui i processi non possono partire senza la notifica degli atti agli imputati, che è stata decisa vista la gravità del caso e la mancata collaborazione da parte del regime egiziano.
La notizia che tutti aspettavano è che il 20 febbraio prossimo riprenderà il processo ai quattro agenti dei servizi
segreti di Al-Sisi imputati di lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato.
Questo primo insperato traguardo giudiziario è stato dovuto prima di tutto al grande valore del coraggio e della tenacia della famiglia Regeni ma anche alla straordinaria determinazione e professionalità dell’avvocato Alessandra Ballerini che continua a battersi perchè non si accontenta di niente di meno che della verità, perchè nel termine responsabilità, che è quella che tutti noi dovremmo prenderci, è contenuto il significato di “impegnarsi a rispondere a se stessi e agli altri delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano”. Il caso di Giulio non è un caso isolato e, come ha ricordato anche l’ambasciatore Luigi Vignali, rischia di essere preda di chi tenta sempre di sfigurare la verità in continuità con una parola che fa orrore: Ragione di Stato sul cui patibolo insanguinato sono stati sacrificati molti, troppi nostri concittadini e fratelli.
La serata è stata scandita da tanti altri incontri e messaggi. Molto intensi gli interventi di Ottavia Piccolo che ha citato Anna Politkovskaja; Lella Costa che nella sua lunga teoria di riferimenti e citazioni ha recitato anche una stupenda breve poesia di Emily Dickinson posta all’ingresso del cimitero di Lampedusa dove vengono sepolti i migranti che perdono la vita in mare:
“Provare lutto per la morte di chi non abbiamo mai visto implica una parentela vitale fra l’anima loro e la nostra. Per uno sconosciuto gli sconosciuti non piangono.”
Anche se non lo abbiamo conosciuto direttamente Giulio Regeni è nostro fratello, figlio, amico. In un altro universo dove non esiste il male ognuno di noi avrebbe potuto incontrare Giulio Regeni.
Come hanno raccontato le parole di un ragazzo egiziano lette dai ragazzi del Collegio del Mondo Unito di Duino.
Ci sono stati ancora gli interventi del Presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti, messaggi di amici (Pif, Daniele Silvestri, Andrea Pennacchi, Alessandro De Marchi) di Roberto Fico, ex presidente della Camera dei Deputati che ha ricordato un suo incontro con Al-Sisi; ma non sono importanti i nomi e i titoli, l’importante è che tanta gente continua a voler ricordare e sostenere Giulio e la sua famiglia, tante persone che rendono il nostro futuro migliore, prima fra tutti, Marina Tuni che da anni spende le proprie forze per organizzare “filare e tessere” le matasse del popolo giallo a fianco della famiglia Regeni com’è stato sottolineato dall’avvocato Ballerini.
Siamo comunque sempre alla ricerca di una causa e dovremmo riflettere tutti ancora una volta sulle parole del Commissario Ingravallo che citavamo nell’esergo:
“Ma il termine giuridico “le causali, la causale” gli sfuggiva preferentemente di bocca: quasi contro sua voglia. L’opinione che bisognasse “riformare in noi il senso della categoria di causa” quale avevamo dai filosofi, da Aristotele o da Emmanuele Kant, e sostituire la causa alle cause era in lui una opinione centrale e persistente: una fissazione, quasi: che gli evaporava dalle labbra carnose…La causale apparente, la causale principe, era sì, una. Ma il fattaccio era l’effetto di tutta una rosa di causali che gli eran soffiate addosso a molinello (come i sedici venti della rosa dei venti quando s’avviluppano a tromba in una depressione ciclonica) e avevano finito per strizzare nel vortice del delitto la debilitata “ragione del mondo”. Come si storce il collo a un pollo.”
I Nu Voices Project di Rudy Fantin, che avevano dato musica alla serata, hanno concluso con il brano Hallelujah di Leonard Cohen e non poteva esserci niente di meglio per una battaglia che è appena iniziata, e allora: “Hallelujah per Giulio che continuerà a lungo a fare cose insieme a tutti noi!
Flaviano Bosco / instArt 2024 ©