This is real Le Voci dell’Inchiesta 11° edizione
Dall’11 al 15 aprile 2018 a Cinemazero, Pordenone
Mercoledì 11 aprile si apre l’undicesima edizione de Le Voci dell’Inchiesta
Si inizia con il Biagi ritrovato, accompagnato dall’intervento del suo collaboratore e amico Loris Mazzetti.
 
Grand Opening in compagnia del reporter di guerra Amedeo Ricucci, primo vincitore del premio Il coraggio delle Immagini – istituito dal festival quest’anno – e l’anteprima nazionale di Another News Story, in compagnia del regista Orban Wallace
Mercoledì 11 aprile si apre il sipario sull’undicesima edizione de Le Voci dell’Inchiesta – il festival di cinema del reale promosso e ospitato da Cinemazero (piazza maestri del lavoro, 3) e coordinato da Riccardo Costantini, realizzato con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e la partecipazione del Comune di Pordenone – con importanti appuntamenti già dalle 17.00. Si inizia infatti con un reportage di Enzo Biagi che il suo più stretto collaboratore e biografo, Loris Mazzetti, non ha mai visto e che commenterà a caldo in compagnia del pubblico. Jugend infatti raggiunse i tubi catodici del Belpaese in un assolato agosto del 1966, con un posizionamento di palinsesto che i malpensanti potrebbero imputare al suo contenuto. In questo reportage – che torna a rivolgersi al pubblico grazie alla donazione della pellicola da parte del Centro di Cultura “La Medusa” di Este (Padova), dove il maestro lo presentò 50 anni fa, e alla nuova copia curata da La Cineteca del Friuli e realizzata dal suo laboratorio digitale – Biagi intervista i giovani tedeschi all’alba del ’68, in una Berlino divisa dal filo spinato (non ancora dal muro), ma già alle prese con l’incombente fantasma del nazismo, con il sogno frustrato di una generazione che deve fare i conti col passato, decidere se e come sopravvivere al presente e sognare un futuro incerto.
Seguirà – sempre in collaborazione con il Circolo della Stampa di Pordenone e dell’Ordine dei Giornalisti FVG – l’anteprima nazionale di Living in Demmin di Martin Farkas (ore 18.00), che parte dai ricordi dei sopravvissuti alla tragedia di massa della cittadina di Demmin dove, dopo l’arrivo delle truppe sovietiche sul finire della Seconda Guerra Mondiale, oltre 900 abitanti si suicidarono, incapaci di accettare la fine del Reich, per il terrore di ritorsioni o come estremo gesto di rifiuto di una “dominazione comunista”. Un episodio che oggi è strumentalizzato da gruppi di neonazisti che si rivolgono nuovamente a giovani intrappolati in una morsa di crisi e disoccupazione, trovando terreno fertile per mitizzare un doloroso passato, riproposto “rivisto e corretto”, spogliato dell’orrore che lo caratterizzò.
Alle 18.15 (in sala Modotti) Due o tre cose che (forse non) so del ’68: il primo appuntamento con tre selezioni diverse sulle piccole/grandi rivoluzioni che in quell’anno chiave si svilupparono in vari e poco battuti angoli del mondo. La retrospettiva è curata da Federico Rossin, storico e critico del cinema che collabora con varie istituzioni internazionali, dal Cinéma du réel alla Cinémathèque française, che introdurrà le visioni.
L’Opening però è fissato per le 20.45, quando il mondo del giornalismo sarà doppiamente protagonista: sullo schermo con l’anteprima nazionale di Another News Story – presentato dal suo giovane e già acclamato regista Orban Wallace – e per il gran finale che vedrà Amedeo Ricucci, inviato di guerra che dal 1993 copre i più importanti conflitti nel mondo, ricevere la prima edizione del Premio Il coraggio delle immagini – reso possibile dal sostegno dell’associazione Il Capitello – che va ad aggiungersi ad una lunga lista di riconoscimenti, nazionali e internazionali. Graditi ospiti sono anche gli amici Gustav Hofer e Luca Ragazzi, che hanno scelto Le Voci dell’Inchiesta per presentare in anteprima assoluta il corto Isola Europa, una piccola poesia in immagini con cui i due documentaristi – Improvvisamente l’inverno scorso, Italy: love it or leave it, What is Left – hanno voluto ribadire uno dei valori fondanti dell’Unione Europea.
Orban Wallace nel suo documentario ha seguito i profughi siriani che, camminando per centinaia di chilometri, afflitti da privazioni e pericoli, attraversano l’Europa alla ricerca d’asilo. Ma non è un altro film sui migranti, non è su di loro che ha voluto concentrare la sua attenzione. Ha rivolto ai giornalisti la sua cinepresa, svelando il meccanismo di costruzione dell’informazione, le sue contraddizioni e, a volte, anche le immancabili ipocrisie che stanno alla base della narrazione di questo drammatico esodo.

comunicato stampa

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