L’ascolto di “Austria & Puttane”, il nuovo album di Marongiu e i Sporcaccioni ci proietta subito in un ambiente irriverente e demenziale. Ci troviamo in un’atmosfera che richiama band storiche affiancate in tempi recenti. perlomeno come stile, dai veneti Rumatera, che stanno attualmente raccogliendo un sorprendente successo. Marongiu & company, provenienti dalla cosiddetta bisiacaria, non temono le critiche dei benpensanti e raccontano le loro storie in dialetto bisiaco più o meno scapestrate spaziando dal rock al punk, dal tango al folk passando senza pregiudizi di sorta per il funky e il blues. Insomma, la regola è: “Non c’è nessuna regola”. Si respira tanta voglia di divertirsi e divertire. Basta leggere l’ auto-presentazione di Marongiu contenuta nel sito del gruppo http://marongiu.altervista.org per farsi un’idea del credo artistico di questo sodalizio:

“Troppo grezzo per gli intellettuali, troppo raffinato per i compaesani. Troppo stonato per i metallari, troppo blues per i punk rockers. Troppo rock’n’roll per i più estremi, troppo punk per i rockabilly. Troppo volgare per i bigotti, troppo allusivo per i pornografi. Conservatore per gli anarchici. Radicale per i conservatori. Intelligente pai stupidi. Mona pai intelligenti. Xe dura essar Marongiu”.

La formazione che suona nell’album è composta da Claudio Marongiu (voce), Andrea Farnè (basso), Michele “Kuz” Cuzziol (batteria), Enrico Granzotto (tastiere) e Alessandro Marocco (chitarre) ma ci sono anche alcuni ospiti: Gianni Perinelli, Franz Valtieri, Nicola Peruch, Don Antonio (anche produttore del disco) e Franco Beat.

Il disco è stato prodotto da Don Antonio Gramentieri ed è in promozione tramite l’etichetta veneta Grande V Records, quest’ultima fucina di gruppi che si esprimono in dialetto come Rumatera, Catharral Noise, il rapper Herman Medrano e i chioggiotti John See a Day.

L’ascolto dell’ultima opera di Marongiu e C. scorre con fluidità. Si parla di storie di confine, di donne, di vocazione al sesso facile, di tradimenti, di serate trascorse in bar e locali in cerca di avventure tra un eccesso e l’altro, senza mai un attimo di pausa. La divertente Cantante demmerda ci porta inevitabilmente nel mondo degli Skiantos e racconta di un cantante talmente scarso che rischia “di finire a Sanremo”. I brani spaziano nel mondo del rock e delle sue infinite varianti. Caìa parla di un taccagno egoista in un mondo fatto di egoismo: “Nessuno è giusto ma tu sei Caìa”. Insomma, sei il peggio del peggio! Femena twist è, appunto, un twist (direi vintage), con citazione a Ray Charles e tante allusioni talvolta anche esplicite al mondo del sesso. Austria e puttane è il brano che mi ha colpito di più. Rappresenta in modo molto eccelso, sotto forma di un convincente tango giocato con un bellissimo riff di tastiera e chitarre alla Marc Ribot, il desiderio di trasgressione del maschio del nuovo millennio.

“Austria e puttane / Lui ghe piase ‘ssai la sua donna / ma qua in Austria al trova trasgression / Compassion / Regression”. E ancora: “Anche Pavese, Carlo Bukowski e Mario Pignaton cercavano la loro chimera e trovavano pura ispirazione”

Cancio folk è una divertente ballata che mette in evidenza le ottime potenzialità a livello sonoro del dialetto bisiaco. Nella più classica tradizione canzonatoria il brano descrive le artefatte divisioni tra i diversi gruppi umani suddivisi in classi, provenienza e caratteri. Ci sono gli artigiani, i muratori, gli ottomani, i musulmani, i debitori, i direttori, i baruffanti e i friulani. Ma il protagonista afferma, con sicurezza: “Non so più a chi credere”.

Leccamoquette è un bel funky stile Red Hot Chili Peppers che racconta una storia di amori non corrisposti . Gli amici, con una sorta di tormentone, cercano di fare capire allo sciagurato che ha perso la testa per una donna dai gusti sessuali non coincidenti con le sue aspettative, che deve rassegnarsi nel modo più sincero e diretto : “Se ti ha fatto innamorare, sei proprio mona”.

L’album si chiude con Carneval, una canzone elegante e ben suonata, con tanto di fiati, che narra una vicenda tragicomica, finita nel peggiore dei modi.

Abbiamo incontrato Claudio Marongiu per una breve intervista.

Come è nata l’idea di creare un gruppo come il vostro? Potete fare un breve riassunto della vostra storia per i lettori di InstArt?

Sentivo che mancava un anello di congiunzione fra lo humor borghese e metropolitano di Elio e le Storie Tese e la dignità della provincia, con le sue storie piccole ma autentiche. C’ era inoltre questa fascinazione per il punk rock australiano e il blues primitivo –adottati entrambi più come poetica che come applicazione di moduli musicali- e la volontà di tradurli in un dialetto scarno come il nostro.

Non siete alla prima esperienza, avete sfornato diverse opere. Quali sono state le più belle
soddisfazioni del vostro percorso artistico?

Mettere il nostro penultimo disco nelle mani di un grande artista (Antonio Gramentieri) e – senza aspettativa né raccomandazione alcuna – apprendere che era disposto a dedicarci parte del suo tempo per produrne il seguito: “Austria & Puttane”. Un coraggio da leoni, il suo. Inoltre, iscriversi al concorso di Pordenone Blues e piazzarsi secondi su decine di altri artisti per due anni consecutivi, anche qui in maniera del tutto pulita, insperata e senza intermediari di sorta.

Com’è la scena musicale della Bisiacaria? C’è un po’ di movimento oppure no?

È una domanda comune cui sarei portato a risponderti che non esiste alcuna scena, ma gruppi più evoluti di altri. Noi siamo uno di questi, per incoscienza e goliardia.

Come tutti avrete sicuramente dei riferimenti artistici. Volete parlarcene?

Non è tanto una questione di nomi o generi, ma piuttosto di fattori di rischio. L’ arte va al contrario della salute, chi rischia molto si annichilisce ma contribuisce al suo progresso. C’è poi il rispetto della tradizione musicale, da non confondere con l’ assenza di sforzo creativo.

Il brano “Austria e puttane” mi è piaciuto molto, così anche il video che avete pubblicato su YouTube. Ci dite come mai vi è venuto in mente di scrivere un brano del genere?

È nato dal mio amore per la letteratura. Nella fattispecie, di quei racconti che parlano di solitudine. Quella della prostituta e quella del giovane ragazzo che ero. Pieno di speranze, via via sempre più condannato ad un silenzio auto imposto. Che è lo stesso che avvolgeva la stanza della laufhaus. Un silenzio mentale, quasi metafisico.

Possiamo definire la vostra musica “irriverente”?

Se è irriverente, lo è nella misura in cui c’è bisogno che lo sia. Mai in forma gratuita o interessata. Sempre per rispondere ad una necessità interiore.

Riuscite a trovare spazi e occasioni per suonare dal vivo oppure è un problema?

Ci riusciamo, pur consci che ne vorremo di maggiori, ma che la nostra proposta non è di semplice digeribilità.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

Scrivere e realizzare altri dischi e canzoni, sotto l’ egida di Don Antonio alla produzione e La Grande V Records alla promozione.

Come si possono acquistare i vostri dischi? 

Ai nostri concerti oppure a questo sito, in cui trovate anche le nostre magliette https://www.official-store.it/

Grazie Claudio, in bocca al lupo a te e a tutta la tua compagine artistica.

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