La scorsa sera gli udinesi hanno avuto il privilegio di assistere ad un autentico fenomeno naturale. Si esibiva, infatti, per gli Amici della Musica nella sala del Palamostre, il pianista Jörg Demus, appena tornato da una tournée in estremo oriente. L’eccezionalità risiede nel fatto che Demus è uno straordinario esempio di longevità artistica, perché ha ben 90 anni!

Qualcuno potrebbe pensare che, vista l’età, il programma sia piuttosto breve e tecnicamente leggero. Ma no, assolutamente! Si tratta invece di un programma lungo e difficile che il virtuoso viennese, per giunta, esegue su due distinti Steinway & Sons: uno nuovo, della concessionaria Steinway per il Friuli Venezia-Giulia di Lorenzo Cerneaz, e lo Steinway storico degli Amici della Musica, che fra poco verrà spedito alla casa madre per un restauro completo. Programma impegnativo, dunque, ma d’altra parte – e bisogna ricordarlo – siamo di fronte ad uno dei più significativi pianisti del XX secolo, che inizia con il Rondò il la minore K 511 di Wolfgang Amadeus Mozart suonato sul pianoforte storico. L’esecuzione di questo Rondò è di una sicurezza impressionante: Demus, che si presenta in pubblico con un incedere piuttosto lento, quando è sulla tastiera acquista una leggerezza inaspettata per un uomo della sua età. Certo, il suono è potente, forse troppo per Mozart (che sia colpa dello strumento?), ma l’agilità c’è tutta e compensa egregiamente regalandoci un’esecuzione di ammirevole coerenza stilistica.

Il Maestro si trasferisce poi sul pianoforte nuovo, dove esibirà per tutto il resto del concerto, per suonare i Drei Klavierstücke D 946 (in mi bemolle minore, in mi bemolle maggiore e in do maggiore) di Franz Schubert. Qui si sente l’intima affinità spirituale fra i due viennesi. Anche se a volte Demus appare un poco lezioso e non sempre leggero come dovrebbe, ma sa cogliere pienamente la dimensione cameristica di questo capolavoro schubertiano.

Il primo tempo del concerto si conclude con l’imponente Sonata n. 32 in Do minore, op. 111 di Ludwig van Beethoven. Qui il Maestro ci dà un saggio di interpretazione beethovenana: sanguigna, chiaroscurata ed eroica. Il Maestoso, con i suoi cupi accordi introduce un’atmosfera d’inquietante attesa che sfocia nell’impetuoso Allegro con brio ed appassionato . Tutto ciò è perfettamente descritto nell’esecuzione di Demus, che diventa di commovente lirismo nell’Arietta e nel’Adagio molto semplice e cantabile che conclude questo capolavoro della maturità di Beethoven.

La seconda parte del concerto è tutta francese e inizia con la Fantasia-Corale di César Franck, un brano di grande impegno tecnico e musicale, che il Maestro affronta con gran cipiglio e del quale dà, ad onta di qualche piccola smagliatura tecnica, un’interpretazione assolutamente convincente.

Il concerto si conclude con un omaggio a Claude Debussy, ad un secolo dalla sua scomparsa, del quale Demus esegue quattro piccoli brani tratti dal primo e secondo libro dei Preludi (La terrasse des audiences du clair de lune e La cathedrale engloutie), dalla seconda serie di Images (Poissons d’Or), e dalla Suite Bergamasque (Clair de Lune). Qui il Maestro cambia completamente stile e ci dà un saggio della sua versatilità con un tocco che, specie nella Cathedrae engloutie ed in Clair de Lune, rende con particolare pregnanza quel sapore particolare che ha la musica di Debussy, così eterea e sognante. Una bella esecuzione che viene salutata dal pubblico con calorosi applausi.

Applausi scroscianti che convincono il Maestro a concedere due bis, il Notturno in fa maggiore di Chopin ed una sua breve composizione.

Sergio Zolli © instArt

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