“Il Vangelo delle Beatritudini” è uno spettacolo forte, coraggioso, autentico. Al suo debutto nazionale nell’ultimo weekend di febbraio sul palco del teatro San Giorgio di Udine per la 37esima stagione di Teatro Contatto (una coproduzione Css Udine – Aria Teatro Pergine e il Patrocinio del Centro di Accoglienza “Ernesto Balducci” di Zugliano), la nuova creazione teatrale di Aida Talliente, ha incantato la platea di una sala stracolma in entrambe le repliche.

Aida Talliente è attrice e autrice di testi mai banali, ispirati da storie vere, di quotidianità, solitamente complicate, spesso dimenticate, a volte perdute in luoghi lontani. “Io non so scrivere – ha confessato nel partecipato incontro seguito alla messa in scena di sabato sera – per questo vado alla ricerca di uomini e donne che mi raccontano le loro storie, materiale affettivo e fonte primaria d’ispirazione”. Tornano in mente pièce come “Sospiro d’anima (la storia di Rosa)” la staffetta partigiana Rosa Cantoni oppure “Miniere”, spettacolo con cui ha raccontato il dramma, lavorativo e sociale, vissuto dalla comunità di Cave del Predil in seguito alla chiusura della miniera. Spinta da un inesauribile desiderio di andare alla scoperta di storie di vita l’attrice friulana ha viaggiato molto, lavorando in situazioni complicate ed emotivamente impegnative: dall’Africa al Cile, dal Messico ai campi profughi della Grecia.

Questa volta però la scintilla che ha innescato il suo nuovo lavoro arriva da molto vicino, dal suo nucleo familiare, più precisamente dalla perdita di una persona cara e dalla conseguente urgente necessità d’indagare un preciso concetto: la speranza. L’inizio del percorso di costruzione drammaturgica del testo è nella lettura della Bibbia (Il discorso della montagna) e nel confronto con uomini di fede come don Pierluigi Di Piazza e don Mario Vatta, l’uno fondatore e guida del Centro Balducci di Zugliano, l’altro della Comunità di San Martino al Campo di Trieste.

I Vangeli delle Beatitudini, quelli letti molte volte ai funerali, nel lavoro di Aida Talliente sono declinati in forma laica, in modo concreto insomma, lasciando che il senso profondo delle parole del Vangelo si faccia carne attraverso le storie degli uomini. La sacralità di cui ci parla non è quindi da ricondurre a un fatto religioso ma a valori come amore, umiltà, giustizia, compassione, purezza di cuore che appartengono a ogni essere umano.

Sola in scena ma forte della presenza di una squadra che l’asseconda perfettamente (Luigi Biondi disegno luci, Alessandro Barbina assistente al suono, Cosimo Miorelli video animation, Roger Foschia assistente al video e alle proiezioni, Luigina Tusini elementi scenici, Giulia Spangaro e Virginia Di Lazzaro grafica per le proiezioni, Massimo Toniutto, Alberto Novello, Giorgio Pacorig consulenza e realizzazione sonora di alcune parti) con le proiezioni di foto e video, con giochi di luce e ombre, con l’utilizzo di giocattoli sonori, l’artista sperimenta con buoni risultati una nuova e agile forma di monologo.

Quattro i quadri per quattro storie di cui si compone la pièce. Nel primo, per raccontare gli umili e i puri di cuore, spazio agli affetti familiari, nel secondo, dedicato a quelli che piangono e hanno compassione, il protagonista è Don Mario alla ricerca di conforto e speranza in un immaginario colloquio sulla tomba del padre, nel terzo, dedicato ai non violenti, mette a fuoco la vita di un ergastolano che nella filosofia e nella musica ha trovato la forza di guardare al suo domani del “fine-pena-mai”. Per concludere lo sguardo di Aida si rivolge a quelli che hanno fame e sete di giustizia: il messaggio di speranza è in un brano tratto da un libro che raccoglie le lettere dei partigiani europei condannati a morte.

Usa un linguaggio delicato e una chiave di lettura laica Talliente per raccontare le sue storie di speranza e declinare i valori del messaggio evangelico. Riesce a dare forza ai concetti, a toccare le corde dei sentimenti, a tenere alti ritmo e tensione emotiva dal primo all’ultimo minuto. Parole e gesti trovano energia negli oggetti (foto, prisma) e nei suoni che li accompagnano (frammenti sonori da Jhon Cage a Maurice Ravel).

Il video animato del secondo quadro firmato da Cosimo Miorelli è un piccolo capolavoro di tecnica e sensibilità al pari del gioco di ombre che riempie di intensa emozione la storia dell’ergastolano. Il quadro finale poi è il compendio di tutto quello che lo ha preceduto con Talliente che regala un augurio di speranza a noi e al mondo intero perché, come dice la toccante poesia di Domenico Zanier “domani non è una parola/domani è la speranza/non abbiamo che lei/Usiamola,/facciamola diventare occhi, mani, rabbia/ e vinceremo la paura”.

Il Vangelo delle Beatitudini è un progetto teatrale con il quale Talliente cerca di renderci consapevoli del fatto che su questa terra esiste la speranza, quella che lei definisce “una piccola fiammella nel buio” e arriva da qualcuno che, in modo gratuito e benevolo, ci tende la mano. Ed è grazie alla speranza che anche nel pianto qualcosa rinasce in noi.

Attraversare un’esperienza come quella proposta da questo lavoro non lascia indifferenti. Questo è teatro vivido, che umanamente coinvolge e stimola pensieri intimi, prende le distanze dal puro intrattenimento e torna a farsi rito collettivo.

Gli applausi prolungati e calorosi, anche un po’ commossi, sono il giusto premio ad un lavoro che a giorni di distanza continua a risuonare nella mente e nel cuore.

Rita Bragagnolo © instArt

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