Solitamente, trovare sinestesie fra vini degustati è un’operazione molto complessa e ad alto tasso di arbitrarietà. Così non è stato nel domenicale incontro della stagione di 2018 di Enoarmonie che ha visto, nell’auditorium F.M. Zorutti di San Giovanni al Natisone, esibirsi il duo formato da Lev Bogino al violino e suo padre Konstantin al pianoforte, supportati dall’enorelatore Marco Mauceri, nome ben noto di Radio tre RAI come curatore, ad esempio, dei Concerti del mattino.

Non è stato perché Mauceri, con l’intelligente scelta di non perdersi in troppe chiacchere per dare spazio alla musica, nella ricerca delle sinestesie fra il Rosato I. G. P. e la prima parte del concerto che comprendeva Legènde op.17 per violino e orchestra (trascritta per violino e pianoforte) di Henri Weniavski, il Liebesleid di Fritz Kreisler e Introduction et Rondò capriccioso in la minore op. 28 di Camille Saint Saëns, individua la comune destinazione: il carattere conviviale di questo vino che si sposa molto bene con quello salottiero dei brani citati. Caratteristica, questa, ben sottolineata dall’esecuzione dei due Bogino grazie ad un Lev, il violinista, dotato, nonostante la giovane età – è appena ventiseienne – di tecnica agguerritissima e rara bellezza di suono, che gli permettono di superare le difficoltà di queste impervie pagine con grandissima facilità, grazie anche al grande supporto musicale del papà che segue le sue evoluzioni con grande precisione.

Diverso è il discorso per il Bianco selezione Villa Alfieri I.G.T. abbinato alla Sonata per violino e pianoforte n.7 op. 30 di Ludwig van Beethoven nei quali Mauceri individua la relazione con la comune complessità, di sapori per il vino, di contrasti per la sonata. Sì, perché questo lavoro è del 1802, l’anno del famoso Testamento di Heiligenstadt, l’anno in cui Beethoven prende definitivamente atto della sua sordità. La scrittura di questo lavoro richiede all’interprete una capacità espressiva che renda conto della temperie psicologica in cui esso è nato. È proprio questa intensità espressiva che il duo Bogino sa mettere dentro l’esecuzione. Dal padre te l’aspetti, ma il figlio … un’autentica rivelazione! Suono di grande cavata e di eccelsa qualità, sempre bellissimo, anche nei passaggi più impervi. Tecnica sopraffina e di grandissimo nitore. Ma, soprattutto, una maturità interpretativa assolutamente insolita per un musicista così giovane. Il loro Beethoven è di straordinaria intensità emotiva ed è veramente una fortuna aver potuto fare un ascolto così emozionante.

Naturalmente il successo di questo Beethoven è grande e l’entusiasmo del numeroso pubblico presente convince i due virtuosi a concedere un bellissimo bis con la trascrizione per violino e pianoforte dell’Adagio sostenuto del Secondo Concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov nella trascrizione di Fritz Kreisler.

L’ultimo vino in degustazione era il Rosso Selezione Villa Alfieri I.G.T., un uvaggio di vitigni tipici del nostro territorio che quindi, trovano nelle composizioni di Antonin Dvorák, Leggende op.59, n.5-3 e Danze Slave op.46 n.7 e 8 per pianoforte a quattro mani (con Andrea Rucli che si affianca a Konstantin Bogino), la naturale sinestesia nell’esaltazione della specificità territoriale.

Anche qui abbiamo una lettura suggestiva e di grande coinvolgimento, grazie all’intesa speciale che c’è fra i due pianisti, oltre che alle loro grandissime doti individuali. Il loro è un Dvorák trascinante, esaltante, emozionante, che chiude fra gli applausi un concerto di grande bellezza.

Sergio Zolli © instArt

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