Avevo già visto Edoardo Bennato e la sua Band dal vivo un paio di anni fa a Staranzano, ma in quell’occasione il luogo dove si era tenuto lo show era risultato un po’ troppo piccolo per ospitare un evento di questo calibro, ed era stato difficile seguire con la giusta attenzione il concerto. A Maniago la piazza è grande, non era possibile farsi sfuggire l’occasione di poterlo ammirare nuovamente (venerdì scorso 7 settembre), peraltro a ingresso libero, grazie ad Azalea e alla Pro Loco locale, a cui va il nostro plauso.

Edoardo non è più un giovincello, all’anagrafe risulta aver superato le 70 candeline, ma osservandolo sul palco viene il dubbio che alla pari di Jagger Richards e company abbia stretto un patto col Diavolo. Lo avrà fatto? Va subito detto che la sua Band è a dir poco strepitosa; non è esagerato affermarlo. Abituati (o assuefatti) da anni a sentire decine di gruppi italiani catalogati “rock” o “blues”, ma in grado solo di fare un buon Pop, qui c’è, invece, da tirarsi giù il cappello. Alle chitarre gli stratosferici Giuseppe Scarpato e Gennaro Porcelli costruiscono trame sanguigne ed essenziali, alla sezione ritmica Roberto Perrone (batteria) e Arduino Lopez (basso) creano assieme alla tastiera di Raffaele Lopez un groove partenopeo-americano di grande calore. A Maniago porta il suo Tour 2018 riproponendo molti brani del suo capolavoro “Burattino senza fili”, storia di Pinocchio, metafora dei difetti innati dell’Italia e, più in generale, direi dell’umanità, ma anche nuovi brani come “Mastro Geppetto” e “Il mio nome è Lucignolo”, quest’ultimo ambientato in un Rave party!

Bennato attacca da solo armato di chitarra e cassa di batteria e scalda la folla con due perle della sua preziosa produzione “Sono solo canzonette” e “Il gatto e la volpe”. L’entrata in scena della Band trasmette subito una scarica di energia con “Meno male che adesso non c’è Nerone”. Alle spalle del gruppo un grande schermo proietta immagini legate alle canzoni, con ottima resa scenica. I testi del cantautore di Bagnoli sembrano scritti oggi, restano e resteranno sempre attuali, perché scritti non pensando ai piccoli ed insignificanti personaggi del momento, ma con una visione più allargata. I testi mettono a nudo vizi, difetti e imbrogli di quella che viene chiamata “Italietta”, che sembra non poter mai cambiare. Presentando “In prigione, in prigione” l’artista si rivolge al pubblico: “Ma voi vi siete mai chiesti perché Collodi nella favola di Pinocchio rappresenta il Giudice come una scimmia? Vi siete chiesti perché lo stesso Collodi rappresenta i gendarmi che portano via l’innocente Pinocchio come due cani?”.

La fata” in versione elettrica è un vero e proprio capolavoro, una splendida melodia italiana, un sound che non ha nulla da invidiare al southern rock e un testo che rimane, a mio avviso, una delle opere più geniali scritte del cantautoreNapoli è terra di grandi artisti, di musicisti straordinari, ma anche luogo caotico dove regna la Camorra e l’inefficienza. Bennato rappresenta questi aspetti in due pezzi: l’autobiografica A Napoli ’55 è a musica” e “Sotto viale Augusto che ce sta?”, che parla di una linea sotterranea mai realizzata nonostante lo stanziamento di una grande somma di denaro pubblico. Trovano spazio due splendidi assoli dei chitarristi che omaggiano anche i Pink Floyd. Impossibile non citare i classici “Mangiafuoco” “L’isola che non c’è” e “Il rock di Capitano Uncino”, quest’ultima trascinante come non mai. Cosa si potrebbe scrivere di più attuale?
“La differenza tra la musica leggera e la nostra musica – il rock’n’roll” precisa Edo “sta nel fatto c
he la prima è fatta per distrarre, non pensare, mentre la nostra – al contrario – è fatta proprio per riflettere”. A Maniago Bennato regala nuove perle, la splendida “Pronti a salpare”, dedicata a Fabrizio De Andrè, che dà il titolo al suo ultimo album e “Italiani”, con un bellissimo testo: “Dicono di noi: schiavi del pallone. Tifosi esagerati, e al bar tutti allenatori, è vero libertari-libertini e a volte puritani, ma fortunatamente, italiani”. Sullo schermo scorrono immagini di grandi italiani, scienziati, poeti, attori, musicisti, statisti.

Richiamati a gran voce dal pubblico, gli artisti tornano sul palco e donano un bis intenso suonando anche una energica versione di “Nisida”, ennesimo paradosso della mala gestione del nostro patrimonio: “Nisida è un’isola, e nessuno lo sa”. 

Parafrasando quest’ultimo testo uscito dalla penna del cantautore partenopeo, potremmo concludere dicendo che “Bennato è un grande cantautore, e tutti lo sanno”. Grazie Edoardo, ci hai regalato una notte magica con la tua musica senza tempo.

 

 

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