Il terzo appuntamento dei Concerti cividalesi  organizzato dall’Associazione Musicale Sergio Gaggia ha dato l’opportunità al suo pubblico di ammirare, oltre alla musica, anche  una perla  architettonica della nostra regione. La  perla in questione è  lo splendido salone di palazzo Brosadola Testori, a Cividale, affrescato interamente dal pittore cividalese Francesco Chiarottini attorno al 1785. Cornice prestigiosa, quindi, e con pubblico strabordante (la sala, in effetti, non è grandissima) che ha ascoltato con grande partecipazione, e piacere,  dopo le parole introduttive di Giovanni Brosadola che ha ricordato l’attività della famiglia nell’ambito della cultura cividalese, l’esibizione del Salomon String Trio Wien (Fritz Kricher al violino, Gerswind Olthoff alla viola e Klaus Steinberger al violoncello). Il  programma, di estremo interesse, spazia da Johann Sebastian Bach a Ludwig van Beethoven.

S’inizia quindi con il Trio d’archi BWV 526 in do minore di Johann Sebastian Bach e fin dalle prime note del Vivace possiamo ammirare la pulizia formale dell’esecuzione. La precisione ritmica è assoluta, l’intonazione non presenta la benché minima smagliatura, gli attacchi sono perfettamente calibrati. Tutto questo, e ancor di più nei successivi Largo e Allegro, ci rende un Bach colto nella sua cifra più autentica: la perfetta concatenazione imitativa che fa della sua musica un meccanismo perfetto.

È poi la volta di un fresco Trio d’archi op. 53 n. 1 in sol maggiore di Franz Joseph Haydn, nel cui Allegretto i tre musicisti sanno  rendere con grazia ed eleganza la leggerezza dello suo stile classico, elementi evidenti anche nell’arioso Presto che chiude questo piccolo capolavoro.

Il concerto si conclude con l’impetuoso, ma elegante, Trio d’archi op. 3 in mi bemolle maggiore di Ludwig van Beethoven. Nella loro esecuzione appare evidente fin dall’inizio lo sforzo di evidenziare i diversi momenti espressivi che caratterizzano questa pagina di Beethoven, così oscillante fra equilibrio classico e i toni più corruschi di un’epoca pregna di cambiamenti. In questa esecuzione possiamo godere oltre della scrittura beethoveniana, anche di un’esecuzione che, soprattutto qui, si caratterizza per grande intesa musicale fra gli esecutori, che dimostrano di avere un unico pensiero musicale e un’invidiabile omogeneità esecutiva scolpendo con precisione, la stessa precisione, le varie idee musicali che formano la trama di queste affascinanti pagine.

Alla fine, il pubblico dimostra il suo apprezzamento con grandi applausi, compensati da un bis bachiano.

© Sergio Zolli per instArt

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