La scorsa estate il giornalista Gianpaolo Sarti si è finto migrante per scrivere un reportage sulla situazione dei richiedenti asilo a Trieste. Sarti ha trascorso l’intera giornata con un gruppo di ragazzi afgani e pachistani. Ha cambiato identità usando un nome inventato. Si è vestito da migrante pescando dal proprio armadio la t-shirt più vintage, un paio di jeans ormai logori e vecchie ciabatte. La barba incolta e la pelle abbronzata hanno aiutato il cronista nel travestimento.
La giornata è cominciata proprio al Silos, il capannone che da qualche anno funge da riparo abusivo per centinaia di migranti che proprio lì, tra fango, escrementi e spazzatura, talvolta trovano un posto dove dormire. Sono persone che per varie ragioni non sono ancora entrate nel sistema di accoglienza cittadino. Il giornalista si è messo a dormire accanto a loro, usando come giaciglio un asciugamano e uno zaino. “Hai fame? Hai bisogno di una doccia? Bene, vieni con noi!”, si è sentito dire a un certo punto da quel gruppo di giovani stranieri. Il finto migrante, insomma, è stato subito accettato e accolto. Senza troppe domande.

La trasposizione sulla scena del reportage nasce da una proposta dell’attore Francesco Godina che ha intuito per primo le potenzialità artistiche e teatrali del testo. Da parte di Bonawentura con il festival S/paesati c’è stato un immediato interesse sia per il tema che ben si adattava ai temi delle migrazioni, sia per le possibilità sperimentali del lavoro che presentava la sfida di trasporre sulla scena un reportage giornalistico.
Abbiamo concordato di chiedere di scrivere la drammaturgia all’autore e attore Giuseppe Nicodemo che ha adattato il reportage calandolo in una dimensione in cui si confondono sogno e realtà. Nicodemo ha esaltato la situazione del travestimento e la condizione di sospesa marginalità del mondo dei profughi. Tutti insieme abbiamo pensato di coinvolgere un rifugiato, Zabiullah Ahmadi, che vive e lavora a Trieste e che ha al suo attivo alcune esperienze teatrali. Egli compare in video, sia recitando alcune parti che esprimono la condizione dell’attesa, sia raccontando un’esperienza di vita. Questi inserti in video sono al contempo frammenti del mondo mentale del giornalista e parti del reportage. Nel testo teatrale “Fabrizio”, il giornalista, racconta i diversi momenti della sua giornatta, ma anche si racconta perché abbiamo voluto far trasparire sulla scena tutte le emozioni che si intrecciano alla narrazione puntuale degli avvenimenti.
La regia dello spettacolo di Sabrina Morena combina i diversi piani del testo attraverso la ricostruzione di uno spazio che prova a restituire il mondo del Silos e altre parti della città con le immagini rielaborate da Davide Sanson su fotografie di alcuni fotografi del Piccolo che sono proiettate su alcuni elementi scenografici pensati dallo scenografo Marco Juratovec. L’interpretazione giovane e divertita da parte di Francesco Godina del personaggio del giornalista “Fabrizio” permette agli spettatori di immaginare con chiarezza la dimensione in cui si è calato, e di viaggiare con lui nella città nascosta, in quella città che non si conosce, quella città che si prende cura delle persone in difficoltà.
La collaborazione con Il Piccolo è fondamentale per la buona riuscita dello spettacolo perché ci sta aiutando nella realizzazione dello spettacolo mettendo a disposizione il suo archivio fotografico e ci offre un’importante visibilità con l’operazione “Noi con il Piccolo”. Siamo felici di poter mettere a disposizione dei lettori un certo numero di biglietti cortesia, ampliando così il nostro pubblico e coinvolgendolo nello “spazio dialogico” di S/paesati che da quasi vent’anni affronta i problemi dell’attualità attraverso il prisma della creazione artistica.
Lo spettacolo andrà in scena il 6 dicembre alle ore 11.30 per le scuole.
Info: www.miela.it
comunicato stampa