Grande serata di musica e di voci quella che giovedì 30 luglio si è tenuta al Parco delle Rose di Grado dove è andato in scena un doppio concerto che ha avuto per protagonisti il duo Musica Nuda composto da Petra Magoni (voce) e Ferruccio Spinetti (contrabbasso) cui è seguita l’inedita coppia composta da Rita Marcotulli (pianoforte) e Chiara Civello (voce e chitarra) puntualmente supportate dal violoncello di Marco Decimo.

Nonostante le incognite e le difficoltà determinate dalla particolare situazione che da alcuni mesi stiamo vivendo, l’Associazione Culturale Euritmica è riuscita a realizzare un cartellone a cinque stelle anche per la stagione estiva 2020 di Grado Jazz by Udin&Jazz, il prestigioso e seguitissimo Festival che da un paio d’anni ha lasciato il capoluogo friulano trasferendosi in riva al mare.

Evidente la soddisfazione espressa dall’Assessore alle Pari Opportunità a nome dell’Amministrazione comunale che ha deciso di affidarsi alla professionalità di Giancarlo Velliscig, direttore artistico, e della sua instancabile squadra per dare vita a un evento che ha conferito un’ulteriore motivo di attrazione per il rinomato centro balneare friulano.

Introdotti dalla misurata e competente presentazione di Max De Tomassi, storico conduttore della trasmissione “Brasil” su Rai Radio Uno, grande esperto di musica e cultura brasiliana, a rompere il ghiaccio in una serata di caldo tropicale (termometro intorno ai 37 gradi e altissimo livello di umidità), sono stati Ferruccio Spinetti e Petra Magoni. Duo nato per caso, o per una magica coincidenza, ben 17 anni fa, “Musica Nuda” è un concentrato di tecnica, istinto, libertà ed energia. Una sorta di gioco di rimpalli tra le note che Spinetti riesce a ricavare dal suo contrabbasso e la voce dai tanti colori e dalle tonalità immaginabili di cui Magoni è dotata. La storia di questa geniale coppia, esclusivamente artistica, come ha allegramente sottolineato Petra Magoni (“negli alberghi – ha detto – sempre camere rigorosamente separate”) è la conferma che la scommessa di allora è stata vinta: un palmares ricco di premi, 11 cd (8 in studio e 3 live) pubblicati e la bellezza di 1500 concerti proposti in Italia e in giro per il mondo. Si tratta di un progetto coraggioso, indipendente, essenziale e che non pone limiti alla sperimentazione. C’è da parte di entrambi un indubbio talento, una buona dose di leggerezza e un assoluto rispetto tenuto nell’affrontare un repertorio che spazia in qualsiasi genere musicale. Ogni performance di Musica Nuda mette in luce quello che può definirsi un rapporto “fisico” tra il contrabbasso di Spinetti (sostituito solo per qualche brano dalla chitarra acustica) e la voce, potente, incredibilmente duttile, persino funambolica, di Petra Magoni. Capita che a volte la situazione si capovolga così che sia la voce a farsi strumento mentre dal contrabbasso sembra di ascoltare una voce umana. L’intento primario è quello di spogliare le canzoni, scarnificarle e ridurle all’essenzialità che si tratti di brani noti o di inediti, spaziando e stravolgendo i generi. Lo hanno fatto puntualmente anche l’altra sera passando con naturalezza dai Beatles di Eleanor Rigby (primo pezzo del concerto) e “Come together” a quella perla di fulgido lirismo che è “Tu sei tutto per me” (pezzo firmato dal grandissimo chitarrista Fausto Mesolella, scomparso nel 2017, per parecchi anni insieme a Spinetti negli Avion Travel), fino a sconfinare nella brillante ironia, con il pubblico chiamato a fare il coro, di “Feltrinelli (e noi tra quelli)”. Tra i momenti emotivamente più intensi l’esecuzione di “Felicità”, un’eterea e dolcissima versione del pezzo di Dalla e la conclusiva “Over the rainbow” con Petra Magoni che ha saputo infondere nuova luce all’originale interpretazione di Judy Garland.

Applausi tanti e calorosi.

Atmosfera completamente diversa nel secondo set che ha visto un debutto assoluto per la formazione composta da Chiara Civello (voce e chitarra), Rita Marcotulli (pianoforte) e Marco Decimo (violoncello). L’incontro tra Civello e Marcotulli, prima che su di un palco, è avvenuto virtualmente: entrambe infatti, senza incontrarsi fisicamente, avevano partecipato alla realizzazione di un pezzo di Pino Daniele “L’ironia di sempre” contenuto nell’album “Le corde dell’anima” (2008): Rita Marcotulli suonando il piano, Chiara Civello duettando alla voce con il cantautore partenopeo. Ad unirle è stata poi una straordinaria passione per la musica brasiliana: Marcotulli è cresciuta con Joao Gilberto, Chiara Civello ha collaborato con Chico Buarque e con Gilberto Gil. E’ nato così il progetto che ha visto il suo debutto proprio sul palco di Grado. Due donne di grande cultura musicale, dotate di notevole esperienza internazionale e propensione alla sperimentazione. Un concerto il loro, in cui anche il violoncello di Marco Decimo ha avuto il giusto spazio, contraddistinto da atmosfere raffinate e improntate alla libertà nella personalissima interpretazione di musiche e canzoni che hanno segnato le rispettive vite. Libertà che si è palesata fin dal brano con cui hanno aperto il concerto: una intrigante e deliziosa versione jazz di Lucy in the sky (Beatles). Apprezzabile anche l’esecuzione di “Bocca di Rosa” (De Andrè) e le sognante versione di un’immortale “Estate” (Bruno Martino). La personalità, il tocco, la genialità di Rita Marcotulli non finisce di sorprendere. Chiara Civello, emozionata dal ritorno in scena dopo un digiuno durato sei mesi, ha una voce limpida, canta con trasporto e senza incertezze. Non poteva mancare l’omaggio al maestro Ennio Morricone, recentemente scomparso, con il tema indimenticabile di “Metti una sera a cena” (film del ’69 diretto da patroni Griffi). Da brivido una rarefatta e incantevole versione di “Io che amo solo te” (Sergio Endrigo).

Un progetto in definitiva che funziona ma che sicuramente trarrà maggior vigore con un po’ di rodaggio.

Il pubblico presente alla serata ha comunque dimostrato di avere apprezzato molto tributando un lungo applauso a tutti i protagonisti della serata che sorprendendo gli spettatori si sono uniti in un divertente e coinvolgente gioco musicale, salutando sulle note di un beneaugurante “Don’t worry, be happy”.

Rita Bragagnolo per instArt