Potremmo esordire con una vena di polemica -che va di moda e sembra accalappiare facilmente l’attenzione- dicendo che ci voleva una pandemia e un lockdown per unire e far collaborare le principali realtà teatrali di Trieste. Ma sarebbe una battuta così surreale e davvero così troppo fuori dal mondo, che nessun triestino prenderebbe seriamente nemmeno per un secondo.
Il capoluogo giuliano ha infatti, in ambito teatrale, una doppia fortuna: quella di avere una quantità di Stabili molto alta sul proprio suolo e quella -ancora più rara- del bellissimo rapporto tra tutti loro, che negli anni ha portato a sinergie e eventi realizzati collaborando: basti pensare alla Notte Blu, l’ormai consolidata “staffetta teatrale” che in occasione della Barcolana porta su tutti i palchi cittadini l’azzurro del mare.
È bello vedere come questo sodalizio continui e anzi sia sempre più forte, e come in questa strana estate post-lockdown il “fronte” teatrale tergestino sia stato tra i primi a reagire, riuscendo a portare finalmente di nuovo il pubblico in platea. Una platea ridotta e “distanziata” secondo le regolamentazioni anti-covid, certo, ma che ci fa comunque riassaporare quel contatto umano che per mesi era stato sostituito da videochiamate o riunioni su Zoom.
Mercoledì 1 luglio è andato infatti in scena “Ripartiamo… dall’inizio!”, spettacolo “corale” inserito nel cartellone di Trieste Estate e che apre l’estate live in esterni della città di Massimiliano e Carlotta. Estate in cui il teatro triestino avrà un fortissimo ruolo di aggregazione, dal momento che per la parte musicale sarà ancora vietato l’accesso al pubblico e tutti gli eventi saranno visibili solo tramite diretta digitale. Tutto sulle spalle dei nostri Stabili, potremmo dire: e già questo ci dona tranquillità, vista la loro comprovata eccellenza a livello non solo locale ma nazionale.
“Ripartiamo… dall’inizio!” è uno spettacolo decisamente semplice (termine scevro da accezioni negative, sia chiaro) ma dal forte carattere simbolico. Il canovaccio di partenza è quello di una neonata compagnia teatrale -di cui i componenti non si conoscono ancora bene tra loro- e di un regista che vuole chiamare sul palco a turno tutti i componenti, per testarne le capacità. Nel ruolo del regista Alessandro Mizzi, già mattatore del Pupkin Kabarett e abituato a ruoli da “capo” rude e un po’ scorbutico: e anche qui regala una grande prova, con quel suo fare sempre in bilico tra il distaccato, l’acido e l’annoiato che, abbinato al non sorridere mai, ammanta di un’aura ancora più surreale e nonsense le sue battute.
Sotto la sua direzione vengono di volta in volta chiamati sul palco i vari attori, ciascuno con i propri testi/monologhi già pronti, come in un provino. Anche se molto spesso sono gli attori stessi a intrufolarsi sul palco, come Ester Galazzi e i suoi “aforismi” spesso troppo lunghi, o Franco Korošec e il suo continuo sbagliare i tempi di ingresso per il “monologo da finale”. Tra i più “diligenti” ad attendere il proprio turno sul palco Emanuele Fortunati, Laura Bussani e Nikla Petruška Panizon: i primi due con monologhi labirintici ed esilaranti su -rispettivamente- come dimezzare i prezzi dei biglietti a teatro e sulla maleducazione del non rispondere alle lettere; la seconda con piccoli recital drammatici “da attrice impegnata”. A colorare il tutto gli interventi cantati della bravissima Marzia Postogna, con il continuo e solido sottofondo musicale di Riccardo Morpurgo al pianoforte.
E’ importante sottolineare nuovamente il forte valore simbolico di questo “format”, che è stata un’opera corale dei teatri cittadini non solo come impegno produttivo ma anche per le personalità messe in campo (o meglio, sul palco): ogni teatro era infatti rappresentato da due professionisti, in una sorta di abbraccio collettivo della scena teatrale triestina alla platea: Laura Bussani e Alessandro Mizzi (più Riccardo Morpurgo) vengono dal Miela e più precisamente da un’icona cittadina come il Pupkin Kabarett; Ester Galazzi e Emanuele Fortunati fanno parte della compagnia del Rossetti; Nikla Petruška Panizon e Franko Korošec di quella dello Stabile Sloveno; dalla Contrada vengono invece Marzia Postogna e l’unica di cui non abbiamo ancora parlato: Ariella Reggio, tra le fondatrici della Contrada stessa.
Non che ci sia dimenticati di lei, ovviamente! Ma non si suol dire “dulcis in fundo”? Ariella è infatti più che un’attrice, è una vera e propria icona del teatro cittadino e non solo, con una carriera che l’ha portata con successo in tutta Italia e oltre (ha anche collaborato con la BBC in Inghilterra). Molto amata dalla città intera, anche in quest’occasione è stato davvero delizioso vederla sul palco, in un ruolo da “tuttofare” (a inizio spettacolo sarà lei a pulire le sedie pronte per gli altri attori) e da spalla del regista, con quell’aria sbadata e quasi svampita che non ha potuto che far -per l’ennesima volta- innamorare di lei.
“Ripartiamo dall’inizio!” è stato quindi il modo migliore per reagire ai duri mesi con cui abbiamo dovuto convivere in primavera, un bel messaggio di unione e collaborazione che ha voluto “dare il la” con grande ottimismo ad una stagione estiva di spettacoli che -ne siamo certi- farà riavvicinare la città agli eventi live e la farà innamorare di nuovo delle platee e dei palchi.
Per chi non fosse riuscito ad esserci (a causa delle restrizioni anti-covid i posti erano limitati), vi lasciamo con una photogallery della serata.
Luca Valenta / ©Instart