La “Nuova emigrazione, la propensione all’espatrio dei laureandi dell’Università di Udine” sarà al centro della presentazione dell’omonimo Quaderno nella collana editoriale del Cantiere Friuli dell’ateneo udinese, curato dal prof. Gian Pietro Zaccomer, ricercatore di Geografia economico-politica del DILL, Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società dell’Università di Udine e pubblicato da Forum Edizioni, e della successiva tavola rotonda sul tema in programma nel capoluogo friulano venerdì 11 ottobre alle ore 18 nella sala della Fondazione Friuli in via Manin, al quale parteciperanno esponenti del mondo accademico, associativo, imprenditoriale e delle istituzioni.
A dare una lettura analitica e prospettica di un fenomeno attuale, che interroga fortemente anche la società friulana, alla luce dei dati riportati dal Quaderno, dove spicca il 44% dei laureandi di Uniud che afferma di prendere già in considerazione, dopo il conseguimento del titolo, la possibilità di trasferirsi all’estero per continuare a studiare e/o per lavorare, saranno Anna Pia De Luca, vicepresidente vicario Ente Friuli nel Mondo, Roberto Pinton, Magnifico Rettore Università degli Studi di Udine, Ketty Segatti, Direttore centrale lavoro, formazione, istruzione e famiglia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. A coordinare il dibattito intorno alla questione “Restare o andare? Proposte e azioni per la gestione del fenomeno”, sarà il giornalista Paolo Mosanghini, Vicedirettore del Messaggero Veneto di Udine.
L’incontro si aprirà con gli indirizzi di saluto del prof. Alberto Felice De Toni, già Rettore dell’Università degli Studi di Udine, che introdurrà la presentazione della Collana Editoriale del Cantiere Friuli, affidata al prof. Mauro Pascolini, delegato al progetto Cantiere Friuli dell’ateneo.
A seguire, il focus sul “Bran Drain friulano”, con l’indagine sulla propensione degli studenti universitari di Udine all’espatrio, curata dal prof. Gian Pietro Zaccomer, dell’Officina Demografia e Territorio dello stesso Cantiere Friuli.
Partendo dai dati italiani, che non sono confortanti: l’Istat, infatti, dichiara che a livello nazionale per il 2016, considerando i soli cittadini italiani di età superiore ai 24 anni, sono espatriati 24.678 laureati, ossia il 30,8% della popolazione di riferimento (nello stesso anno sono rimpatriati 10.199 laureati, quindi nel solo 2016 sono stati persi 14.479 laureati). Nel 2017 l’emorragia è continuata con una fuoriuscita di 25.566 laureati, ossia il 31,1%, con perdita di 13.457 laureati limitata dal rientro di cittadini italiani da Brasile, Venezuela e Argentina. Quanto all’indagine statistica condotta dall’Università di Udine, essa mira ad avere un carattere censuario, poiché intende intervistare tutti i laureandi degli anni accademici 2017-18 e 2018-19. La somministrazione del questionario è avvenuta attraverso il Sistema informatico di gestione della didattica nel momento della consegna della domanda di laurea. Si tratta di un caso unico in Italia, poiché tutte le altre indagini lavorano a livello campionario. L’analisi condotta da Uniud copre sostanzialmente il mese di aprile 2018 ed è relativa a 1.172 studenti di nazionalità italiana (di cui 50,2% femmine e 49,8% maschi). Quasi il 44% dei laureandi, dunque, prende in considerazione la possibilità di trasferirsi all’estero per continuare a studiare e/o per lavorare. «Non esiste un “caso Udine” – precisa Zaccomer – in quanto il dato è grosso modo in linea con altre indagini campionarie condotte in Italia». Considerando le motivazioni, il 56% ritiene che andare all’estero sia comunque un’esperienza positiva da farsi per poter crescere personalmente, il 17% ritiene che sia una necessità odierna per il lavoro, il 18% ritiene che sia necessario per imparare nuove cose. «Quanto alla durata della permanenza – sottolinea Zaccomer – il 20% pensa già ad una uscita definitiva, mentre tra i Paesi di destinazione più gettonati dai laureandi – continua – ritroviamo quelli di consolidata tradizione migrazione per gli italiani, in testa l’UK e l’Irlanda segnalati dal 54% che molto probabilmente scontano, come a livello nazionale, dell’effetto della Brexit. Anche per i laureandi dell’ateneo friulano – conclude – risulta valido il principio “mobilità richiama mobilità” a livello internazionale: il 72% di chi ha fatto un’esperienza di mobilita universitaria all’estero durante i propri studi universitari considera già la possibilità di ritornare all’estero (per studio o per lavoro) dopo il conseguimento del titolo».
Comunicato Stampa