San Vito al Tagliamento, 31/07/2020 – San Vito Jazz 2020 Estate – Mauro Ottolini Sea Shell. Musica per conchiglie – con Mauro Ottolini, conchiglie, trombone – Enrico Terragnoli, chitarra banjo e basso – Vincenzo Vasi, flauto a naso, theremin, giocattoli sonori, lattine, bicchieri, materiale plastico e rifiuti sonori – Giulio Corini contrabbasso – Maurilio Balzanelli, percussioni – Simone Padovani, percussioni – Foto Luca A. d’Agostino © 2020

Progetto sicuramente atipico, un concept album (per Azzurra Music), grandissima sensibilità ecologista.
Stiamo parlando dell’ultimo progetto musicale di quell’incredibile, infaticabile, innovativo musicista che risponde al nome di Mauro Ottolini (un amatissimo abituè del festival, qui vi registrò oramai dieci anni fa lo straordinario concerto dei suoi “Separatisti Bassi”) e non poteva esserci finale migliore per questa edizione “di speranza” di San Vito Jazz 2020 Estate, risposta intelligente al covid e a tutte le difficoltà che ha portato anche e soprattutto nella possibilità di assaporare fresca musica dal vivo.

Finalmente all’aperto, dopo due concerti, causa maltempo, nel vicino auditorium comunale – non si pretendeva una delle serate più calde di quest’estate, ma va bene così! – grazie all’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia (rappresentato dall’infaticabile Renato Manzoni) ed alla amministrazione comunale di Antonio Di Bisceglie (che ha confermato la sua vicinanza al festival anche per il prossimo anno), la piazza Stadtlohn è riuscita a raccogliere il numeroso pubblico, seppur rigorosamente distanziato, che a questo festival ama esserci, ascoltare e godere dell’attento programma ideato dal suo direttore artistico Flavio Massarutto.

Seychelles? No, “Sea Shell, Musica per Conchiglie” (e scusateci il gioco onomatopeico). Ovviamente però ci sono tante isole, sole, mare e … conchiglie in questa nuova e sensibile realtà musicale di Ottolini. Che nasce da due grandi filoni: l’esser stato affascinato da Steve Turre (mitico trombonista di Dizzy Gillespie, ma anche di Santana e Ray Charles, primo ad usare conchiglie nei suoi concerti) ed accorgersi sempre più come l’uomo stia indiscriminatamente distruggendo il pianeta nel quale vive e, soprattutto, il mare! Convinto come non mai che la musica possa responsabilizzare e credendo fortemente che gli artisti debbano in qualche modo prendere posizione!
Abbandonando per un attimo l’amato strumento, Mauro Ottolini sostituisce il trombone (ma vedremo che poi, durante il concerto, abbracciandolo solo per pochi minuti, ne dimostra una padronanza incredibile) con una serie infinita di conchiglie raccolte un po’ in giro per il mondo (piccola soddisfazione, ve ne esiste una particolarissima e rara al quale hanno dato il nome di “Ottolina”) e riesce a costruire un concerto semplicemente straordinario.

 

Lo affiancano in questa avventura dal vivo dei caposaldi della musica jazz in Italia: dall’incredibile Enrico Terragnoli alla chitarra banjo e podophono (particolarissimo ricercatore, una gioia sentirlo suonare), dal geniale Vincenzo Vasi (flauto a naso, theremin, giocattoli sonori, lattine, bicchieri, materiale plastico e rifiuti sonori, ma anche straordinaria voce e insostituibile alter ego del nostro Ottolini), un preziosissimo Giulio Corini al contrabbasso e gli insostituibili e precisi Maurilio Balzanelli e Simone Padovani alle percussioni. Ce n’è per tutti durante il concerto: non mancano momenti in solo, in duo … Mauro lascia intelligentemente spesso spazi ad i suoi compagni di viaggio, anche per spezzare le atmosfere inevitabilmente vicine al mento e calypso e farvi nascere nuove originali direzioni! La gioia del jazz, insomma, dove improvvisazione e creatività la fanno da padrona. Una gioia infinita, quindi, per occhi ed orecchie: chi non si è perso l’osservare il continuo cambiamento di conchiglie suonate da Ottolini durante i brani o per esempio gli innumerevoli giocattoli imbracciati da Vasi, la cadenza piena e precisa di Corini, il botta e risposta ingegnoso e brillante di Balzanelli e Padovani, l’originalità di Terragnoli che sfociano quasi a fine concerto in un brano tutto dal sapore techno jazz con Mauro che, tutto semplicemente in acustico, ci fa saltare sulla sedia con il suo vulcanico trombone. Un segno del caso? Quasi a fine brano appaiono anche dei fuochi d’artificio nel cielo di San Vito e Mauro non perde occasione, con la sua spontanea ilarità nel ringraziare sindaco e città per questa calorosa accoglienza! Ed Hermit, il simpatico paguro che come tutti i suoi simili stanno perdendo la propria conchiglia per l’innalzarsi dell’acidità delle acque del mare, ha ora, insieme a noi, una speranza in più.

Dicevamo che San Vito Jazz 2020 Estate non poteva concludersi in modo migliore: lo attendiamo oramai con impaziente curiosità per il prossimo anno!

Evviva il Jazz!

Luca A. d’Agostino © instArt

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