Nell’ultimo giorno di luglio a Tolmezzo si parla di Giulio. Un padre e una madre che cercano ancora una verità nascosta circondati da un pubblico numeroso che ascolta immerso nel verde di un’accogliente declivio del castello di Tolmezzo, contingentato da nastri tratteggiati e invitato educatamente alla distanza sociale che in qualche momento avrà vita difficile. Non è facile accettare la vendita di armi ad un paese che ha ucciso un tuo figlio nascondendo la mano colpevole e per questo ci si chiede quale sia il motivo di questa azione così assurda e irriverente e fuori da ogni logica da parte di coloro che dovrebbero difendere un popolo che canta l’inno di Mameli a squarciagola. Non c’è risposta a questo ne a tanti altri silenzi politici imbarazzanti. A Prà Castello a Tolmezzo MusiCarnia 2021 e vicino/lontano mont parlano ai numerosi che hanno affrontato la salita al verde piano inclinato e si sono accasciati sul prato (parlo per il sottoscritto) nel recinto che hanno scelto come posto per assistere all’evento. Daniele Silvestri usa da sempre la musica come veicolo per parlare di ingiustizia, di politica, di amore e anche di fisiologia in modo profondo e ironico, da cantautore sempre sensibile alla vita che lo circonda. Nel suo concerto live solletica ironicamente le sinapsi dei presenti con versi e rime graffianti, accompagnato da 3 musicisti che intervengono un po’ a random e un po’ no, alle sue parole sorrette dall’inconfondibile voce dall’inflessione saltuariamente romanesca. Sono circa le sei del pomeriggio quando si mette a suonare dopo aver parlato sul palco con i genitori di Giulio Regeni, con il presidente di vicino/lontano Paola Colombo che fa da moderatore e Pierluigi Di Piazza uno che dei diritti dell’uomo ne sa qualcosa. Sono parole importanti quelle di Claudio e Paola che hanno perso un figlio senza sapere ancora perché, ma ben coscienti del come. Assurdità umana condita poi dalla follia del potere che scivola amaramente nelle leggi di marketing della guerra. Giulio Regeni fa cose e si fa sentire attraverso la voce dei suoi genitori che lottano come avrebbe lottato lui contro le ingiustizie e i diritti umani calpestati, magari con un friulano folchetitrai ben assestato ogni tanto.

Il concerto di Daniele Silvestri è un percorso libero nel suo repertorio dove i brani si alternano tra ballate folk, canzoni pop dal testo con piglio poetico, rap nati all’epoca della nascita dello stile d’oltreoceano, brani di grandi autori italiani dal lungo passato e nuove canzoni. Spazia tra i 61 tasti, le 6 e 4 corde come nulla fosse. Forse le 4 corde, per sua ammissione, hanno bisogno di qualche ripasso, ma funziona così quando si è autori, compositori e musicisti, si suona tutto, non mi stupirei a vederlo suonare anche la batteria e il sax. Innamorato delle variazioni armoniche strumentali e vocali inaspettate e delle parole graffianti a volte irriverenti come la canzone dedicata, con preambolo infinito, alla cacca, brano di una simpatia unica che non perde il senso poetico e profondo dell’atto. È un viaggio sonoro tra il fluttuare calmo delle note del piano e della chitarra classica semiacustica, il suono new age del fagotto di Marco. Santoro insieme a quello della sua trumpet alle volte con sordina, le atmosfere ambient di Gianluca Misiti ai synt che nella prima mezz’ora uccidono i timpani di Daniele che chiede gentilmente, dopo una paziente sopportazione, al comunque superlativo fonico di abbassare, Batteria e percussioni nelle mani e piedi sapienti di Piero Monterisi che sincronizza in modo perfetto i colpi di cassa, rullante, tom, charly e piatti di una batteria probabilmente di stampo jazz (da lontano sembra così). Un concerto bello, ironico, profondo, coinvolgente, questo è il Tourbinario di Daniele Silvestri. La musica è un tripudio cantautorale dove si susseguono “Questo Paese”, “l’Uomo intero”, “Illuso”, “Alle prese con una verde milonga” (Paolo Conte), “Io non mi sento italiano” (Gaber), “La Verità”, “Monetine”, “Mi persi”, “La mia casa”, “Strade di Francia”, “Le cose che abbiamo in comune”, “Sogno-B”, “Il flamenco della doccia”, “Il mio nemico invisibile”, “Le Navi”, “A bocca chiusa”, “Il mondo stretto in una mano”, “La Paranza”, “Ma che discorsi”. C’è spazio per qualche brano in più alla faccia del meteo e “Salirò” in chiusura proietta immediato il pubblico in posizione eretta per non far torto al titolo. Balli, canti e mani che cercano il cielo per una standing ovation finale mentre sopraggiunge l’imbrunire. Tanta musica, tanta sostanza per un pubblico che ritorna alla discesa dal colle, più ricco di pensieri e canoscenza di un mondo che nonostante la pandemia e le sue contraddizioni, ci fa sperare sempre che un giorno possa diventare migliore. Grazie ai genitori di Giulio Regeni a Euritmica/MusiCarnia a vicino/lontano mont e a Daniele Silvestri per il loro impegno sempre orientato in questa direzione.

© Massimo Cum per instArt

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