Quando prima di un concerto si vedono famiglie intere (figlia adolescente, mamma, papà e nonna) farsi un selfie collettivo con il palco come sfondo, vuol dire che il musicista che sta per esibirsi è all’apice della carriera, tanto che il suo messaggio ha superato le generazioni che è in grado di unire.

Luka Šulić è tutto questo e anche molto di più, lo si è visto in splendida forma al gremito parco delle Rose di Grado (GO) nel concerto di apertura della venticinquesima edizione di Onde Mediterranee, la rassegna organizzata da Euritmica che annualmente propone il meglio della musica pop in circolazione e che ha segnato la prima tappa del tour estivo europeo del famoso violoncellista sloveno.

Negli ultimi anni il violoncello, da strumento sostanzialmente anonimo e negletto, soprattutto per il grande pubblico, è balzato agli onori delle cronache musicali perché ha saputo guadagnarsi gli applausi delle scene di tutto il mondo grazie alla propria versatilità e alla spregiudicatezza di chi lo suona.

Il punto di svolta probabilmente è stato, molti anni fa, prima il Kronos Quartet e poi i finlandesi Apocalyptica senza dimenticare il successo internazionale della Penguin Cafe Orchestra. Ognuno, in modo molto diverso e personale, ha riportato la musica per archi alla ribalta della cronaca. Negli anni ‘70, ci aveva già pensato il rock progressivo a sdoganare il connubio tra musica popolare e classica da camera e poi ancora molti altri, qualcuno ricorda i Rondò veneziano?

Il successo planetario, la gloria delle arene, le milioni di visualizzazioni sono venute solo negli ultimi anni ed è indiscutibilmente merito di Luka Šulić e del suo pazzo fratello Stjepan Hauser dei 2Cellos. Non stupisce se tra tutti gli strumenti dell’orchestra sia stato scelto proprio il violoncello che per la sua estrema versatilità si presta ad ogni possibile manipolazione anche elettronica.

Luka Šulić si è presentato sul palco di Grado accompagnato da Evgeny Genchev, un energico pianista bulgaro in canottiera, bicipiti scolpiti e ciabatte. Il massimo dell’informalità, non si presentava bene e faceva pensare alla solita trovata di cattivo gusto per ingraziarsi il pubblico pagante, ma non era affatto così, è bastato ascoltare il suo tocco sul pianoforte già ai primi accordi.

Il violoncellista, rivolgendosi al pubblico ha detto: “Genchev è il Rocky Balboa del pianoforte bulgaro ma sa anche emozionare e suonare “romantic love songs”, perciò stringete forte la persona che amate al vostro fianco e preparatevi per la nostra musica”.

Luka Šulić in queste occasioni inforca un violoncello elettrico molto essenziale, all’apparenza “nudo” e minimale. Lo Yamaha SVC 110 Silent Cello, in realtà, piuttosto semplice e accessibile anche ad un principiante è, in ogni caso: “Il migliore strumento di questo tipo sul mercato per essere amplificato quando si pensa a suonare dal vivo davanti a migliaia di persone. Ha un suono meraviglioso ed ha moltissime possibilità di effetti, pedali e distorsioni. E’ molto facile da trasportare in viaggio e se si ha bisogno d’esercizio nella stanza d’albergo di notte, senza l’amplificazione è silenziosissimo visto che non possiede alcuna cassa armonica. Ha un suono che può essere sostenuto e forte ma anche naturale, caldo e incantevole. Quando poi s’inserisce la distorsione sa essere Hard Rock come e più della migliore chitarra elettrica”. Queste parole sono tratte da un’intervista del violoncellista facilmente reperibile su You Tube nella quale spiega uno dei segreti delle sue intriganti esibizioni live proprio come quella di Grado.

Il primo brano che hanno intonato (Nuvole bianche) era sostenuto da una melodia struggente e romantica, tutta giocata su soffici crescendo e diminuendo, un continuo “su e giù” lungo la scala dei sentimenti più rotondi e morbidi. Entrambi i musicisti suonano una musica adolescente e dai “lacrimoni grossi”; ascoltandola si piange di felicità immaginandosi distesi sull’erba a guardare i nuvoloni alti che si muovono paciosi nel cielo azzurro della nostra estate.

Il motivo successivo (Vivaldi Winter) è stato una rielaborazione dell’inverno dalle Quattro stagioni di Vivaldi suonata con energia, si direbbe quasi a martello sia sulla tastiera del pianoforte, sia su quella del violoncello, irruento e spericolato. Il picchiare sui tasti del pianoforte a mezza-coda e il violoncello suonato come una Fender Stratocoaster non tengono certo il paragone con il tocco di Martha Argerich che si stava esibendo in contemporanea al teatro di Udine ma divertono e interessano allo stesso modo. Come dice sempre Šulić nelle interviste : “Là fuori c’è talmente tanta musica che è assurdo limitarsi, bisogna continuare sempre ad esplorare”. Come dargli torto?

Sono seguite altre canzoni davvero commoventi e piene di zucchero da far venire un principio di diabete mellito anche al più arido dei cuori (Thousand years, Shallow), però funzionano alla grande ed è bello abbandonarsi alla loro grazia semplice e delicata.

E’ tutta musica al chiaro di luna di canzoni pop da classifica riarrangiate e trasformate nella caramella che ci piace tanto che fa du.du…du.du; sicuramente prodotti commerciali di largo consumo ma che piacciono e che hanno il pregio di non richiedere alti studi al conservatorio per essere compresi. Sono belli e basta così.

I musicisti sono ripagati da grandi applausi da parte del pubblico e dalla consapevolezza che le loro melodie sanno far sbocciare una nuova speranza nel cuore di tutti i ragazzi di qualunque età. Ci si commuove al solo sentire il tema del film Il meraviglioso mondo di Amelie e poi anche la musica alla chiara luce del giorno di “Una mattina”.

Sono melodie per immagini e cartoline di instagram; paesaggi pastorali e vento tra le fronde; gattini con il musetto sporco di latte che attuffano nella ciotola, uccellini sul filo e pioggia sulle tamerici, amanti che si rincorrono e un temporale estivo nella pineta.

E’ proprio così, per l’appunto, nella loro Cinematic orchestra in una delle canzoni che preferiscono: “Arrival of the birds”.

Non poteva proprio mancare un omaggio al Maestro Ennio Morricone con lo struggente tema di Nuovo Cinema Paradiso e poi il Caruso di Dalla; “Lì dove il mare luccica e tira forte il vento” potrebbe essere proprio Grado quando fa brutto tempo. Un paesaggio talmente particolare che l’ottima scrittrice austriaca Andrea Nagele vi ambienta da tempo i propri psycho thriller di grandissimo successo (Grado sotto la pioggia, nella nebbia, nella tempesta ecc.).

Stupende e incalzanti le tipiche danze tzigane che seguono (Czardas, Hungarian dance 5) che mettono un’allegria in corpo che spazza via tutte le ubbie dello sfortunato anno che abbiamo passato. Il pubblico giustamente si lascia andare a festosi, ritmici battimani

Da questo momento in poi il concerto cambia decisamente rotta come ha detto il violoncellista: “And now… Rock’n’Roll!” Era ora di sentire la parte più scatenata e ribelle dello strumento di Šulić e così è stato a partire da una maestosa versione di “Nothing Else Matters” dei Metallica per correre ancora con “Numb” dei Linkin Park tra suoni rudi e violenti. Coinvolgenti e spericolate per l’estremo virtuosismo, lo sforzo quasi atletico e agonistico dei due musicisti, i due brani dei Queen suonati in successione “Bohemian Rhapsody” e “We are the Champions”, più “classico moderno” di così non si può proprio.

La sempre inquietante “Heart Shaped Box” dei Nirvana ha preparato l’apoteosi Hard Rock di “Thunderstruck” dei rocciosi AC/DC che la versione di Sulic ha contribuito a far diventare una vera e propria icona sonora del nostro tempo e non è un complimento da poco.

Nell’emozionante finale un altro sussulto al cuore è stato quando i due scatenati musicisti hanno intonato “Bella Ciao!” presentata come “Corona Ciao” con un pizzico di ironia ma anche con tanta comprensibile speranza. Ogni volta ci si ritrova ancora tutti partigiani come dovremmo essere sempre “per tutti quelli che passeranno”.

L’ultimo encore è stato, come ha detto Šulić: “una cosa per la buonanotte e per i buoni sogni”. E, infatti, “You Raise me up” è proprio una dolcissima ninna-nanna che ti culla e ti porta via con le sue Onde Mediterranee e con le sue armonie appena sussurrate in una tenera notte d’estate.

© Flaviano Bosco per instArt

Gallery fotografica a cura di Angelo Salvin

Share This