Grado, 20/07/2021 – Grado Jazz 2021 – Molo Torpediniere – Jazz on Board – Laura Clemente, vocals / Gaetano Valli, guitar – Escursione nella laguna di Grado a bordo del Battello Santa Maria – Foto Luca A. d’Agostino/Phocus Agency © 2021

Una carrellata di successi tra Soul e Rhythm ’n’ Blues per ricordare una delle voci più alte della storia della musica: Aretha Franklin. E’ stata questa la portata principale del succulento banchetto in musica che Grado Jazz ha imbandito nella sua terza giornata per i suoi fedeli, affamati e insaziabili spettatori.

La scorpacciata era iniziata già nel pomeriggio con un’escursione in motonave nella laguna di Grado e Marano: a fare da colonna sonora tra i canali la voce di Laura Clemente e le corde della chitarra di Gaetano Valli, vera e propria “Musica sull’acqua” in Jazz con in più anche un assaggio delle delizie che offrono il mare e le vigne di questo “nord est bardato di stelle”.

Rientrati in porto, riguadagnata la terraferma isolana, per modo di dire, si è tenuto il concerto stradaiolo del trombettista Mirko Cisilino. Niente di più romantico e genuinamente “italiano” di una tromba che suona in mezzo alla via di una città tra l’interesse di alcuni e la distratta, bonaria indifferenza di altri; se ci mettiamo vicino una stazione balneare, i turisti tedeschi in ciabattone e le ombre della sera abbiamo già quasi fatto una bella sequenza di un film di Federico Fellini ed infatti ad un certo punto è passata una coppia di carabinieri in uniforme con il cappellone e un netturbino che svuotava i cestini.

Grado, 20/07/2021 – Grado Jazz 2021 – Cinema Cristallo – Mirko Cislino Trail – Mirko Cisilino, trumpet – Foto Luca A. d’Agostino/Phocus Agency © 2021

Mirko Cisilino, ¼ Zampanò, ¼ Augusto il clown, ¼ Gelsomina e tutto il resto genio e sregolatezza, ha incantato quelli che hanno avuto la voglia di ascoltarlo ma si è fatto sentire anche dagli avventori dei bar, dalle famiglie con bambini a passeggio, dalle ragazzine, scottate rosse come un peperone, dalle nonne e dai nipoti irrequieti e anche dai cani al guinzaglio sempre pronti a digrignare i denti e ad abbaiare stizziti.

Il trombettista aveva con se il suo regolare strumento in si bemolle, un trombone e un flicorno baritono anche detto Bombardino di grande tradizione bandistica; a questi si aggiungevano tutta una serie di utili sordine dalle forme bizzarre e variegate. Sono molto più che accessori per lo strumento, sono veri e propri complementi che, sapientemente utilizzati come sa fare Cisilino, regalano alla tromba un’infinità di suoni, rumori, squittii, ronzii e via di seguito, ne esistono di dritte, a tazza, a secchio, Wah-wah, plunger, solo tone, stopping, da studio, silent brass e ancora possono essere fatte di legno, rame, plastica, alluminio. La più comune è la parte in gomma della ventosa che utilizziamo normalmente per liberare i lavandini otturati o peggio. Il suono che il musicista accorto sa trarne posizionandola con la mano sinistra davanti alla campana della tromba è l’essenza stessa della storia del jazz.

Cisilino è decisamente uno dei talenti emergenti in regione, di grande versatilità e prospettive dovute anche ai suoni che cerca con le sue labbra che non imitano ma si sforzano di essere personali e liberi per quanto possibile. Anche nel caso dell’estemporanea esibizione a Grado la scelta del repertorio non è stata per nulla conciliante e gli va dato merito. Avrebbe potuto scegliere una serie di brani popolari, qualcosa di immediato e semplice e di certo con il suono di squilla avrebbe richiamato persone perfino dalla vicina spiaggia. Invece, ha deciso per il rumorismo e per l’improvvisazione libera, a partire da un tema che via via destrutturava seguendo una linea d’espressione interiore e concedendo molto poco al pubblico dei passanti probabilmente concentrato sui dilemmi dell’aperitivo serale e dei relativi stuzzichini.

L’idea di Grado Jazz di far esibire alcuni artisti, in modo del tutto informale per le vie della cittadina facendo saltare le consuete liturgie del palcoscenico è particolarmente indovinata anche quando fa storcere il naso a qualcuno cui sembra uno spreco di talento e di risorse. Invece, è un atto coraggioso che riporta la musica viva tra le cose vive, annullando in un attimo la distanza tra il musicista e chi lo ascolta anche solo perché si trova a passare di lì per caso.

Il trombettista si è esibito davanti al ex cinema Cristallo, nell’atrio del quale è allestita la mostra fotografica Jazz Portraits, 30 anni di Udin&Jazz in 30 scatti d’autore a cura di Luca A. d’Agostino, in collaborazione con l’Associazione Fotografi Italiani di Jazz (AFJI) che aveva già avuto una breve anteprima a Udine qualche mese fa.

Difficile scegliere tra i tanti meravigliosi scatti ma c’è almeno un’immagine davanti alla quale non si può rimanere indifferenti. E’ una foto scattata nei corridoi dei camerini del teatro Palamostre di Udine il 27/06/2009 poco prima dell’esibizione di Ornette Coleman. Ritrae il grande sassofonista con i propri musicisti tra i quali due suoi figli. Guardano in macchina e gli sguardi sono, lieti, sereni gioviali.

Non sembra di trovarsi davanti ad un genio assoluto della musica, il viso di Ornette Coleman è pacificato e radioso come di chi grazie alla propria arte ha già potuto guardare nel futuro, ne conosce già le forme e gli sviluppi (The Shape of Jazz to Come) e proprio per questo non ne è insuperbito ma, al contrario, in pace con se stesso e con gli altri, soddisfatto del cammino percorso.

Luca A. d’Agostino ha saputo cogliere con il suo occhio meccanico, un attimo eterno che Mirko Cisilino ha idealmente celebrato e onorato nel modo migliore: liberando la musica.

E’ un’operazione che può ricordare alcune azioni sceniche del dadaismo e del situazionismo che miravano a desacralizzare l’arte ossificata nelle sale da concerto, nei dischi e nel maledetto Streaming.

Quella suonata dal trombettista in mezzo ad una strada di Grado, in un afoso pomeriggio è una promessa di futuro, un affiorare di memorie ancora da esperire. Il Jazz da sempre ama la strada e i musicisti coraggiosi. Bravo Mirko!!!

Grado, 20/07/2021 – Grado Jazz 2021 – Arena Parco delle Rose – “RESPECT – A NIGHT FOR ARETHA” – Un omaggio alla regina del soul Aretha Franklin – una produzione Good Vibrations – Elena Vinci, Joy Jenkins e Michela Grilli, vocals / Jimmy Bolco, drums / Francesco Cainero, bass / Marco Ballaben, keyboards / Angelo Chiocca, sax / Giorgio Ruzzier, trumpet / Luigi Di Campo, guitar – Foto Luca A. d’Agostino/Phocus Agency © 2021

Ore 21,30 Respect – A Night for Aretha è un collage di grandi brani musicali che celebrano e ci fanno riandare con la memoria alle epoche musical sulle quali Lady Soul ha impresso il proprio sigillo. Vediamone alcuni. In apertura la celeberrima “Chain of Fools” nella quale una donna si lamenta con il proprio uomo che dopo cinque anni l’ha lasciata, quasi fosse solo uno dei tanti anelli di una lunga catena di pazze, ingenue amanti. La cantante di Detroit ebbe una vita sentimentale davvero complicata e a dir poco turbolenta; l’energia che mise in certe composizioni lo fa trasparire perfino nelle cover.

Nel 1967 Aretha debuttò con “I Never Loved a Man” e già allora certi argomenti erano del tutto chiari: “Tu non sei buono, rubacuori. Sei un bugiardo e un traditore. Non so perché lascio che tu mi faccia certe cose…Non ho mai amato nessuno come te”

A intonare queste e le altre celebri canzoni un ensemble che il pubblico estivo del Parco delle Rose ha osannato e applaudito fino a spellarsi le mani; nove esecutori in tutto tra i quali spiccano, non solo per le doti musicali, Elena Vinci, Joy Jenkins e Michela Grilli, tre valenti vocalist in cammino sulla strada tortuosa per diventare “Blues Sisters” che riescono a rendere almeno un’idea di quello che l’inarrivabile Aretha faceva da sola; si guardi come, già avanti negli anni, intonò, accompagnandosi al pianoforte, “A Natural Woman” nel concerto per il neo eletto Barack Obama, forse il momento più alto e lirico di quell’amministrazione e…ho detto tutto.

Comunque il divertimento è stato assicurato e molti tra il pubblico non riuscivano a star fermi sulle sedie tanta era la voglia di muoversi e ballare. Ricordiamo che al momento le discoteche e i locali da ballo non sono ancora accessibili per via delle norme anti Covid, la gente ha accumulato talmente tanta energia che qualsiasi pretesto è buono per fare quattro salti in allegria. Tra le tante canzoni riempipista naturalmente “Respect, Son of a Preacherman, Dr Feelgood, I Say A Little Prayer, Sisters are doin’it for Themselves”. Non serve dire quanto siano trascinanti questi ritmi e quanto faccia bene alla nostra anima ascoltarli, magari ancheggiando e scuotendo la testa a ritmo.

Il gruppo ha saputo gestire con un certo mestiere la situazione ma la parte del leone l’ha fatta di sicuro il pubblico ben disposto e facile all’entusiasmo quasi infantile e gioioso, pieno di risate, divertimento e apprezzamento.

Sono belle serate come questa che ci sollevano dalla grettezza di questi mesi e ci permettono di poter affrontare le sfide future.

“All I’m Askin’ is a little Respect…(just a little bit) hey baby (Just a little bit).

© Flaviano Bosco per instArt

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