Uno degli innegabili pregi del Politeama Rossetti è che, pur essendo lo Stabile regionale e il punto di riferimento teatrale tergestino, non si “siede mai sugli allori” proponendo spettacoli sempre uguali, canonici, “facili”. Usando il dizionario moderno potremmo dire “mainstream”.
Anzi, più volte nel corso degli anni in direttore Franco Però ha dimostrato che la sperimentazione è di casa, con l’allestimento di esperienze anche molto diverse dal “classico” spettacolo. “Le biblioteche segrete del Magazzino 26” è certamente una di queste: un’esperienza immersiva e multidiciplinare, senza vere e proprie trame da seguire ma da vivere per immergersi nel suo significato.
In realtà un canovaccio iniziale c’è ma deriva dalla descrizione dell’evento: un’introduzione quindi, non qualcosa che vedremo accadere in scena. Ve lo riportiamo qui sotto, direttamente dalle note ufficiali del Rossetti:
“Negli spazi di questo Magazzino, alcuni ragazzi trovano dei libri… testi antichi, moderni, reperti di epoche diverse, come se quegli spazi fossero stati abitati in un passato ormai lontano da delle biblioteche dimenticate. Quelle pagine emanano un’attrazione misteriosa, ed i ragazzi iniziano a sfogliarle, facendo proprie e introiettando quelle testimonianze dirette di scienziati di ogni tempo, che raccontano fondamentali momenti della ricerca e delle scoperte scientifiche. Passi tratti da testi celebri, ma anche dai diari di lavoro di studiosi ritratti nel loro travaglio, nella loro passione, nell’entusiasmo. Storie legate al genio dell’uomo, dal più lontano passato all’ultimo decennio: scoperte che vanno da Einstein al buco nero appena fotografato, dagli scrittori latini a Galileo, all’intelligenza artificiale.”
Quando arriveremo al Magazzino 26, quindi, i ragazzi saranno già immersi nelle loro letture appena ritrovate. Immersi ciascuno nel loro mondo: si è scelto per questo un allestimento molto semplice, con parte del magazzino costellato di tavolini e a ciascun tavolino uno dei ragazzi, a leggere ad alta voce il libro che ha davanti illuminato solo da una luce da tavolo. La quantità di lettori presenti fa sì che non si riesca a capire cosa ciascuno di loro stia leggendo ma fonde tutte le voci in un brusio di fondo, a cui se vuole lo spettatore può decidere di abbandonarsi. Per chi invece preferisce concentrarsi su un tema o spunto vengono in aiuto le cuffie fornite a inizio spettacolo, in cui vengono ripetuti ciclicamente alcuni passi degli autori citati poco sopra, sempre a tema scienza e letti dagli stessi ragazzi presenti in sala.
Medesima libertà viene data in termini spaziali: dopo una prima parte all’esterno del magazzino (in cui si possono già scorgere alcuni dei lettori nella sala, grazie alle grandi porte aperte sul passaggio esterno), una volta entrati non ci sono sedie o posti fissi: delle quattro grandi arcate di Magazzino 26, le due interne sono lasciate agli spettatori, liberi di muoversi per cercare l’angolazione migliore da cui osservare e ascoltare gli impegnati lettori.
A interrompere l’incessante lettura, solo alcuni momenti in cui diversi proiettori mostreranno sulle pareti filmati d’epoca di forte impatto: esplosioni, bombardamenti, edifici in fiamme. Tutti effetti negativi della scienza e dell’evoluzione tecnologica, a cui fanno da contraltare i ragazzi in “sala”: la gioventù che -leggendo i grandi classici scientifici- rappresenta la parte positiva di ciò che la cultura scientifica può dare a ciascuno di noi e all’umanità intera. Un’elegia alla curiosità delle giovani generazioni, che non svanisce nonostante la crisi costante che il mondo sta attraversando. Dopo tempi bui, come quello che stiamo vivendo attualmente su scala globale, ci sarà ancora speranza se le persone vorranno ancora imparare, scoprire e sperimentare il mondo.
È quindi fortemente simbolico che la scelta per i lettori sia ricaduta su veri studenti delle scuole superiori locali e dell’Università di Trieste, coloro che davvero potranno interpretare e vivere il messaggio delle “biblioteche segrete” durante le loro vite professionali.
Messaggio che da spettatori bisogna però essere pronti a recepire: non vi verrà servito su un piatto d’argento, già premasticato e pronto all’uso. Come già detto “Le biblioteche segrete” è una vera e propria esperienza, da vivere e non da subire passivamente. Che -se si è pronti a viverla- saprà toccare corde molto profonde pur nella sua messa in scena semplice e asciutta.
Luca Valenta / ©Instart