La novantottesima stagione degli Amici della Musica ha visto protagonista, al Palamostre, la pianista georgiana Elisso Bolkvadze che propone sui due pianoforti a sua disposizione, lo Steynway storico dell’associazione e quello – più recente –  della ditta Cerneaz, un affascinante programma che va da Beethoven a Debussy.

Dopo le parole introduttive della presidentessa Luisa Sello e del Sindaco di Udine Fontanini, il concerto inizia con la celebre Sonata in re minore op. 31 n. 2 “La tempesta” di Ludwig van Beethoven. Qui il tocco della Bolkvadze dà all’inizio dell’Allegro vivace una oscura leggerezza che alterna momenti  meditativi ad improvvisi scatti,  ammaliando fin dalle prime battute di questo capolavoro il pubblico udinese. Poi, l’Adagio grazioso è una ricerca continua del suono, con esiti di grande poesia, che illumina la scrittura di Beethoven di eterea luce. Il Rondò, infine, è un’esibizione di eleganza dominata dal nitore della tecnica della Bolkvadze.

Poi è la volta di Frederyk   Chopin con lo Scherzo n. 4 in mi maggiore op. 54 e, sul pianoforte “storico” dell’associazione, la celebre Grande polacca brillante op. 22. L’esecuzione di  Chopin da parte di Bolkvadze è contraddistinto da un’estrema naturalezza. La sua tecnica, di qualità veramente superiore, le permette di penetrare il virtuosistico linguaggio chopiniano in tutte le sue sfaccettature e sfumature. I  rallentando sono gestiti con estrema oculatezza e naturalezza, i passaggi più tecnici con estrema pulizia e i momenti  più meditativi con un grande pathos, che si esprime a volte in una gestualità molto teatrale, rappresentazione plastica della tensione interiore dell’esecutrice.

Applausi calorosi salutano questo Chopin e la fine della prima parte del recital.

La solida scuola russa  alleggerita dall’esperienza francese, attualmente vive a Parigi, è alla base dell’esecuzione, magistrale, dei due brani di Claude Debussy, L’Études pour les arpèges composées e L’île joyeuse, che aprono la seconda parte del concerto. Qui la grande tecnica della scuola russa cui Elisso appartiene si stempera nell’evanescente gioco di sonorità tipico del compositore francese con risultati di grande suggestione. Le complessità idiomatiche del linguaggio di Debussy sono affrontate e risolte con assoluta nonchalance. Il tocco qui si fa magicamente leggero per aderire con estrema pregnanza alle liquide atmosfere suggerite dalle armonie di Debussy, evocando nell’ascoltatore un caleidoscopio di sensazioni coloristiche. Esecuzione da manuale quindi, molto gradita al pubblico.

Si chiude con Chopin, del quale la virtuosa georgiana propone la Sonata n. 3 in si minore op. 58. Qui Elisso dà ancora una volta prova del suo magistero nell’interpretare il compositore polacco. La sua naturalezza si sposa qui con una rigorosa concezione della forma che le permette di fare di questo Chopin un autentico gioiello d’interpretazione.

Alla fine gli applausi travolgenti la convincono a concedere due bis con altrettanti Studi di Chopin.

© Sergio Zolli per instArt

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