Foto Gianluca Moretto e Francesco Pergolesi ©

Il peso delle cose
2° episodio
Rai3, sabato 15 Gennaio 2022 ore 21.45

«Chi paga i danni che abbiamo causato al pianeta?»: da questa domanda parte Marco Paolini nel secondo episodio della serie originale La fabbrica del mondo, condotta assieme al filosofo evoluzionista Telmo Pievani, in onda su Rai3 sabato 15 gennaio alle 21.45.
L’episodio «Il peso delle cose» prende il via da uno studio che, attraverso complicati algoritmi, ha messo a confronto il peso dei manufatti (artificiali di ogni genere, dall’asfalto alle piramidi, ai microchip…) con quello della biomassa, scoprendo che nell’ultimo secolo il peso delle cose è aumentato esponenzialmente fino a raggiungere, nel 2020, il peso della biomassa. Oggi, la natura pesa meno dei manufatti. La plastica è valsa il premio Nobel allo scienziato italiano Giulio Natta ma soffoca il nostro mondo.
Sullo sfondo del mare che bagna Trieste spazzata dalla bora, Paolini e Pievani incontrano l’esploratore Alex Bellini. Tra le sue tante avventure, Bellini ha navigato i fiumi più inquinati del mondo per ripercorrere idealmente il viaggio di una bottiglia di plastica fino al Great Pacific garbage patch, l’isola di rifiuti plastica che si è formata nell’Oceano Pacifico.
Il racconto di uno speciale “effetto serra” che tocca i ricordi d’infanzia di Marco Paolini introduce l’incontro all’Orto Botanico di Padova con Barbara Mazzolai e i suoi robot bio-ispirati alle piante.
«Tutti viviamo in riva al mare»: con questa metafora le biologhe marine Mariella Rasotto e Laura Airoldi spiegano come qualsiasi inquinante scaricato nel ciclo dell’acqua giunga inevitabilmente agli oceani. La distesa blu che tutti amiamo nasconde al nostro sguardo un mondo sottomarino che neppure ci accorgiamo di deturpare.
Lo spazio dedicato all’acqua si chiude con il tema dei Pfas e con i corvi meccatronici di Marta Cuscunà che danno vita a una visione distopica di mondo dove i cambiamenti climatici sono già avvenuti.
Andri Snær Magnason, scrittore e attivista islandese affronta il tema della difficoltàà di prendere coscienza della crisi climatica e introduce il racconto finale di Marco Paolini che, citando l’esempio della Sagrada Familia di Gaudì, indaga sulla capacitàà di immaginare e progettare il futuro.

La fabbrica del Mondo

Rifare le cose con le parole è un’impresa. Marco Paolini ci prova ancora una volta, per raccontare non il passato, ma il presente del nostro pianeta, con una serie originale in tre puntate: La Fabbrica del Mondo in onda da sabato 8 gennaio in prima serata su Rai3.
La trasmissione, ideata e condotta assieme allo scienziato evoluzionista Telmo Pievani, unisce la narrazione teatrale con il pubblico presente, alla divulgazione scientifica, al racconto cinematografico, alle conversazioni con voci autorevoli della scienza, dell’economia, della letteratura che denunciano il disastro verso il quale siamo lanciati, restando però inascoltate. Partendo dai temi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, Paolini e Pievani snodano la narrazione come fosse la costruzione di una cattedrale che non saremo noi a vedere, ma i nostri pronipoti.
Che cosa fece Gaudì con la Sagrada Familia? Sapeva che le dimensioni dell’impresa andavano oltre la sua vita. Quel che conta è che, anche se non ha finito, è riuscito a farne vedere il disegno.
Il racconto si svolge all’interno una grande fabbrica, stratificata per epoca e mutamenti, un luogo che diventa metafora di un mondo che fabbrica sé stesso.
Paolini e Pievani partono dalla nascita del pensiero ecologico e indagano il confine tra naturale e artificiale – una distinzione che oggi non regge più perché l’incontaminato è un mito – per parlare di un pianeta dove nel 2020 il peso di ciò che l’uomo nel tempo ha costruito ha superato quello della biomassa, di tutte le forme di vita.
Il dialogo tra Paolini e Pievani si arricchisce di incontri con grandi pensatori, noti o meno conosciuti, con i quali dare forma con le parole alla “cattedrale”: scrittori come Noam Chomsky, Andri Snaer Magnason e Daniele Zovi, saggisti come David Quammen e Loretta Napoleoni, scienziati come Naomi Oreskes, Barbara Mazzolai, Laura Airoldi e Mariella Rasotto, economisti come Mariana Mazzucato, giornalisti come Paolo Capelli, esploratori come Alex Bellini.
La Fabbrica si dilata, uscendo dalle mura dell’enorme costruzione: gli incontri avvengono in luoghi simbolo del disastro a cui andiamo incontro come l’altipiano di Asiago, dove nel 2019 la tempesta Vaia ha abbattuto un milione di alberi in pochissimi minuti, un disastro naturale che si origina da un errore umano, o in riva al mare, nel golfo di Trieste sferzato dalle raffiche di un giorno di bora.
La Fabbrica del Mondo, che per millenni ha garantito la sopravvivenza dell’essere umano, ora si è inceppata, tocca fare una gran manutenzione per ripararla, per salvare quel presente che lentamente si disfà sotto i nostri occhi e immaginare un’idea di futuro che non sia la ripetizione del presente.
E allora il racconto si snoda anche attraverso incontri surreali come quello con Noè, il manutentore senza età della Fabbrica del Mondo che vive da sempre nei suoi sotterranei accostando conoscenza umana nelle sue varie forme. Noè è il burbero attuatore degli Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, accompagnato da Gaia, altro personaggio fantastico che lo richiama ai suoi doveri e lo spinge a buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Il racconto è scandito anche da momenti di teatro con i corvi meccatronici di Marta Cuscunà che, come un coro nel teatro greco, osservano e commentano.
Domande, storie, testimonianze per raccontare il mondo contemporaneo su temi come l’energia, la crisi ambientale, il saccheggio delle risorse naturali e il cambiamento climatico, l’evoluzione della specie e delle tecnologie. Fili e trame per comprendere quanto siano strettamente correlate l’immagine della foresta amazzonica depredata e quella di una vita umana appesa a un respiratore di una moderna terapia intensiva.

LA FABBRICA DEL MONDO
è un programma di Marco Paolini e Telmo Pievani
produzione Jolefilm

regia Marco Segato e Fabio Calvi

Responsabile editoriale Rai Felice Cappa
Delegato Rai alla produzione Laura Bolio
Sceneggiatura
Marco Paolini, Telmo Pievani, Francesco Niccolini,
Alessandro Padovani, Raffaele Pizzatti Sertorelli, Marco Segato, Michela Signori
con Marco Paolini, Telmo Pievani, Saba Anglana, Marta Cuscunà
e con Paolo Cappelli, Luca De Stasio, Valerio Mazzucato
e la partecipazione di
Laura Airoldi, Alex Bellini, Noam Chomsky, Andri Snær Magnason, Barbara Mazzolai, Mariana Mazzucato, Loretta Napoleoni, Naomi Oreskes, David Quammen, Mariella Rasotto, Daniele Zovi

musiche Fabio Barovero
fotografia Lorenzo Pezzano
scenografia Leonardo Scarpa
art director Francesco Pergolesi

Comunicato Stampa

Share This